Via libera dalle Camere a decisione sul Def
Applausi per Savona dalla maggioranza. Conte: «Italia non fattore di rischio»
Via libera del Parlamento alla Nota di aggiornamento al Def. Un passaggio scontato nel quale però si mette per la prima volta nero su bianco l’impegno del Governo a realizzare: la riforma della Fornero attraverso quota 100; reddito e pensioni di cittadinanza; flat tax per professionisti, artigiani e ditte individuali; misure di sostegno per favorire le assunzioni di giovani meritevoli (si veda articolo a pag.8); riduzione delle spese militari; taglio degli adempimenti burocratici per le imprese; implementazione in tempi rapidi della Banca per gli Investimenti prevedendo il coinvolgimento di Bankitalia e Cdp; azzeramento graduale del fondo per l’editoria e la cabina di regia al ministero dell’Economia per la spending review. Un insieme di misure che per Lega e M5s consentirà di invertire la rotta e rilanciare la crescita. Ed è quello che ripete tra applausi scroscianti e standing ovation finale Paolo Savona, protagonista assoluto della seduta di ieri nella replica del governo alla Camera, complice anche l’assenza del ministro dell’Economia Giovanni Tria in volo nelle stesse ore per Bali dove lo attende il G20.
Il ministero per gli Affari europei si richiama al New deal di Roosevelt, difende la riforma della Fornero, assicurando che contribuirà a creare nuovi posti di lavoro, così come il reddito di cittadinanza, pur sottolineando che occorrono delle «cautele perché la gente non si sieda e smetta di cercare lavoro». Savona si mostra padrone del proscenio e si permette anche qualche battuta come quando, riferendosi all’Upb - l’Ufficio parlamentare di bilancio che ha bocciato il Def - chiede aiuto al collega Riccardo Fraccaro seduto lì accanto affinché gli suggerisca la dizione esatta: «Scusate - dice rivolgendosi all’assemblea - non riesco a pronunciarlo. Anche perché ero uno dei candidati per una posizione che poi non mi fu assegnata...». Nessun timore per i conti pubblici:«Posso andare a dormire sereno la notte perché il futuro sarà migliore e non peggiore». Ne è convinto anche il premier Giuseppe Conte : «Steve Mnuchin, Segretario al Tesoro degli Usa, ha dichiarato che l’Italia non rappresenta un fattore di rischio. Stesso concetto lo ha espresso oggi anche Nick Gartside, capo della divisione reddito fisso di Jp Morgan (si veda l’intervista sul Sole di ieri, ndr), e quindi non certo una fonte vicina al governo».
Messaggi tranquillizzanti ma inverosimili per l’opposizione. L’ex ministro dell’economia oggi deputato del Pd Pier Carlo Padoan ritiene la manovra «pericolosa» , priva di coperture e capace di minare quei «fondamentali» del Paese su cui finora si era basata la fiducia dei mercati. L’ex titolare di via XX settembre intravede in queste scelte il famigerato piano B di Savona, l’ipotesi di uscita dall’euro: «Chiedo ufficialmente al governo di dire non solo che non c’è un piano B, ma anche che non ci potrà essere. Il Paese si merita ben altro». Toni altrettanto gravi da Forza Italia. Anna Maria Bernini, capogruppo degli azzurri al Senato, si rivolge direttamente a Matteo Salvini che era appena giunto in Aula: «Il debito non è buono o cattivo dipende da come lo si usa; l’extra deficit non è in sé un delitto ma siamo terribilmente preoccupati, vogliamo trovare quell’alleato di governo con cui abbiamo condiviso un’anima economica votata da milioni di italiani e in cui abbiamo creduto». Attenzione, conclude, a mettere in campo «libri di sogni perduti». Ma per i gialloverdi la vittoria in Parlamento è schiacciante: 331 favorevoli e 191 contrari alla Camera; 161 sì e 109 no al Senato.