Il Sole 24 Ore

Vino, crescita zero dell’export in Usa e la Cina non decolla

Allarme da Vinitaly: la Francia dilaga, serve una svolta nella promozione

- Vincenzo Chierchia

È allarme export a crescita zeroper il vino italiano, mentre la Cina stenta. Ieri il vertice di Vinitaly la principale rassegna nazionale - ha lanciato un warning sul mercato Usa: «Nel secondo quadrimest­re - ha sottolinea­to Giovanni Mantovani , direttore generale Vinitaly, citando i dati dell’Osservator­io con Nomisma - si sono accentuate le difficoltà di crescita negli Usa con il dato a valore delle importazio­ni di vino italiano fermo a +0,7% per un corrispett­ivo di 1,11 miliardi. Un indicatore che assume maggior rilevanza se accostato al forte rialzo francese (+8,2%, a quota 1,18 miliardi)». Sul fronte delle tipologie, gli spumanti (sparkling) tengono a galla il Vigneto Italia con un ulteriore balzo del 16,3%, mentre gli Champagne cedono il 5,2%. In nodo è costituito dal vino fermo, che rappresent­a oltre i 3/4 delle importazio­ni degli Stati Uniti: «L’Italia perde a valore il 2,9% mentre la Francia vola a +15,1%» sottolinea­no i manager Vinitaly. Gli Usa sono il più grande mercato di consumo del mondo di vino e sono anche tra i principali mercati di sbocco per i prodotti italiani.

Sul fronte dell'export globale, nei 7 mesi, dati Eurostat, da Vinitaly sottolinea­no che l'Italia si conferma 2° player mondiale dopo la Francia e guadagna il 4,1% a valore. Ma tutti i principali Paesi esportator­i vendono crescere le vendite internazio­nali molto più dell’Italia: Francia +6,4%, Spagna +6,7% e Australia a +6,1%. Di rimarcare però che c’è una tendenza di fondoall’ aumento dei prezzi che si confronto con un calo delle quantità.

I dati sugli Usa si raccordano poi con l’allarme Cina. Secondo le ultime stime di Business strategies presentate durante la Milano wine week l’export italiano di vino vale circa un settimo della Francia: ovvero 143 milioni contro un miliardo di euro circa, ovvero 2,3 milioni di ettolitri contro 375mila. E in Cina l’export italiano di vino resta nettamente distante anche da Australia, Cile e Spagna.

«Il vino italiano ha bisogno di una scossa per incrementa­re le performanc­e all'estero, specie ora che sul mercato interno si riscontra un nuovo calo dei volumi venduti nella Gdo - ha aggiunto Mantovani -. Vinitaly farà la sua parte intensific­ando gli eventi negli Stati Uniti e in Cina e con un incremento della promozione e della formazione. Serve però un salto di qualità nelle politiche di internazio­nalizzazio­ne che parta dal governo del settore, bene il ministro Centinaio, che in materia di promozione ha le idee chiare».

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