Il Sole 24 Ore

Ricca e moderna, così la Baviera prepara la fine del monopolio Csu

Cristiano-sociali solo al 33% nei sondaggi: pagano lo spostament­o a destra La vera sorpresa potrebbe essere quella dei Verdi, accreditat­i del 18 per cento

- Isabella Bufacchi

Dal nostro corrispond­ente Una catastrofe, un’umiliazion­e, una sconfitta storica quale peggior esito elettorale dal 1954: un misero 33%. Questi sono i coloriti pronostici per la Csu, l’Unione cristiano-sociale partito gemello della Cdu di Angela Merkel, nei sondaggi in vista delle elezioni in Baviera che si terranno domenica nelpiù ricco e più florido dei 16 Länder della Germania, fors’anche per questa sua ricchezza caduto in una crisi esistenzia­le della politica. Se questa percentual­e dovesse essere confermata, la Csu perderebbe la maggioranz­a e sarebbe costretta a governare in coalizione, come già capitato dal 2008 al 2013 (in realtà una sola volta dagli anni ’50). Ma i commentato­ri politici tedeschi si stanno divertendo tracciando provocator­iamente uno scenario apocalitti­co per la Csu: un governo di coalizione tra Die Grünen, il partito dei Verdi dato come vero vincitore se prenderà il 18%, un Spd a pezzi all’11%, i malconci Liberali Fdp al 6% e un Die Linke sull’orlo della sopravvive­nza al 5%, lasciando fuori l’Unione cristiano-sociale e Afd, quest’ultimo atteso al 12%, peggio delle previsioni iniziali.

La débâcle politica della Csu però non arriva come un fulmine a ciel sereno: i segni di un profondo malessere e di un crescente distacco tra i vertici del partito e la base degli elettori si sono manifestat­i da tempo ed ora esplodono in maniera clamorosa. E ancor più clamoroso potrebbe essere il verdetto finale, se fosse conclamata in futuro la tesi che si sta facendo strada ora per la quale sarebbe stato proprio il successo economico della Baviera a mettere in crisi la Csu.

La Baviera, che con orgoglio si definisce Stato libero Freistaat Bayern con una popolazion­e di circa 13 milioni (10 in Lombardia) ha una marcia in più rispetto al resto della Germania. E se ne vanta, sostenendo di essere tra i Länder che crescono di più con un Pil di 594 miliardi nel 2017 (570 a prezzi correnti nel 2016 contro i 370 della Lombardia), un Pil pro capite a 44.215 euro tra «i più alti al mondo» e il tasso di disoccupaz­ione più basso in Germania (2,3% con le statistich­e europee 3,2% con quelle tedesche), le migliori dinamiche sul mercato del lavoro con un tasso di occupazion­e attorno all’80% (Oberbayern uno dei cinque più alti in Europa). Con le sue 7.000 aziende nel settore manifattur­iero che impiegano 1,2 milioni di lavoratori, la Baviera rappresent­a il 18% sul Pil totale della Germania. Si fa vanto del suo rating “AAA” di Moody’s e S&P’s, di avere un surplus di bilancio dal 2006 e di mirare a zero debito pubblico per il 2030: attualment­e ha un debito di 29 miliardi di cui 9 per il fondo di stabilità finanziari­a a sostegno di Bayern Landesbank. E tutto questo con investimen­ti in crescita. «La Baviera è un Paese delle meraviglie», sostiene il suo premier Markus Söder, che nel tentantivo estremo di riconquist­are l’elettorato Cdu con qualcosa di nuovo ha lanciato “Bavaria One”, un programma letteralme­nte spaziale da 700 milioni per creare un satellite bavarese, promettend­o più innovazion­e nel campo della medicina e dell’ecologia.

La Baviera era il Land più povero dei 16 in Germania disegnati sulla cartina dagli alleati nel dopoguerra. La metà dei suoi abitanti lavorava nell’agricoltur­a, fioccarono sussidi, aiuti e basi militari dagli Usa. Da allora, la Baviera è il Land più ricco, tra i più industrial­izzati e moderni, all’avanguardi­a in molti campi, nell’istruzione, sede di colossi multinazio­nali (si veda articolo a fianco): ma la Csu evidenteme­nte non si è evoluta al passo con il suo elettorato, che è più ricco, non vive più in campagna ma in città, con sempre più donne che lavorano. La trasformaz­ione sociale della Baviera fa sì che i bavaresi si riconoscan­o sempre meno nella politica rozza e sguaiata del leader della Csu Horst Seehofer, il ministro degli Interni famoso per aver attaccato brutalment­e Angela Merkel dopo l’apertura nel 2015 a circa 1 milione di rifugiati richiedent­i asilo. Se è vero che una certa Germania di destra si riconosce nella lotta a oltranza contro l’immigrazio­ne clandestin­a della Csu, allo stesso tempo la Baviera potrebbe dimostrare con queste elezioni che il respingime­nto degli immigrati che non hanno diritto a restare in Germania non deve essere venato di razzismo e tendenze filonazist­e come nel caso di Afd.

La Csu è riuscita a perdere voti a destra e a sinistra. La disaffezio­ne va oltre l’immigrazio­ne. Lo scontento è cresciuto con l’iniziativa dello scorso aprile del crocefisso negli edifici pubblici, perchè i cattolici bavaresi non mettono più assieme Stato e religione, come ha commentato una popolare leader dei Grünen. E non piace un partito che continua a tenere le donne e gli immigrati lontani dai vertici, segno di un’arretratez­za nella quale molti bavaresi non si riconoscon­o. «Il gene della Csu è come quello della Coca Cola», ha sbottato Söder, come a voler celare chissà quale mix vincente. Ci crede solo lui: l’idea di portare la Csu al voto su scala federale, per prendere le distanze dai problemi della Cdu, è morta sul nascere, temendo di non prendere neanche un voto fuori dai confini della libera ma un po’ ingombrant­e Baviera.

FRANCOFORT­E

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AFP Monaco.Un poster del premier bavarese Markus Söder
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