L’Fmi si schiera con Pechino: «Non è una guerra valutaria»
Christine Lagarde risponde alle critiche Usa sulla svalutazione dello yuan
questa parte, da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca con la sua agenda America First, applicata a suon di dazi. «Spero – ha affermato Lagarde - che non ci stiamo muovendo verso una guerra commerciale e valutaria», perché «sarebbero penalizzanti per i partecipanti e ci sarebbero molte vittime innocenti» tra i Paesi integrati nelle catene della produzione di Stati Uniti e Cina.
Sul rischio di guerre valutarie, Lagarde ha sottolineato che il deprezzamento dello yuan sul dollaro è dovuto anche al rialzo dei tassi Usa e che la moneta cinese non ha perso altrettanto rispetto all’insieme delle principali valute: «Sempre più Paesi, compresa la Cina, stanno lasciando la moneta libera di fluttuare», ma l’adozione di cambi flessibili da parte di Pechino è stata «una decisione appoggiata dall’Fmi, che incoraggia le autorità cinesi a procedere su questo percorso». Una risposta alle accuse mosse dalla Casa Bianca, che vede nel deprezzamento dello yuan sul dollaro una sorta di doping per spingere l’export cinese.
Mentre Lagarde parlava, i listini azionari asiatici scendevano ai minimi da 19 mesi, dopo la picchiata di Wall Street del giorno prima. «Non commentiamo l’andamento dei mercati su base giornaliera», ha detto Lagarde, aggiungendo però che la Borsa di New York viaggia chiaramente «a prezzi estremamente alti».
Dieci anni dopo la Grande crisi del 2008, ha affermato infine Lagarde, che ha presentato la sua Global Policy Agenda 2018, l’economia globale è più sicura, ma forse non abbastanza. E ha puntato il dito sul livello record (182mila miliardi di dollari) raggiunto dal debito pubblico e privato, situazione che lascia vulnerabili a improvvise fluttuazioni dei movimenti dei capitali. Per questo i Governi devono rafforzare la resilienza dei sistemi economici e varare riforme strutturali. E occorre evitare di tornare indietro sulla regolamentazione finanziaria.
E ieri è arrivata all’Fmi la richiesta ufficiale di assistenza finanziaria da parte del Pakistan.