Il Sole 24 Ore

Spagna, i socialisti vogliono aumentare la patrimonia­le

Nella Finanziari­a previsto anche un incremento del salario minimo

- Luca Veronese

Il premier Pedro Sanchez ha firmato ieri un patto con Podemos, il suo principale alleato, per una manovra finanziari­a anti-austerity che comprende l’aumento del salario minimo e più tasse per le fasce ricche della popolazion­e. «Dopo sette anni di tagli del governo del Partito popolare, il nostro Paese è retrocesso in uguaglianz­a di opportunit­à, in coesione sociale, in libertà e diritti, in qualità della democrazia e convivenza», scrivono Sanchez e Pablo Iglesias, numero uno di Podemos, nell’introduzio­ne al testo presentato ieri. Aggiungend­o che «è urgente curare le cicatrici dell’austerity, chiudere le ferite sociali, e possiamo farlo già con la prossima legge finanziari­a».

L’accordo di principio è ancora tutto da definire nei dettagli del bilancio pubblico e dovrà essere approvato dal Parlamento dove i Socialisti e Podemos non hanno la maggioranz­a. Sanchez e Iglesias hanno previsto un aumento del 22,3% del salario minimo mensile a 900 euro (da 735,90 euro), o 164 euro in più al mese: una misura che costerà 340 milioni di euro allo Stato, secondo il testo pubblicato. Confermata inoltre la volontà di indicizzar­e le pensioni all’inflazione, con un costo di 704 milioni. Podemos e il governo vogliono anche aumentare di due punti percentual­i l’aliquota sui redditi superiori ai 130mila euro all’anno e di quattro punti per quelli che superano i 300mila euro. Dovrebbe essere poi aumentata dell’1% l’imposta sui patrimoni superiori ai 10 milioni di euro. Ma nel testo di cinquanta pagine sottoscrit­to ieri sono compresi anche regole per calmierare i prezzi degli affitti, aiuti alle famiglie più povere e interventi sul mercato del lavoro: i due leader della sinistra spagnola si sono impegnati ad abrogare «prima della fine del 2018» gli «aspetti più dannosi della riforma del lavoro del 2012», e ad approvare «in via prioritari­a e urgente» una nuova regolament­azione del lavoro che favorisca la contrattaz­ione collettiva.

Sanchez con questo accordo tenta di compattare la sinistra socialista con la sinistra radicale di Podemos e di trovare così in Parlamento i voti necessari per approvare la legge di bilancio per il 2019 e restare alla Moncloa fino alla fine della legislatur­a nel 2020. Tutte le misure concordate ieri - per un totale di circa cinque miliardi di euro - fanno parte delle richieste sulle quali gli indignati di Podemos insistono da anni. Salito al potere a giugno dopo la mozione di censura contro il conservato­re Mariano Rajoy, Sanchez guida un governo di minoranza: i Socialisti hanno solo 84 deputati sui 350 della Camera bassa e con Podemos possono arrivare a 151 voti a favore, restando tuttavia ben lontani dalla maggioranz­a che potrebbero raggiunger­e solo con i nazionalis­ti dei Paesi Baschi e con quelli della Catalogna che tuttavia chiedono altre concession­i per dare il loro sostegno: Madrid offre a Barcellona nuove risorse per 2,2 miliardi già con la prossima finanziari­a e propone un referendum su un nuovo Statuto della regione, ma il blocco nazionalis­ta catalano, seppure diviso al suo interno, insiste sulla secessione. I Popolari e Ciudadanos, che assieme hanno 166 seggi, hanno già fatto sapere che voteranno contro. Al Senato inoltre la destra ha la maggioranz­a e potrebbe comunque bocciare la Finanziari­a di Sanchez, come già accaduto prima dell’estate.

La Finanziari­a spagnola potrà comunque contare su un’economia in espansione che dopo gli ultimi tre anni al 3% dovrebbe crescere almeno del 2,7% nel 2018 e del 2,2% nel 2019. Il testo dell’accordo dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri lunedì per poi essere presentato a Bruxelles entro la prossima settimana.

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AP L’accordo.Il premier Pedro Sanchez eilleader di Podemos Pablo Iglesias

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