Spagna, i socialisti vogliono aumentare la patrimoniale
Nella Finanziaria previsto anche un incremento del salario minimo
Il premier Pedro Sanchez ha firmato ieri un patto con Podemos, il suo principale alleato, per una manovra finanziaria anti-austerity che comprende l’aumento del salario minimo e più tasse per le fasce ricche della popolazione. «Dopo sette anni di tagli del governo del Partito popolare, il nostro Paese è retrocesso in uguaglianza di opportunità, in coesione sociale, in libertà e diritti, in qualità della democrazia e convivenza», scrivono Sanchez e Pablo Iglesias, numero uno di Podemos, nell’introduzione al testo presentato ieri. Aggiungendo che «è urgente curare le cicatrici dell’austerity, chiudere le ferite sociali, e possiamo farlo già con la prossima legge finanziaria».
L’accordo di principio è ancora tutto da definire nei dettagli del bilancio pubblico e dovrà essere approvato dal Parlamento dove i Socialisti e Podemos non hanno la maggioranza. Sanchez e Iglesias hanno previsto un aumento del 22,3% del salario minimo mensile a 900 euro (da 735,90 euro), o 164 euro in più al mese: una misura che costerà 340 milioni di euro allo Stato, secondo il testo pubblicato. Confermata inoltre la volontà di indicizzare le pensioni all’inflazione, con un costo di 704 milioni. Podemos e il governo vogliono anche aumentare di due punti percentuali l’aliquota sui redditi superiori ai 130mila euro all’anno e di quattro punti per quelli che superano i 300mila euro. Dovrebbe essere poi aumentata dell’1% l’imposta sui patrimoni superiori ai 10 milioni di euro. Ma nel testo di cinquanta pagine sottoscritto ieri sono compresi anche regole per calmierare i prezzi degli affitti, aiuti alle famiglie più povere e interventi sul mercato del lavoro: i due leader della sinistra spagnola si sono impegnati ad abrogare «prima della fine del 2018» gli «aspetti più dannosi della riforma del lavoro del 2012», e ad approvare «in via prioritaria e urgente» una nuova regolamentazione del lavoro che favorisca la contrattazione collettiva.
Sanchez con questo accordo tenta di compattare la sinistra socialista con la sinistra radicale di Podemos e di trovare così in Parlamento i voti necessari per approvare la legge di bilancio per il 2019 e restare alla Moncloa fino alla fine della legislatura nel 2020. Tutte le misure concordate ieri - per un totale di circa cinque miliardi di euro - fanno parte delle richieste sulle quali gli indignati di Podemos insistono da anni. Salito al potere a giugno dopo la mozione di censura contro il conservatore Mariano Rajoy, Sanchez guida un governo di minoranza: i Socialisti hanno solo 84 deputati sui 350 della Camera bassa e con Podemos possono arrivare a 151 voti a favore, restando tuttavia ben lontani dalla maggioranza che potrebbero raggiungere solo con i nazionalisti dei Paesi Baschi e con quelli della Catalogna che tuttavia chiedono altre concessioni per dare il loro sostegno: Madrid offre a Barcellona nuove risorse per 2,2 miliardi già con la prossima finanziaria e propone un referendum su un nuovo Statuto della regione, ma il blocco nazionalista catalano, seppure diviso al suo interno, insiste sulla secessione. I Popolari e Ciudadanos, che assieme hanno 166 seggi, hanno già fatto sapere che voteranno contro. Al Senato inoltre la destra ha la maggioranza e potrebbe comunque bocciare la Finanziaria di Sanchez, come già accaduto prima dell’estate.
La Finanziaria spagnola potrà comunque contare su un’economia in espansione che dopo gli ultimi tre anni al 3% dovrebbe crescere almeno del 2,7% nel 2018 e del 2,2% nel 2019. Il testo dell’accordo dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri lunedì per poi essere presentato a Bruxelles entro la prossima settimana.