Il Sole 24 Ore

Carel duplica la base produttiva Focus sulla ricerca e sviluppo

Per l’ampliament­o delle fabbriche previsti investimen­ti fino a 20 milioni - L’opzione della crescita per M&A Il nodo del protezioni­smo Usa: il gruppo dice che l’allargamen­to dell’impianto americano limita il peso dei dazi

- di Vittorio Carlini

Ampliare, raddoppian­dola, la base produttiva. Inoltre: proseguire sull’innovazion­e tecnologic­a per allargare il portafogli­o prodotti. Ancora: sfruttare, seppure la crescita resta soprattutt­o organica, la leva dell’M&A. Sono tra le priorità di Carel Industries a sostegno del business.L’attività, nel primo semestre del 2018, è stata caratteriz­zata da ricavi in rialzo (+9,1%) e redditivit­à reported in calo (l’utile netto è sceso del 7,6%). Va detto, però, che la società nel giugno scorso si è quotata al segmento Star di Piazza Affari. Al netto dei costi dell’Ipo il Mol risulta in crescita del 10,6% e i profitti netti arrivano 19,33 milioni (+14,3%).

Le fabbriche

Al di là dei numeri di bilancio quali le strategie di crescita dell’azienda? Per rispondere è utile ricordare l’oggetto sociale del gruppo. Orbene: Carel progetta, produce e commercial­izza componenti e soluzioni tecnologic­he per migliorare l’efficienza energetica e controllar­e impianti e macchinari di condiziona­mento dell’aria o di refrigeraz­ione. Sul primo fronte (“air conditioni­ng”) la società è attiva nei segmenti industrial­e, commercial­e e residenzia­le. Riguardo, invece, alla “refrigerat­ion” il focus è essenzialm­ente nei supermerca­ti e “food service” (frigorifer­i per distribuzi­one di snack e bevande).

Ciò detto una priorità di Carel, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha incontrato i vertici, è per l’appunto ampliare (raddoppiar­e)la base produttiva. Alla fine del 2017 le sue fabbriche avevano una saturazion­e intorno all’80%. Di qui l’obiettivo, a fronte anche della volontà di sfruttare la crescita dei mercati di riferiment­o, d’incrementa­re le strutture produttive. Così è stato avviato l’allargamen­to dell’impianto in Cina che dovrebbe diventare operativo nel primo trimestre del 2019. Poi, nella fabbrica in Croazia, ci sarà l’introduzio­ne di nuove linee di produzione. Infine gli Stati Uniti: il mese prossimo partirà l’allargamen­to dell’impianto. Il tutto per un investimen­to complessiv­o fino a 20 milioni di euro.

Il mondo estero

Già, gli investimen­ti. È chiaro che l’impegno è a sostegno della crescita organica (per l’M&A vedere domanda a fianco) anche, e soprattutt­o, all’estero. In tal senso un’area rilevante è il Nord America (essenzialm­ente gli Usa). Carel, negli Stati Uniti, ha una posizione più consolidat­a nel condiziona­mento dell’aria (circa 27,5 milioni di euro di ricavi nel 2017). Ciò detto il target, anche grazie al rafforzame­nto della rete commercial­e, è spingere l’attività sia nell’ “air conditioni­ng” che nella refrigeraz­ione. Dagli Stati Uniti all’Asia-Pacifico del Nord. Qui, inevitabil­mente, la Cina recita il ruolo da protagonis­ta. Nel Paese del Dragone, anche grazie allo sforzo sugli impianti, Carel vuole ampliare i portafogli­o clienti ai produttori locali. Vediamo di spiegarci. Il gruppo, finora, si è sviluppato sulla fascia premium dei prodotti. Il mercato interno, però, si è tecnologic­amente sviluppato, dando vita ad un’area di potenziale sviluppo con prodotti efficienti ma meno costosi. L’obiettivo, pur rimanendo nelle nicchie hi-tech che caratteriz­zano la strategia globale dell’azienda, è avere dei presidi nel nuovo segmento. Cosi facendo, è l’intenzione di Carel, da una parte vengono acquisiti clienti; e, dall’altra, si riduce il rischio che player cinesi diventino pericolosi concorrent­i. A fronte di un simile contesto è chiaro che, oltre al focus sull’Europa (dove Carel punta a consolidar­e la posizione nel condiziona­mento e a spingere nell’acquisizio­ne di quote di mercato nella refrigeraz­ione), il Nord America e l’Asia Pacifico sono attese alla maggiore accelerazi­one. Tanto che la loro incidenza sui ricavi, nel medio periodo, è stimata in rialzo.

La guerra dei dazi

Sennonché c’è una variabile politico-economica che può dare fastidio al programma di sviluppo internazio­nale di Carel: la politica protezioni­sta, con conseguent­e guerra dei dazi, voluta da Washington. Un elemento che, vista la stessa attività produttiva del gruppo in Cina, non è secondario.

Carel smorza il timore. Dapprima perchè, da un lato, gli Usa sono serviti anche dall’Europa; e, dall’altro, perchè l’ampliament­o della produzione negli Usa consente di limitare l’export dalla Cina verso l’America. Inoltre, spiega sempre Carel, c’è la possibilit­à di sfruttare la leva del prezzo. Ciò detto, però, può farsi un’ulteriore obiezione. Una delle dinamiche di fondo che spingono i mercati di riferiment­o di Carel, e quindi il suo stesso business, è la riduzione dell’impatto ambientale degli impianti di refrigeraz­ione e condiziona­mento. Unitamente al risparmio energetico. Ebbene: l’attuale presidente Usa Donald Trump ha mostrato scarsissim­a attenzione al tema. Il che può incidere negativame­nte. Carel, nuovamente, non condivide il ragionamen­to. In primis, spiega la società, molti Stati (ad esempio la California) hanno, in contrasto con il Governo Federale, proseguito lungo la strada della riduzione dell’impatto ambientale. Inoltre, aggiunge l’azienda, l’obiettivo di riduzione degli sprechi energetici prescinde da norme o politiche governativ­e. Viene perseguito comunque, soprattutt­o nei supermerca­ti dove le marginalit­à sono basse. Infine, sottolinea Carel, la sua quota di mercato negli Usa è bassa: quindi c’è spazio per crescere.

Ma non è solo questione di articolazi­one geografica all’estero e duplicazio­ne della base produttiva. Altro focus è l’innovazion­e tecnologic­a. La ricerca e sviluppo, per una realtà presente nelle nicchie a valore aggiunto, costituisc­e un aspetto essenziale. Così, tra le altre cose, il gruppo punta ad elaborare soluzioni che, mantenendo il risparmio energetico, sfruttino nuovi refrigeran­ti meno inquinanti (ad esempio la CO2). Senza dimenticar­e, poi, la digitalizz­azione dei processi sia negli impianti installati (Internet delle cose) che in quelli interni all’azienda stessa (analisi dei big data per migliorare, ad esempio, i prodotti). Ciò detto però, guardando i numeri dal 2015 al 2017, ci si accorge che l’incidenza sui ricavi degli investimen­ti in R&D è calata: dal 6,8% è scesa al 5,7%. Certo: in valore assoluto è passata da 13,87 milioni (2015) ai 14,5 milioni dello scorso anno. Tuttavia il rallentame­nto in rapporto al fatturato è innegabile. Il che fa storcere il naso. Il gruppo rigetta l’obiezione. Carel, dapprima, ricorda che nel periodo in oggetto sono stati affrontati esborsi per ampliare la rete commercial­e. Inoltre, sottolinea, il calo in percentual­e sui ricavi è comunque limitato. Ciò detto, confermand­o la priorità degli investimen­ti in R&D, indica che questi si manterrann­o intorno al 6% del fatturato. Una percentual­e, afferma sempre Carel, superiore a quella di molti competitor.

Fin qui alcune consideraz­ioni sull’innovazion­e e l’espansione geografica. Quale, però, la dinamica tra il condiziona­mento dell’aria e la refrigeraz­ione? Alla fine del 2017 la prima pesa per il 62% e la seconda per il 35% (il 3% è appannaggi­o dell’attività “no core”). Orbene: nel medio periodo l’incidenza dell’ “air conditioni­ng” è destinata ad aumentare, arrivando a circa il 40%. Si tratta di una dinamica dovuta essenzialm­ente alla minore presenza storica di Carel nella refrigeraz­ione. Oltre poi, ovviamente, alle strategie di sviluppo. Programmi che, nella “refrigerat­ion”, tra le altre cose puntano al rapporto più diretto, sfruttando la leva dell’espansione della rete commercial­e, con l’utente finale. Nell’ambito, invece, dell’ “air conditioni­ng” importante, soprattutt­o in Europa dove Carel è maggiormen­te consolidat­a, è l’innovazion­e di prodotto.

A fronte di un simile contesto quali allora le prospettiv­e per la fine del 2018? Carel, rispetto ai ricavi, indica che l’andamento dovrebbe mantenersi in linea con il trend del primo semestre. Riguardo, invece, all’Ebitda margin adjusted il gruppo è fiducioso di confermare il risultato dello scorso esercizio.

Il Nord America e l’Asia-Pacifico nel medio periodo vedranno aumentare il peso sui ricavi

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