Fondi per le imprese in crisi e codice appalti nel decreto fiscale
Braccio di ferro tra Lega e 5 Stelle su dimensioni e confini delle sanatorie
Un decreto legge nato fiscale ma che, con l’avvicinarsi della sua approvazione attesa per domani pomeriggio in Consiglio dei ministri, diventa sempre più eterogeneo. Tra le ultime novità date in arrivo ci sono un pacchetto di modifiche al codice degli appalti e una serie di norme destinate sia a tagliare gli oneri e gli adempimenti burocratici delle imprese, sia a sostenere gli imprenditori in crisi anche se in credito con la Pa. Il tutto mentre il Governo giallo-verde si confronta e si scontra sulla “pace fiscale”. Da una parte il secco no dei 5stelle a qualsiasi forma di condono, dalla flat tax sulla dichiarazione integrativa speciale ai tre scaglioni (6,10 e 25%) da applicare in base al reddito del debitore che chiede di “saldare e stralciare” la sua cartella, rilanciati ieri dal sottosegretario ai Trasporti, Armando Siri (Lega). Dall’altra parte la spinta del partito di Salvini a una sanatoria in qualche modo più remunerativa per lo Stato e di maggior appeal per i contribuenti rispetto all’idea attualmente allo studio di un ravvedimento straordinario sugli ultimi 5 anni di imposta senza il versamento di sanzioni e interessi.
Non è ancora pace fiscale
D’altronde con il “saldo e stralcio” sulle cartelle dal 2000 al 2017 messo a punto fino ad oggi e comparso nelle bozze di decreto circolate nei giorni scorsi il conto finale per il primo anno tra maggiori entrate da rottamazione ter e blocco della riscossione ordinaria è in negativo di 3 milioni. A pesare soprattutto è l’impatto della nuova possibilità di saldare l’agente pubblico della riscossione in cinque anni e a un tasso di interesse del 2% (al momento è questo) contro il 4,5% delle passate rottamazioni. A erodere il gettito c’è poi lo “strappa-cartelle” ossia la norme che consentono agli agenti della riscossione di stralciare a fine 2018 tutte le microcartelle di importo fino a 1.000 euro datate 2000-2010. Difficile ipotizzare un allargamento della platea che già così tocca 10milioni di contribuenti che hanno ricevuto multe per violazione al codice della strada o non hanno versato bolli auto, tassa rifiuti e tanti altri prelievi di importo ridotto.
Totale sintonia tra i partiti di governo, invece, sulla chiusura agevolata delle liti pendenti che per uniformità con il “saldo e stralcio” delle cartelle si potrà chiudere in cinque anni con pagamenti rateali di pari importo.
Il codice degli appalti
Nel seconda parte del decreto fiscale, oltre alle misure su Cigs, dirigenti del Fisco, Ferrovie ecc. dovrebbe entrare anche un primo pacchetto di norme per la riforma del codice degli appalti: obiettivo sbloccare almeno una parte dei 150 miliardi di finanziamenti agli investimenti già stanziati in bilancio (si veda il servizio a pagina 6). Si tratta di norme di semplificazione delle gare, con un innalzamento a livello Ue delle soglie che consentono forme di competizione meno rigide. Fra le misure allo studio c’è anche un ritorno all’appalto integrato e al massimo ribasso, con la limitazione delle offerte economicamente più vantaggiose. Probabile anche la previsione di un regolamento generale vincolante che supererebbe e assorbirebbe le linee guida Anac. Al primo pacchetto di norme potrebbe essere poi agganciata in Parlamento una riforma più organica del codice.
Il sostegno alle Pmi
Nel decreto legge dovrebbe trovar posto anche un fondo di garanzia a favore degli imprenditori in difficoltà per i crediti accumulati con la Pubblica amministrazione. Dovrebbe trattarsi di una sezione del Fondo di garanzia Pmi, del valore di 300milioni, che attraverso la copertura statale consenta ai creditori di evitare il pignoramento di macchinari messi precedentemente a garanzia di debiti bancari. Contemporaneamente, ispirandosi al caso dell’imprenditore Sergio Bramini, il ministro Di Maio vorrebbe inserire una norma bandiera per proteggere dai rischi di fallimento le imprese messe in crisi dai mancati pagamenti della Pa. Possibile, poi, che entri nel decreto una modifica al cosiddetto decreto mutui per attenuare la pignorabilità della prima casa posta a garanzia di prestiti contratti per l’attività imprenditoriale nel caso in cui non siano state pagate 18 rate.