Le imprese confermano i piani d’investimento
Peggiorano i giudizi sull’economia e crescono le aspettative d’inflazione
Nonostante tutto gli investimenti pianificati dalle imprese a inizio anno vengono confermati. Anche se un poco ridimensionati. Lo rivela l’indagine trimestrale sulle aspettative di inflazione e crescita realizzata dalla Banca d’Italia in collaborazione con IlSole24Ore e in pubblicazione domani. La volontà di mantenere le spese in conto capitale nel secondo semestre dell’anno resiste anche se i giudizi sulle condizioni per farlo sono peggiorati come lo sono quelli sulla situazione economica generale. Le valutazioni sono state raccolte tra il 30 agosto e il 20 settembre da un campione di 1.058 imprese con più di 50 addetti. Le attese sulla domanda interna ed estera sono rimaste stabili mentre c’è un marcato aumento delle aspettative di inflazione su tutti gli orizzonti temporali (+1,7% a sei mesi, +1,8% a un anno, +1,9% a due anni e 2% fra tre e cinque anni). Dietro queste attese c’è la ripresa dei prezzi al consumo che si è registrata da maggio in avanti (+1,6% l’indice nazionale per l’intera collettività registrato da Istat in agosto, +1,5% il tendenziale di settembre). Ma come accaduto in precedenza le imprese non valutano incrementi dei propri prezzi di vendita.
Ormai da tre trimestri i giudizi delle imprese sulla situazione economica sono in peggioramento. E l’ultima indagine conferma il trend. Il saldo dei giudizi tra miglioramento e peggioramento è sempre più negativo in tutti i settori (da -7,6 a -18,3 punti percentuali nell’industria in senso stretto) e cresce nelle imprese maggiori. Mentre nelle aspettative a 90 giorni solo il 13,5% delle imprese industriali indica una probabilità di miglioramento delle condizioni economiche (11,5% nei servizi). Siamo scesi ai livelli di fine 2016. E se si passa dal generale al particolare il mood non migliora: il saldo tra le prospettive di miglioramento o peggioramento delle proprie condizioni operative è tornato in negativo per la prima volta da inizio 2015 (a -0,2% da 2,4% del trimestre scorso per il totale delle società). Ad alimentare queste incertezze la politica, il rincaro del petrolio, le tensioni commerciali internazionali e la guerra dei dazi americani (il 40% delle aziende esportatrici teme una ricaduta negativa sui fatturati esteri, in particolare statunitensi). Le valutazioni variano tra i diversi settori ma restano positive sulla domanda interna ed estera, anche se si guarda al prossimo trimestre. Mentre peggiorano i saldi nei giudizi (miglioramento/peggioramento) sulle condizioni per investire: da -9,5 a -11,3. Ne consegue, come detto, un ridimensionamento dei piani di spesa, con un calo delle attese tra aumenti e diminuzioni dell’accumulazione di capitale (a 11,3% nel semestre da 22,6% del precedente) in tutti i comparti. Da segnalare che anche il saldo nei giudizi (peggio/meglio) sulle condizioni di accesso al credito che tornano in positivo (+1,9% dal -3,3% del trimestre scorso): bisogna risalire al quarto trimestre 2014 per incontrare una prevalenza di giudizi in peggioramento su quelli di miglioramento, in questo ambito, per l’industria in senso stretto e i servizi. Ma questo giudizio va bilanciato con quello sulla posizione complessiva di liquidità nei prossimi tre mesi, che per la maggioranza delle imprese resta sufficiente o più che sufficiente. Infine le attese sull’occupazione. Nei prossimi tre mesi restano in positivo, anche se è un positivo meno forte dei precedenti. Il saldo tra quote di aziende che intendono assumere e quelle che prevedono una riduzione si è ridotto ma resta positivo (a 3,9 punti contro i 9,2 della precedente indagine). Il supporto maggiore qui è dell’industria, mentre nei servizi la quota di coloro che intendono ridurre gli occupati equivale quella di chi li vuole aumentare. Resta in negativo (da -6 a -1,9%) il settore delle costruzioni.
Nei prossimi tre mesi restano in positivo, ma in flessione, i saldi sulle aspettative di occupazione