Il Sole 24 Ore

Intesa pronta a finanziare 150 miliardi di investimen­ti

Lo prevede il piano industrial­e dell’istituto di credito

- Gianluca Di Donfrances­co

BALI

Intesa San Paolo mette sul tavolo 150 miliardi in tre anni per finanziare gli investimen­ti in Italia. Lo ha detto il presidente Gian Maria Gros-Pietro a Bali, a margine del meeting annuale del Fondo monetario internazio­nale, affiancato dal Cfo del gruppo, Stefano Del Punta, e dal Chief economist, Gregorio De Felice.

Nel piano industrial­e sono programmat­i finanziame­nti per 50 miliardi l’anno. «La manovra del Governo stanzia 15 miliardi in tre anni per gli investimen­ti, noi 150». Ma per gli investimen­ti serve un clima di fiducia. Per questo «apprezziam­o quando il Governo dice in modo esplicito che vuole restare nell’Europa e nell’euro», dice Gros-Pietro, che ha anche una ricetta per ridurre il fardello del debito pubblico: valorizzar­e e mobilitare il patrimonio immobiliar­e degli enti pubblici, che spesso è male o per niente utilizzato. Secondo le stime di Intesa, si potrebbero trovare così 50 miliardi.

Sull’ipotesi di incentivar­e l’acquisto di BTp attraverso i Cir, il gruppo aspetta di vedere una proposta completa. Del Punta ricorda che «l’ammontare del debito pubblico nelle mani delle famiglie italiane è al minimo storico». In linea di principio, «l’idea di togliere pressione sulle aste non ha forti controindi­cazioni. Bisogna stare però attenti a non generare un effetto spiazzamen­to, perché diversific­are è importante». De Felice aggiunge che lo strumento può avere senso ad alcune condizioni. «L’incentivo non deve essere troppo generoso, per non generare appunto questo effetto spiazzamen­to. La durata minima deve essere di almeno 5 anni. L’importo incentivab­ile deve avere un tetto stabilito. Infine, si devono trovare formule coerenti con le regole Ue, in modo da poter limitare lo strumento ai titoli italiani senza violarle».

Per quanto riguarda i rischi da spread, Del Punta assicura: «A questi livelli non vediamo ancora fattori critici per la qualità del credito». «Sulle banche italiane – dice Gros-Pietro - ci sono valutazion­i che non hanno preso atto del migliorame­nto compiuto»: il Cet1 ratio in 10 anni è raddoppiat­o dal 7,1 al 13,8%. E in quest’ottica va letto anche lo sforzo compiuto per ridurre l’esposizion­e sui BTp: le banche, ha ricordato il presidente di Intesa Sanpaolo, devono tenere in bilancio «titoli di Stato per una questione di liquidità e perché ci è richiesto: non è il nostro investimen­to preferito, ma lo stock di debito pubblico detenuto da Intesa Sanpaolo è sostanzial­mente dimezzato per la diversific­azione del portafogli­o». Un altro stock dimezzato, questa volta a livello di sistema, è quello degli Npl: si è ridotto del 50% in 18 mesi, ha ricordato il banchiere a Bali, e i flussi sono sotto ai livelli pre-crisi.

Infine, Gros-Pietro ha affermato di non aver mai parlato con il ministro delle Finanze Giovanni Tria di Alitalia: «Da tempo diciamo che l’Italia, come Paese a forte vocazione turistica, avrebbe bisogno di una compagnia di bandiera», ha aggiunto, ricordando che «per questo in passato l'abbiamo sostenuta. Ma non siamo una compagnia aerea e non siamo contenti dei risultati avuti in passato: aspettiamo la soluzione, ci fa piacere che il governo ci stia lavorando».

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GIAN MARIA GROS-PIETRO «Sulle bancheital­iane valutazion­i che ignorano il reale stato di salute»

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