Investimenti: 150 miliardi bloccati da Stato e Regioni Troppi lacci e lacciuoli
Una grande quantità di risorse non viene spesa per burocrazia, per le regole del codice degli appalti, per le disposizioni della legge Severino che aumentando le responsabilità dei funzionari della Pa provoca la paralisi
L’azzardo sulle previsioni di crescita del Def potrà diventare una scommessa vinta dal governo solo con un rilancio immediato degli investimenti pubblici. La partita-chiave è portare in tre anni la spesa in conto capitale dal 2 al 3% del Pil e già nel 2019 la crescita del settore costruzioni dall’1,2% tendenziale a 2,8%. Obiettivo arduo se si pensa che ancora nel 2018 la spesa, prevista in crescita per 848 milioni, si ridurrà di 756 milioni. Nel biennio 20172018 si sono spesi solo 5 miliardi, dice Ance: il 3% delle disponibilità. Ma dove stanno e perché non si spendono i 150 miliardi già stanziati di cui ha parlato il ministro dell’Economia Tria e ora certificati dall’aggiornamento del Def? bilancio risorse aggiuntive - circa 15 miliardi - solo per il triennio 20192021. Uno studio dell’Ance che sarà presentato martedì all’assemblea aiuta a ricostruire il resto dei 150 miliardi. Oltre al fondo infrastrutture ci sono 15 miliardi dai fondi strutturali europei, 27 dal Fondo sviluppo e coesione, 8 per il rilancio degli enti territoriali, 8 per il terremoto, 3 dal testo della legge di bilancio 2018, 6,6 per il contratto di programma Anas e 9,3 per il contratto Fs. L’Ance calcola che a oggi sono stati spesi solo 5,1 miliardi: 300 milioni del fondone di Palazzo Chigi, 2,1 miliardi del contratto Anas,510 del terremoto, 30 della legge di bilancio 2018. Frenata anche la spesa di Regioni e Comuni: spesi solo 1,2 miliardi degli enti locali, 700 milioni di fondi Ue, 300 del Fsc. Le cause di blocchi e ritardi per i singoli piani nelle schede in pagina. vuole a sua volta firmare un proprio pianoehaavviatolaquintarevisionein otto anni che, mediante un’analisi costi-benefici, si annuncia più radicale delle precedenti. Numerose opere in corsoarischio:discontinuitàchepagano con il proprio elettorato ma creano nuovetensioniconlaLega(sivedal’ultimoscontroconilgovernatoreveneto Zaia sulla pedemontana veneta) non acceleranogliinvestimenti,tantopiùse si fermano le poche opere che macinanocassa.Inunclimapoliticodiversosarebbe utile una “costituzionalizzazione” degli investimenti pubblici, con un Piano nazionale approvato a maggioranzaqualificatainParlamento,inmodo da condividere tra le forze politiche unnucleodiprioritàchevadaoltrel’arco breve di una legislatura e sia capace di unire anziché dividere.