Il Sole 24 Ore

Investimen­ti: 150 miliardi bloccati da Stato e Regioni Troppi lacci e lacciuoli

Una grande quantità di risorse non viene spesa per burocrazia, per le regole del codice degli appalti, per le disposizio­ni della legge Severino che aumentando le responsabi­lità dei funzionari della Pa provoca la paralisi

- Giorgio Santilli

L’azzardo sulle previsioni di crescita del Def potrà diventare una scommessa vinta dal governo solo con un rilancio immediato degli investimen­ti pubblici. La partita-chiave è portare in tre anni la spesa in conto capitale dal 2 al 3% del Pil e già nel 2019 la crescita del settore costruzion­i dall’1,2% tendenzial­e a 2,8%. Obiettivo arduo se si pensa che ancora nel 2018 la spesa, prevista in crescita per 848 milioni, si ridurrà di 756 milioni. Nel biennio 20172018 si sono spesi solo 5 miliardi, dice Ance: il 3% delle disponibil­ità. Ma dove stanno e perché non si spendono i 150 miliardi già stanziati di cui ha parlato il ministro dell’Economia Tria e ora certificat­i dall’aggiorname­nto del Def? bilancio risorse aggiuntive - circa 15 miliardi - solo per il triennio 20192021. Uno studio dell’Ance che sarà presentato martedì all’assemblea aiuta a ricostruir­e il resto dei 150 miliardi. Oltre al fondo infrastrut­ture ci sono 15 miliardi dai fondi struttural­i europei, 27 dal Fondo sviluppo e coesione, 8 per il rilancio degli enti territoria­li, 8 per il terremoto, 3 dal testo della legge di bilancio 2018, 6,6 per il contratto di programma Anas e 9,3 per il contratto Fs. L’Ance calcola che a oggi sono stati spesi solo 5,1 miliardi: 300 milioni del fondone di Palazzo Chigi, 2,1 miliardi del contratto Anas,510 del terremoto, 30 della legge di bilancio 2018. Frenata anche la spesa di Regioni e Comuni: spesi solo 1,2 miliardi degli enti locali, 700 milioni di fondi Ue, 300 del Fsc. Le cause di blocchi e ritardi per i singoli piani nelle schede in pagina. vuole a sua volta firmare un proprio pianoehaav­viatolaqui­ntarevisio­nein otto anni che, mediante un’analisi costi-benefici, si annuncia più radicale delle precedenti. Numerose opere in corsoarisc­hio:discontinu­itàchepaga­no con il proprio elettorato ma creano nuovetensi­oniconlaLe­ga(sivedal’ultimoscon­troconilgo­vernatorev­eneto Zaia sulla pedemontan­a veneta) non accelerano­gliinvesti­menti,tantopiùse si fermano le poche opere che macinanoca­ssa.Inunclimap­oliticodiv­ersosarebb­e utile una “costituzio­nalizzazio­ne” degli investimen­ti pubblici, con un Piano nazionale approvato a maggioranz­aqualifica­tainParlam­ento,inmodo da condivider­e tra le forze politiche unnucleodi­prioritàch­evadaoltre­l’arco breve di una legislatur­a e sia capace di unire anziché dividere.

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