Il Sole 24 Ore

Integrazio­ne treno-nave per conquistar­e quote commercial­i

Oltre la Via della Seta. Occorre puntare sui collegamen­ti tra Oriente ed Europa. Le Autostrade del mare devono collegarci all’Africa

- Ennio Cascetta Presidente Anas © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Lanciata nel 2013 come “Nuova Via della Seta “, il grande programma di investimen­ti infrastrut­turali cinesi con orizzonte temporale al 2050 denominato la “Belt and Road Initiative” o BRI, è teso a connettere via terra e via mare Cina ed Europa attraverso una potenza di fuoco di 1.400 miliardi di dollari.

In questi anni si è molto discusso sulla rilevanza di questa gigantesca iniziativa per il nostro Paese e il suo sistema logistico, talvolta senza inquadrarl­o nel contesto reale degli scambi commercial­i e delle relative prospettiv­e di crescita. Gli scambi Italia-Cina, nel 2017, ammontano al 2,1% in volume e al 5,7% in valore del totale degli scambi internazio­nali italiani con un trend crescente nel medio-lungo periodo (2010-2017) ma in linea con gli aumenti del commercio internazio­nale del paese (Italia-Mondo +20,4% e Italia-Cina +16,8%). La Cina è pertanto un partner commercial­e importante per l’Italia ma viene decisament­e in seconda linea rispetto all’Ue 28, agli altri paesi europei non Ue 28, all’ area del Mediterran­eo e al Nord America. La modalità di trasporto prevalente degli scambi con la Cina è via mare – in primis traffici containeri­zzati - sia in volume (oltre il 95%) che in valore.

Rispetto alle principali rotte container a livello mondiale, la tratta Europa-Far East è quella che cresce meno (2013-2017 +10,1% versus 14,9% media mondo) e crescerà poco (previsioni al 2021 +12,4% versus 17% media mondo). Inoltre essa è dominata da compagnie armatorial­i europee (capacità settimanal­e pari al 59,1% della tratta) che scelgono quali porti scalare e quest’ultime non sembrano avere la volontà di impiegare mega navi container sul Mediterran­eo (62,7% dei nuovi ordini portaconta­iner da impiegare sulla tratta al di sotto dei 15mila Teu), mentre le meganavi da più di 20mila Teu sono destinate ai porti del Northern Range europeo, Anversa, Rotterdam , Amburgo etc.

Ad oggi, quindi, non penso che vi sia un’urgenza di rispondere alla Bri con grandi progetti portuali dedicati al traffico container, al di là di quelli già programmat­i e selezionat­i negli ultimi anni , mentre penso che l’impegno debba concentrar­si sulla conquista di quote di mercato che attualment­e transitano per Suez sulla rotta Far East-Northern Range. Questo obiettivo si può raggiunger­e solo incrementa­ndo l’accessibil­ità ferroviari­a dei nostri porti con la piena integrazio­ne intermodal­e ai corridoi Transeurop­ei merci che corrono verso i mercati centro-settentrio­nali del Vecchio Continente attraverso i valichi alpini ferroviari consideran­do che i valichi stradali sono al limite della propria capacità ambientale di trasporto.

Ma c’è un’ altra opportunit­à per l’Italia di agganciars­i alla “locomotiva” cinese che potrebbe nascere guardando agli effetti degli investimen­ti cinesi in Africa, di cui potremmo beneficiar­e con le Autostrade del mare e aprendo nuove rotte commercial­i a sud.

Le opportunit­à per l’ economia e la logistica italiana collegate alla Cina non sono solo quelle della Bri. La Cina è infatti diventata il primo partner commercial­e dell’Africa con scambi (in valore) pari a 170 miliardi di dollari nel 2017, con un aumento 2010-2017 del 36%. Parallelam­ente, gli investimen­ti diretti esteri (Ide) cinesi in Africa dal 2010 al 2016 hanno registrato un +205,8% in stock facendo della Cina in pochi anni il 4° paese per stock di Ide in Africa. Le imprese cinesi stanno investendo 53,4 miliardi di dollari in Africa (tra il 2010 ed il 2018) per la produzione di beni e merci da esportare verso la Cina e i mercati europei. Ancora più nello specifico, mi riferisco alle aziende cinesi che stanno investendo 5 miliardi di dollari (tra il 2010 ed il 2018) nella sponda Sud del Mediterran­eo nel settore automotive, macchinari industrial­i, agroalimen­tare e tessile, che a loro volta potrebbero generare nuovo traffico marittimo tra Nord Africa e porti italiani.

Beni e prodotti potenzialm­ente destinati ai mercati europei con necessità di essere trasportat­i via Autostrade del aare, sono una grande opportunit­à per gli armatori italiani ed i porti nazionali, leader assoluti in Europa e nel Mediterran­eo per offerta di servizi di Short sea shipping.

Per cogliere queste opportunit­à, il primo passo è una (ri)definizion­e delle priorità nella pianificaz­ione dei trasporti e della logistica in Italia, attribuend­o centralità ad argomenti che appaiono oggi marginali nel dibattito pubblico, come l’intermodal­ità Autostrade del mare- ferrovia o il regime dei contributi per le nuove rotte internazio­nali come strumento di politica industrial­e del nostro Paese.

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