Vita, pensieri e drammi del successore di Pietro
Papa Montini/2. Cosa leggere: saggi, biografie e autobiografie per immagini
Quando fotografia e parola si alleano regalano possibilità straordinarie di comprensione della vita di una persona. Si va oltre la ricostruzione dei fatti e oltre la memoria per entrare nelle sfumature di quell’intreccio tra libertà e storia che offre intuizioni e interpretazioni ancora più intense delle emozioni. Accade quanto scriveva il semiologo francese Roland Barthes in uno dei suoi ultimi libri, La camera chiara: ogni scatto è un «certificato di presenza. Sempre, la fotografia mi stupisce. Forse questo stupore, questa caparbietà, affonda le sue radici nella sostanza religiosa di cui sono imbevuto: niente da fare: la Fotografia ha qualcosa a che vedere con la risurrezione». E proprio sfogliando l’autobiografia per immagini di Paolo VI (Morcelliana), accompagnata da significativi e coevi pensieri prima del giovane Montini, poi del sacerdote, del sostituto della Segreteria di Stato vaticana, dell’arcivescovo di Milano e del Pontefice si entra nel mistero di una chiamata e di una vocazione che il 14 ottobre prenderà il volto della santità. Il viso, i modi, il sorriso, gli sguardi sui fedeli mostrano concretamente quanto scrive Juan Marìa Laboa nel suo acuto e puntuale saggio: «Paolo VI aveva un modo di essere attraente che lasciava talora sconcertati, ma che sempre affascinava e offriva esempi di vita, di riflessioni profonde per orientare l’esistenza o per imboccare vie che conducono a Cristo e alla sua Chiesa».
Giovanni Battista Montini, nasce a Concesio, poco lontano da Brescia, nel 1897 in una famiglia cattolica impegnata: il padre Giorgio è avvocato, giornalista, deputato, esponente del cattolicesimo italiano e la madre Giuditta Alghisi è donna di pietà eucaristica e mariana, attiva nell’Azione cattolica femminile. «Alla loro unione – confiderà il Papa al filosofo e amico Jean Guitton – devo l’amore di Dio e l’amore degli uomini». Proprio questa passione per Dio e per gli uomini solca tutta la sua esistenza in un rapporto stretto e sofferto con gli eventi politici italiani e internazionali (dal fascismo alla guerra, dalla ricostruzione al ’68 e al terrorismo, dalla guerra fredda al dialogo per la pace, all’impegno per combattere la fame nel mondo) e con i cambiamenti nella Chiesa che lo vedono protagonista nella gestione del Concilio Vaticano II fino alla sua chiusura nel 1965 e al governo del cambiamento non privo di profonde contestazioni: dai vescovi olandesi alla teologia della liberazione, dalla riforma liturgica alla morale sessuale (è del luglio 1968 l’ultima sua enciclica, l’Humanae vitae, su matrimonio e regolazione delle nascite).
L’uomo Montini e il suo pontificato (1963-1978) scrivono una profonda e spesso incompresa opera di innovazione: nel 1964 va in Terra Santa e incontra il Patriarca ortodosso Atenagora, nello stesso anno crea il Segretariato per i non cristiani, l’anno successivo istituisce il Sinodo dei vescovi, dà vita al Pontificio Consiglio per i laici (1967) e al Comitato per la famiglia (1973), inaugura le Giornate mondiali per le Comunicazioni sociali (1967) e per la Pace (1968), dialoga con gli artisti, promulga tre encicliche e pubblica due esortazioni apostoliche.
Conclude il suo pontificato nel dramma della prigionia e dell’uccisione dell’amico carissimo Aldo Moro, presidente e leader della Democrazia cristiana. Il 22 aprile scrive una lettera alle Brigate rosse chiedendo la sua liberazione. È l’ultima stazione di una lunga via crucis personale che Riccardo Ferrigato ha ricostruito in tutta la sua drammaticità nel saggio Non doveva morire, portando a conoscenza documenti inediti compresa la bozza della lettera alle Br dove si può entrare nella sofferenza del Papa vedendo le correzioni e le limature al testo. Una lettera che per l’espressione «vi prego in ginocchio liberate... senza condizioni» ha fatto molto discutere scontentando anche la vedova Eleonora Moro («una frase poco felice che non era nel suo pensiero originale»). Paolo VI vive in prima persona la lunga «notte della Repubblica» così come denuncia lo smarrimento della Chiesa: «Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio».
È il Papa che per primo affronta la modernità in ogni sua espressione come documenta accuratamente Fulvio De Giorgi nel saggio Paolo VI. Il Papa del Moderno (pagg. 810, € 32, Morcelliana) e che Laboa sintetizza affermando che è stato «uno dei pontefici più appassionanti e drammatici della storia...che avvia il dialogo con il mondo moderno» e con l’attuazione del Concilio getta e costruisce ponti con la contemporaneità. E proprio «il periodo postconciliare fu la sua gloria e il suo martirio». Dirà in una omelia: «Si celebra il progresso per poterlo poi demolire con le rivoluzioni più strane e più radicali, per negare tutto ciò che si è conquistato, per ritornare primitivi dopo aver tanto esaltato i progressi del mondo moderno».
Da segnalare per avvicinarsi e capire Giovanni Battista Montini l’agile e chiaro volume di Giuliano Vigini Paolo VI. Il Papa dei tempi nuovi (Elledici), Ettore Malnati San Paolo VI (Morcelliana), undicesimo titolo della collana «Montiniana» che ha pubblicato le encicliche del Pontefice bresciano, studi storici e biografici