Garavaglia «Portare l’Ires al 15 per cento punta a far crescere l’Italia»
«La Costituzione dice che la Repubblica è fondata sul lavoro, non sul lavoro dipendente. La libera attività ha pro e contro. Certo, è impagabile il fatto di potersi organizzare la giornata, anche se spesso significa non avere orari. Di contro le tutele sono decisamente inferiori».
Massimo Garavaglia, della Lega, viceministro dell’Economia del Governo Conte, risponde così al timore - espresso da molti - che il forfait al 15% a favore delle piccole attività possa introdurre disparità ingiustificabili tra partite Iva e lavoro dipendente.
Viceministro, nessun problema di equità, quindi?
L’equità è nei fatti: è raro che un lavoratore dipendente si licenzi per aprire la partita Iva, rarissimo che lo faccia un dipendente della Pa. La misura è solo l’inizio di un percorso che dal 2020 vedrà coinvolti tutti i lavoratori, anche quelli dipendenti, con un forte taglio dell’Irpef attraverso la flat tax.
Non si rischia, però, di trasformare il forfait nel regime “naturale” per oltre 2,5 milioni di attività, spinte a non crescere per non essere tassate di più?
Il forfait ha tre obiettivi: spingere l’imprenditorialità dei giovani; sostenere attività oggi in bilico e a rischio chiusura per mancanza di redditività. Non è un caso che si voglia introdurre la cedolare secca anche sugli immobili commerciali: le due misure vanno nella stessa direzione. È anche una forte semplificazione: partite Iva e piccoli imprenditori devono poter pensare solo alla propria attività e a “fare Pil”, non alle scartoffie. Quando avremo la flat tax per tutti una tassazione equa spingerà l’economia e anche la redditività delle imprese, che non avranno motivo per contenere la propria crescita entro determinati limiti. Comunque, sul rischio “schiacciamento” a quota 65.000 euro stiamo valutando diverse soluzioni tecniche per evitare distorsioni nel mercato.
Il forfait non rischia di aumentare le “partite Iva fasulle”?
No, anche perché ci sono già norme di contrasto al fenomeno. L’obiettivo è quello di avviare più giovani possibili al lavoro. Scommettere su se stessi è un bel modo per essere indipendenti e liberi.
Lo scambio tra l’Iri e il forfait “trasferisce” un beneficio fiscale di 2 miliardi di euro dalle grandi imprese alle piccole. Questo serve a rilanciare l’economia?
Abbiamo scelto una strada diversa, che parte dalle realtà imprenditoriali più piccole e per le più grandi prevede un forte abbattimento dell’Ires. Stiamo valutando di chiudere il cerchio con interventi per le realtà intermedie, come ad esempio, la flat tax al 15% sui redditi incrementali. Nel corso della legge di bilancio approfondiremo in particolare questa tematica.
La rinuncia all’Ace sembra confermare la scarsa attenzione sul tema della crescita e il consolidamento delle imprese.
La scelta di ridurre l’Ires di 9 punti, dal 24 al 15%, è strategica. Passiamo dall’avere la tassazione sulle imprese nella fascia più alta in Europa alla fascia in cui la tassazione è più bassa. D’ora in poi le imprese sanno che in Italia si pagheranno meno tasse e così miriamo anche ad attrarre investimenti esteri. È poi una misura permanente, che permette alle aziende di programmare a medio e lungo termine: non devi aspettare ogni anno per sapere se un particolare incentivo viene rifinanziato o meno. Si ribalta il ragionamento. Le aziende si tengono le proprie risorse per investirle come meglio credono. In cambio chiediamo solo di assumere e di investire. A fronte di una riduzione di 9 punti dell’Ires ci sta a rinunciare ad altri incentivi.
Come sarà calibrato il mix tra Ires ridotta al 15% sugli investimenti e incentivi di Industria 4.0?
Ciò che ha funzionato rimane, come il piano Industria 4.0, che aveva però il limite di rivolgersi solo alle imprese più grandi e strutturate. Cercheremo quindi di estenderlo anche alle Pmi. Puntiamo a fare interventi strutturali a favore di tutte le imprese che investono nella propria crescita, e quindi nella crescita dell’Italia.
Nessuna disparità tra partite Iva e lavoro dipendente: si lavora alla flat tax per tutti
Massimo Garavaglia VICEMINISTRO DELL’ECONOMIA (LEGA)