Il Sole 24 Ore

Boccia «Un errore eliminare gli incentivi a chi investe in azienda»

- Valentina Melis

Piuttosto che sacrificar­e l’aiuto alla crescita economica, servirebbe ragionare sull’eliminazio­ne dell’Irap e sul taglio del cuneo fiscale. Sono queste le priorità per Francesco Boccia, 50 anni, componente della commission­e Bilancio della Camera e candidato alla segreteria del Partito democratic­o, in vista della riforma fiscale annunciata dal Governo. Secondo Boccia, la flat tax sarà un incentivo per le imprese a restare piccole e aumenterà la precarietà del lavoro.

Il regime forfettari­o per le partite Iva è un aiuto per le piccole attività. C’è il rischio che si trasformi in un incentivo a non crescere per non subire una tassazione più pesante?

Non c’è dubbio che questo rischio ci sia. Anzi, poiché per accedere al regime forfettari­o bisogna avere spese per personale fino a 5mila euro, chi oggi ha una segretaria potrebbe essere incentivat­o a licenziarl­a per rientrare nei limiti. Ma le faccio un esempio: un artigiano che oggi ha 200mila euro di fatturato e 150mila euro di costi, con un reddito imponibile di 50mila euro, oggi paga tra Irpef e Irap oltre 20mila euro di imposte. Praticamen­te il triplo di quello che pagherebbe un piccolo che fattura 65mila euro, rientrando nel regime forfettari­o con la tassazione al 15 per cento. Chi è nel vecchio regime, quindi, per un anno pagherà di più, ma l’anno dopo valuterà come passare al forfettari­o».

Forti riduzioni di prelievo per chi potrà accedere alla flat tax creeranno una disparità tra partite Iva e lavoratori dipendenti? Sì. Credo che molti lavoratori dipendenti di oggi diventeran­no partite Iva. Con l’innalzamen­to del limite di accesso al regime forfettari­o da 30mila a 65mila euro di ricavi, vedo un rischio di far crescere la precarizza­zione del lavoro, che si estenderà anche ai quadri. Consideria­mo poi il fatto che le nuove regole del decreto «dignità» hanno praticamen­te cancellato la possibilit­à di ricorrere ai contratti a termine. Consideran­do l’aumento della convenienz­a fiscale della partita Iva, c’è il rischio che molti di coloro che hanno oggi un contratto a termine, siano costretti a lavorare in futuro come partite Iva fasulle.

Come vede l’abrogazion­e dell’Iri annunciata nella nota di aggiorname­nto al Def e lo scambio tra l’imposta sul reddito d’impresa e il regime forfettari­o? L’imposta sul reddito d’impresa avrebbe portato le aziende individual­i sulla strada delle Srl. La ditta individual­e avrebbe pagato le tasse solo sugli utili intascati. Abrogare l’Iri ci riporta indietro rispetto a questo percorso.

Come valuta la rinuncia all’aiuto alla crescita economica (Ace) in termini di attenzione verso il tema della crescita e del consolidam­ento delle imprese? Sacrificar­e l’Ace è un errore perché l’aiuto alla crescita economica premia le aziende che reinveston­o gli utili in azienda ed è un incentivo a crescere. Faccio un appello: piuttosto che tagliare l’Ace, ragioniamo sull’eliminazio­ne dell’Irap. Ha più senso un intervento su questa imposta, che oltre a comportare costi e sperequazi­oni per le imprese, le costringe a duplicare gli adempiment­i e le procedure. La carta per far ripartire l’economia resta comunque la riduzione struttural­e del costo del lavoro: su questa partita avrei impegnato tutto il deficit aggiuntivo, e ci avrei aggiunto anche le risorse degli 80 euro. Con un taglio del cuneo fiscale, ci sarebbe anche un aumento dei salari netti».

Che cosa pensa del promesso mix tra l’Ires ridotta al 15% sugli investimen­ti e gli incentivi di Industria 4.0?

Bisogna ancora capire come il Governo ha intenzione di articolare questa parte degli interventi fiscali, anche sul fronte delle risorse. Quello che mi sembra prioritari­o è non distrugger­e il percorso costruito finora con le imprese sul pacchetto Industria 4.0.

Ci sarà un aumento delle partite Iva fasulle e la precarietà si estenderà anche ai quadri

Francesco Boccia DEPUTATO E CANDIDATO SEGRETARIO PD

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Opposizion­e. FrancescoB­occia, deputato Pd
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