Il Sole 24 Ore

Quasi nessuno pagherà il 100% su avvisi e Pvc

- Antonio Iorio

L’attuale ipotesi di definizion­e agevolata delle liti fiscali sembra non considerar­e alcuni fattori che rischiano di influire negativame­nte sul successo della misura.

Il primo riguarda i controlli dell’amministra­zione: ci sarebbe la possibilit­à di definire Pvc e atti impositivi non ancora impugnati, pagando il totale delle imposte pretese. Chi ha elaborato questa ipotesi pare ignorare che le contestazi­oni contenute in questi atti sono spesso poco fondate e, non di rado, derivano non da condotte evasive, ma da personali interpreta­zioni degli accertator­i. Il riscontro a questa affermazio­ne si trova nella relazione tecnica della bozza del decreto, dove si evidenzia che, mediamente, negli ultimi due anni (2016-17), l’acquiescen­za agli atti impositivi è stata del 4 per cento.

Se va detto che qualche contribuen­te preferisce proseguire sempre nel contenzios­o, occorre anche considerar­e che spesso il destinatar­io dell’atto, se fondato, ricerca l’acquiescen­za per definire la vicenda ed evitare ulteriori spese (legali), interessi e maggiori sanzioni. In presenza però di una percentual­e così bassa (4%), è evidente che qualcosa nei controlli non vada bene e quindi l’amministra­zione dovrebbe riflettere sul contenuto degli atti redatti dagli uffici (e sulle direttive impartite a livello centrale), altrimenti il problema si riproporrà periodicam­ente (a prescinder­e dalla pace fiscale).

A conferma di ciò, soccorre (ove non sia sufficient­e la percentual­e del 4%) il dato del contenzios­o tributario, da da cui emerge in buona sostanza che almeno un accertamen­to su quattro viene annullato. In questo contesto, la richiesta del 100% di quanto preteso per definire l’atto impositivo o il Pvc, al di là dell’interesse che potrà suscitare nei contribuen­ti, è avulsa dalla realtà perché postula che gli accertamen­ti e i Pvc siano tutti completame­nte fondati, e dovrebbe quindi essere sensibilme­nte ridotta.

Si consente poi di definire la lite pagando il 100% delle imposte se non vi è stato giudizio, oppure, se il contribuen­te ha già avuto ragione, il 50% (in primo grado) o il 33% (in secondo grado). In sostanza l’amministra­zione alla fine “ha sempre ragione”. Addirittur­a, se l’atto è stato dichiarato infondato in entrambi i gradi di merito occorre comunque versare il 33 % di quanto (a questo punto ingiustame­nte) preteso. Si ignorano, così, sia l’esito dei giudizi, sia le spese sostenute dal contribuen­te per difendersi. È incredibil­e cioè che, dopo aver avuto ragione, egli debba versare la metà o un terzo di ciò che, per sentenza di due giudici, non è dovuto.

Per evitare che, alla fine, la definizion­e possa convenire solo a chi abbia veramente evaso, le percentual­i andrebbero decisament­e ridotte in attesa del primo grado e in ipotesi di soccombenz­a degli uffici.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy