Investitori in fuga dalla Davos araba Omicidio, Riad verso l’ammissione
Defezioni di Jamie Dimon, Bill Ford e del ceo di Uber Branson blocca investimenti Tump invia Pompeo in Arabia. Cnn: Riad pronta ad ammettere l’omicidio
La posta in gioco è davvero alta: almeno 110 miliardi di dollari di forniture di armi ai sauditi, altre decine di miliardi in potenziali contratti dihi-tech, e il destino di un' alleanza strategica in chiave anti-iraniana. Consapevole di ciò, e preoccupato dalla crescente presa di distanza della finanza internazionale dal Regno saudita, il presidente americano Donald Trump ha cercato ieri di raffreddare i toni e le crescenti polemiche sul ruolo di Riad nell’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, scomparso il 2 ottobre mentre si consolato saudita di Istanbul. Ma proprio ieri sera la Cnn, citando due rapporti, ha diffuso la notizia che Riad sarebbe sul punto di ammettere che il giornalista Khashoggi sarebbe stato ucciso durante un interrogatorio andato amale all’interno del consolato saudita di Istanbul. Il Governo saudita tuttavia avrebbe escluso la propriaresponsabilità. Secondo uno dei rapporti in mano alla Cnn l’operazione che ha portato alla morte del noto giornalista sarebbe stata condotta senza autorizzazione delle autorità saudite.
Già ieri pomeriggio le ultime mosse di Trump sono apparse più distensive, per quanto disordinate. Da un lato, incalzato dalle pressioni internazionali, ma anche interne, per far luce sull’ accaduto, ha dichiarato di aver« inviato immediatamente a Riad il segretar iodi Stato Usa Mike Pompeo». Dall'altro ha riferito di un colloquio telefonico con il monarca saudita, il quale avrebbe negato di essere a conoscenza di cosa possa essere successo aKhash oggi. Ma è stata l’ultima dichiarazione di Trump, prime delle voci del rapporto sulle responsabilità saudite, ad aver lasciato più perplessi. Secondo il presidente americano il giornalista saudita potrebbeanche forse esser stato ucciso da «delinquenti comuni».
Se i Capi di Stato e di Governo di molti paesi occidentali attendono gli sviluppi delle indagini prima di deciderequali misure adottare, il mondo della Finanza e dell' economia sembra meno paziente. Agli occhi di molti business man, memori della controversa retata anti-corruzione saudita che nel novembre del 2017 portò all’arresto di oltre 100 businesman, politici e principi, l’ Arabia non offre l’ immagine di un Paese trasparente che incentivi ad investire. E così sempre più manager e uomini di affari stanno disertando il Future Investment I nit iati ve, il forum di tre giorni (23-25 ottobre) battezzatola“Davos del Deserto” voluto dal potente principe reggente saudita, Mohammed Bin Salman (Mbs), per portare avanti il suo piano di modernizzazione del Regno.
L’ultimo, in ordine di tempo, è stato Jamie Dimon, Ceo di JP Morgan, la più grande banca d’affari americana. Ma è probabile che presto altri nomi illustri annunceranno di non voler più partecipare al summit di Riad. Il caso Khashoggi, il più noto giornalista saudita critico della Corona, nonché editorialista del quotidiano Washington Post, sta creando un terremoto geopolitico internazionale. Prima del Ceo di JP Morgan avevano, tra gli altri, reso nota la loro diserzione alla “Davos del deserto” Bill Ford, presidente della Ford Motor, Bob Bakish, Ceo di Viacom, Dara Khosrowshahi, Ceo di Uber Technologies. Il miliardario Richard Branson, il fondatore del gruppo Virgin, aveva pochi giorni fa annunciato di voler interrompere i progetti che intendeva sviluppare con la monarchia saudita. Tra i quali ambiziosi piani nel settore turistico e spaziale. Le autorità saudite stanno mantenendo la calma, almeno di facciata. Il summit si farà, ripetono. Ma sono consapevoli del pericolo che questa manifestazione, nata per attrarre investimenti internazionali necessari a riformare l’economia, resti orfana di altri importanti nomi. Le ultime importanti defezioni potrebbero spingere altre grandi società a rivedere la loro partecipazione. Anche sul fronte dei media, in molti hanno ufficializzato il loro ritiro dal forum. Irritato per la fronda anti-Riad il miliardario degli Emirati Arabi, Khalaf Ahmad al- Habtoor, ha a sua volta invitato alcuni Paesi arabi a boicottare le società americane che hanno deciso di disertare il summit.
Trump ora sembra preoccupato. Vuole arginare la crescente pressione del Congresso - che potrebbe mettere in forse la partecipazione al forum di Riad del Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin - in modo da salvaguardare l’ alleanza con B in Salmanei ricchi contratti finora firmati. La sua precedente minaccia di« punizioni severe» per Riad nel caso in cui venga accertato che Khashoggi sia stato ucciso all’interno del consolato saudita, come sostengono le autorità turche, non poteva non alludere a delle sanzioni. La risposta di Riad è stata insolitamente dura. Un comunicato ufficiale ha infatti parlato di «azioni ancora più forti» e di «un ruolo (saudita) influente e vitale nell’economia mondiale». Un’allusione nemmeno troppo velata al possibile utilizzo del greggio come arma politica. Come accadde nel 1973. Riad potrebbe infatti ridurre le esportazioni in un periodo in cui entrano in vigore le sanzioni petrolifere contro l’Iran (il 4 novembre). Sarebbe una misura estrema - il prezzo del petrolio schizzerebbe-e improbabile. Perché isolerebbe Riad dal resto del mondo. Mettendola parola fine al sogno diMbs: attirare centinaia di miliardi per costruire l’avveniristica Arabia del dopo petrolio.