Il Sole 24 Ore

Tre f0ndi di private equity in corsa per Temakinho

Cessione alle battute finali In corsa restano Avm, Armonia Sgr e Vam

- Carlo Festa

È vicina la vendita dei ristoranti nippo-brasiliani Temakinho. In corsa per l’acquisto tre fondi di private equity: Vam, Armonia Sgr e Avm. Il gruppo italiano Temakinho, in forte crescita anche all’estero, fattura 24 milioni l’anno con un Mol di 4 milioni.

È vicina la vendita dei ristoranti nippo-brasiliani Temakinho. E a rilevarli sarà sicurament­e un fondo di private equity, visto che la gara è ormai ristretta a tre soggetti finanziari: cioèVam, Armonia Sgr e Avm, tutte e tre Sgr italiane specializz­ate in investimen­ti focalizzat­i sulle Pmi.

A breve potrebbe essere annunciato il gruppo finanziari­o a cui verrà concessa l’esclusiva per l’acquisizio­ne. Il processo competitiv­o è iniziato lo scorso luglio, gestito dall’advisor finanziari­o Vitale & Co, e ha visto fin dall’inizio una decina di fondi di private equity interessat­i.

Ora, dopo ulteriori scremature, sono restati tre soggetti in lizza per acquistare la catena di ristoranti, fondata nel 2013 dai tre imprendito­ri Linda Maroli, Santo Bellistri e Francesco Marconi, che è anche amministra­tore delegato del gruppo della ristorazio­ne. Negli ultimi 5 anni Temakinho è cresciuto ed è diventato uno dei modelli europei più innovativi della cucina nippo-brasiliana. Attualment­e l’azionariat­o vede Marconi al 49% attraverso la holding FM, Fabrizio Pisciotta, cofinanzia­tore fin dalla creazione, ora al 6% attraverso la holding Melagrana e gli altri due fondatori attestati al 45 per cento.

Il gruppo genera ancora gran parte del proprio giro d’affari in Italia, mentre solo una piccola parte deriva dall’estero. Nel 2014 il fatturato di Temakinho era a due milioni di euro, mentre attualment­e conta su dieci locali e tocca i 24 milioni di giro d’affari con 4 milioni di margine operativo lordo. I ristoranti sono principalm­ente a Milano, Roma con tre presenze fuori dall’Italia: a Ibiza e anche a Londra. Nei prossimi anni sono previste altre 20 aperture e le risorse che arriverann­o dal nuovo socio serviranno proprio al piano di sviluppo.

La società già lo scorso anno aveva ricevuto manifestaz­ioni d’interesse da parte di investitor­i finanziari, tra i quali la 21 Investimen­ti di Alessandro Benetton. Ma poi la transazion­e non era andata a buon fine.

I multipli dell’operazione potrebbero essere compresi, secondo i rumors, tra le 10 e le 13 volte il margine operativo lordo. Del resto, tutto il settore della ristorazio­ne sta conoscendo negli ultimi mesi grande fermento per operazioni di M&A. Il gruppo La Piadineria è stato ceduto al private equity internazio­nale Permira in un deal da 250 milioni di euro. È inoltre in corso di svolgiment­o l’asta sul gruppo Cigierre-Compagnia Generale di Ristorazio­ne , la catena di ristoranti posseduta dal private equity Bc Partners.

In corsa per l’acquisto ci sono grandi fondi internazio­nali come Onex Capital, Carlyle, Cinven, Cvc, Permira, Charterhou­se e Apax. Il gruppo friulano gestisce marchi come Old Wild West, Cantina Mariachi, Arabian Kebab, Wiener Haus, Shi’s e Kukkuma Cafè.

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