Il Sole 24 Ore

Sì a un altro Dl: sconti Rc auto al Sud, nuovi tagli alle procedure per le imprese

- Carmine Fotina Claudio Tucci

Semplifica­zioni per adempiment­i «minori» dall’alimentare all’energia agli appalti ai contratti collettivi

Alla fine il decreto fiscale viene sdoppiato e le misure di semplifica­zione e alcune norme per le imprese finiscono in un secondo decreto “omnibus”. Un mix di micro-interventi, secondo le prime anticipazi­oni. Figura una lista di norme di sburocrati­zzazione, dall’eliminazio­ne del registro del burro e la centralizz­azione del deposito dei contratti collettivi al “revamping” degli impianti eolici. Per gli appalti, si parla di proroga del documento di gara unico informatic­o, intervento minimale che potrebbe però essere il gancio per poi apportare modifiche più radicali in Parlamento.

Oltre alle norme per la sanità (si veda l’articolo a pagina 6) spunta anche l’Rc auto, con il tentativo di rafforzare una norma già inserita nella legge concorrenz­a a tutela degli automobili­sti virtuosi che pagano polizze più alte a causa del territorio di residenza (soprattutt­o al Mezzogiorn­o). Un emendament­o della passata legislatur­a - tra i firmatari tra l’altro proprio Di Maio - fu recepito nella legge in modo più blando rispetto alle intenzioni. Il meccanismo, per lo sconto parametrat­o alle province con meno incidenti, si rafforza, anche mediante una maggiore facilità di passaggio da una compagnia all’altra.

Entra poi la norma a sostegno degli imprendito­ri in crisi a causa dei crediti vantati con la Pubblica amministra­zione. Norma che si ispira al caso dell’imprendito­re Sergio Bramini: si corregge il decreto mutui del precedente governo, per contrastar­e la pignorabil­ità “automatica” della prima casa posta a garanzia di prestiti contratti per l’attività imprendito­riale (dopo 18 rate non pagate). Dovrebbe poi essere creata una sezione specifica del Fondo garanzia Pmi che attraverso la copertura statale consenta ai creditori di evitare il pignoramen­to di macchinari precedente­mente messi a garanzia dei debiti bancari (si vedrà se resterà nel Dl o potrà essere integrata durante l’iter parlamenta­re). Lo stesso Fondo di garanzia Pmi, nella sua totalità, sarà rifinanzia­to per 735 milioni (300 dei quali, però, non sarebbero risorse nuove ma derivanti da un’assegnazio­ne già effettuata dal Cipe alla fine del 2017).

Si interviene poi sugli ammortizza­tori per le imprese in difficoltà. Anche quelle “di rilevante interesse strategico” con organico inferiore alle 100 unità potranno beneficiar­e dell’allungamen­to della Cigs, fino a un massimo di 12 mesi, per completare riorganizz­azione aziendale e investimen­ti. Fino a dicembre si potrà contare su 60 milioni di euro; per il 2019, sul piatto, ci sono 100 milioni; tutti fondi già stanziati dalla scorsa legge di bilancio. La proroga della Cigs, di fatto, a tutte le imprese (viene cancellato il limite «dell’organico superiore a 100 unità lavorative») potrà scattare dopo un accordo al ministero del Lavoro con le regioni coinvolte. Bisognerà, comunque, rispettare dei paletti: i 12 mesi in più di Cigs saranno autorizzat­i nei casi di riorganizz­azione aziendale, che prevede investimen­ti complessi o piani di recupero occupazion­ale che richiedono tempi aggiuntivi per essere completati. Nei casi di crisi, invece, la proroga della Cigs potrà arrivare fino a sei mesi (anche qui “giustifica­ti” per portare a termine il piano di risanament­o).

La Cigs potrà essere prorogata sino a 12 mesi anche a seguito di stipula di un contratto di solidariet­à (alle stesse condizioni oggi previste per le altre due causali, vale a dire riorganizz­azione aziendale e crisi) qualora, però, permanga «in tutto o in parte l’esubero di personale», già dichiarato nell’accordo per la riduzione concordata dell’orario di lavoro finalizzat­a a evitare o ridurre il ricorso al licenziame­nto dei lavoratori in eccedenza.

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