Banche, allarme Eba: progressi insufficienti
Faro sui rafforzamenti del capitale. Il 2 novembre l’esito degli stress test Bce
Le banche della zona euro «non hanno fatto abbastanza progressi» per aumentare il capitale per assorbire le perdite. È il monito lanciato dal presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba) Enria, sottolineando che il problema non riguarda le banche sistemiche ma le altre banche medio-grandi.
Per gli istituti italiani si profila intanto un autunno bollente. Al di là del quadro politico che sta facendo salire sui mercati il termometro del rischio Italia, si prospetta un calendario insidioso: il 2 novembre ci sarà la pubblicazione da parte della Bce dei risultati degli stress test; e tra il 5 e il 9 novembre le banche diffonderanno i conti trimestrali, che porteranno inevitabilmente i segni del surriscaldamento dello spread sia sul patrimonio sia sui ricavi.
In un contesto incerto sul futuro del sistema finanziario italiano, le autorità comunitarie si sono dette preoccupate ieri dalla capacità di finanziamento del settore bancario. La volatilità di mercato così come l’incertezza politica hanno aumentato i costi del credito e frenato la raccolta di capitale fresco da utilizzare nel caso di perdite di bilancio. Nonostante gli sforzi per creare una unione bancaria, rimane d’attualità il circolo vizioso tra bilanci nazionali e bilanci creditizi.
Non sono stati fatti «sufficienti progressi» nella raccolta di denaro fresco, in particolare per quanto riguarda le banche piccole e medie. Quelle invece sistemiche a livello di zona euro «sono vicine» al rispetto degli obiettivi, ha detto qui a Bruxelles Andrea Enria, il presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba). «I mercati della raccolta rischiano in futuro di non essere aperti quanto lo sono stati finora», ha poi aggiunto il banchiere centrale a mo’ di avvertimento.
La presa di posizione di Andrea Enria, candidato italiano alla presidenza del Meccanismo europeo di vigilanza bancaria (SSM), giunge mentre la grave incertezza politica in Italia sta mettendo sotto pressione i prezzi delle attività finanziarie, creando il timore di nuove ricapitalizzazioni. In particolare, il banchiere ha messo l’accento sui livelli di Mrel, un nuovo requisito di capitale in grado di assorbire le perdite (il cosiddetto bail in), da usare al momento di una risoluzione bancaria. Dello stesso tenore la dichiarazione di Elke König, presidente del Consiglio europeo di risoluzione bancaria: «Le porte del mercato per il finanziamento delle banche si aprono e si chiudono».
A complicare la raccolta per le banche italiane è l’incertezza politica che sta pesando sui costi di finanziamento, tanto che le istituzioni creditizie italiane stanno emettendo relativamente poche obbligazioni. Intesa Sanpaolo è andata sul mercato in agosto, vendendo un miliardo di euro a cinque anni a un tasso pari a 188 punti base sopra il mid-swap. A titolo di confronto, Crédit Mutuel ha piazzato in settembre un titolo simile per 500 milioni di euro a un tasso di 50 punti base sul mid-swap.
Da Bali, poche ore prima della presa di posizione di Andrea Enria, il direttore finanziario di Intesa Sanpaolo Stefano Del Punta aveva raffreddato le preoccupazioni provocate da alcuni analisti bancari che considerano uno spread tra i rendimenti decennali italiani e tedeschi di 400 punti base (ieri il divario oscillava intorno ai 305 punti) una soglia cruciale: «Non si capisce perché con lo spread a 400 si debbano fare aumenti di capitale: noi certamente non ne abbiamo bisogno».
Il presidente dell’Eba ha lanciato il suo avvertimento durante una conferenza bancaria qui a Bruxelles. Il convegno è stato organizzato in occasione del decimo anniversario del drammatico fallimento di Lehman Brothers nel settembre del 2008. La caduta della banca indusse l’establishment comunitario a una serie di riforme, tra le quali il trasferimento del potere di vigilanza bancaria alla Banca centrale europea e la nascita di un Meccanismo unico di risoluzione bancaria.
Su questo fronte, Ignazio Angeloni, membro dell’SSM, ha precisato che il Meccanismo unico di risoluzione bancaria non è ancora completato. Il fondo ha raccolto 25 miliardi di euro sui 60 attesi, mentre manca ancora un paracadute da utilizzare nel frattempo (i negoziati tra i governi dovrebbero concludersi entro l’anno). Il banchiere centrale ha poi notato che «il regime di insolvenza non è armonizzato a livello europeo, e questo è un problema perché non c’è parità di condizioni nel mercato».