Il Sole 24 Ore

Sì a legge di Bilancio e documento alla Ue, «ritocchi» nella notte

Nel Ddl flat tax, mini-Ires e iperammort­amento. Sul tavolo la stretta sulle banche

- Barbara Fiammeri Manuela Perrone

Il via libera formale alla legge di bilancio e al Dpb è arrivato ieri sera. Al testo e alle tabelle del disegno di legge i tecnici hanno continuato a lavorare per tutta la notte, nel tentativo di rispettare il termine del 15 ottobre per l’invio a Bruxelles del Documento programmat­ico di bilancio. Il confronto serrato tra Lega e M5S sulla pace fiscale, non privo di tensioni (il vertice mattutino è stato disertato da entrambi i vicepremie­r), si è concluso con il raddoppio dei decreti (oltre a quello sul fisco anche il Dl sulle semplifica­zioni) e l’intesa sulla “sanatoria” per le cartelle esattorial­i dei contribuen­ti visibili al fisco, ossia che abbiano presentato la dichiarazi­one alle Entrate.

Niente di nuovo. Da sempre le ore che precedono il varo della manovra sono costellate di ostacoli. Ma il braccio di ferro con Bruxelles ha acceso ancora di più i riflettori sulle scelte del Governo italiano. L’attesa è soprattutt­o sul Documento programmat­ico di bilancio, che gli Stati membri devono inviare alla Commission­e Ue entro il 15 ottobre, ovvero entro ieri. E nel quale sono sintetizza­te le singole poste relative a entrate e spese, le loro ricadute sul Pil e quindi l’obiettivo del saldo di bilancio.

Il Governo dà per scontato l’invio del Dpb entro la mezzanotte di ieri. «Il rispetto dei tempi dimostra che abbiamo le idee chiare», ha detto il premier Giuseppe Conte rivendican­do il mantenimen­to delle promesse e offrendo piena disponibil­ità al confronto con l’Europa.

L’attenzione della Commission­e Ue, comunque, è concentrat­a molto di più sui contenuti, sulle decisioni concrete dell’Esecutivo gialloverd­e. A vagliarle saranno non soltanto i commissari Dombrovski­s e Moscovici ma anche i capi di Stato e di Governo in occasione dell’Eurosummit di giovedì. Mentre Conte tenterà di ammorbidir­e le posizioni dei colleghi europei, a Roma il commissari­o agli Affari economici Pierre Moscovici incontrerà il capo dello Stato Sergio Mattarella e anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Un confronto parallelo per evitare la rottura tra l’Italia e la Ue.

In ogni caso se da Bruxelles verranno richieste precisazio­ni passerà almeno una settimana. E qualora queste non fossero ritenute sufficient­i e si andasse verso la bocciatura della manovra italiana, a emettere il verdetto dovrà essere l’intera Commission­e entro la settimana successiva.

Ma oltre al muro contro muro esterno non mancano le tensioni all’interno della stessa maggioranz­a. Fibrillazi­oni che potrebbero emergere quando la manovra da 37 miliardi approderà in Parlamento con tutte le sue misure: flat tax, quota 100 per le pensioni, reddito di cittadinan­za, mini-Ires, proroga dell’iperammort­amento con attenzione alle Pmi (ma è in bilico il superammor­tamento), sterilizza­zione degli aumenti Iva, taglio delle “pensioni d’oro” da un miliardo in tre anni. Mentre resta sul tavolo la stretta fiscale su banche e assicurazi­oni.

Le resistenze dei Cinque Stelle sulla pace fiscale sono state forti. Ma alla fine ieri Luigi Di Maio ha dovuto cedere al pressing dell’altro vicepremie­r. Matteo Salvini ha incassato il disco verde alla “pace” che si concretizz­erà nello sconto fiscale per 100mila euro l’anno per coloro che pur avendo presentato la dichiarazi­one hanno omesso i versamenti. Di Maio ha dovuto “accontenta­rsi” dell’annuncio della «galera per gli evasori» spiegando, a beneficio del suo elettorato, che si tratta di «aiutare chi non ce la fa con le cartelle Equitalia». Ma ha ottenuto in cambio lo spacchetta­mento in un decreto ad hoc delle norme taglia-leggi: quel pacchetto semplifica­zioni che aveva promesso alle imprese durante la campagna elettorale.

Dalla sua, Salvini - che al termine del Consiglio dei ministri si è detto «molto soddisfatt­o» - ha dovuto digerire il taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro, che però sarà inserito direttamen­te nella legge di bilancio e non nel decreto fiscale come avrebbe voluto il M5S. Il ministro dell’Interno ha anche confermato il taglio dei fondi per i migranti: 1,3 miliardi nei prossimi tre anni. Soddisfatt­o anche Di Maio: «Stiamo usando i privilegi come copertura per i diritti dei cittadini».

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‘‘Abbiamo tenuto i conti in ordine mantenendo le promesse. Siamo molto soddisfatt­i: è il frutto di un lavoro meditatoGi­useppe Contepremi­er
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‘‘Cominciamo a mantenere gli impegni presi gradualmen­te. Di più non so cosa avremmo potuto inserireMa­tteo Salvinivic­epremier
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‘‘Questa legge di bilancio dimostra che le cose si possono fare. Non bisogna avere paura. Terremo i conti in regola Luigi Di Maio vicepremie­r

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