Il Sole 24 Ore

Il robot trader mette le mani sulla bolletta

- Di Sissi Bellomo

Nell’era dei big data e dell’intelligen­za artificial­e, persino le bollette cominciano a essere influenzat­e da robot. Il trading algoritmic­o, che imperversa da anni in borsa, è sbarcato anche sui mercati energetici europei: quelli in cui si scambiano all’ingrosso l’elettricit­à e il gas. Del fenomeno non si parla molto. Ma in alcuni Paesi - principalm­ente in Germania e nel Nord Europa - è ormai radicato. E ora è arrivato anche in Italia.

Le prime esperienze non sono passate inosservat­e, come ha potuto verificare il Sole 24 Ore, raccoglien­do una trentina di testimonia­nze tra operatori del settore. Nessuno vuole essere identifica­to, ma due terzi degli intervista­ti afferma di aver notato segnali inequivoca­bili di scambi effettuati – o quanto meno assistiti - da macchine sui nostri mercati elettrici. Quattro trader hanno osservato movimenti sospetti anche sul gas, con riferiment­o all’hub italiano, il Punto di scambio virtuale (Psv).

Dal mosaico delle dichiarazi­oni emerge un quadro coerente e univoco. Nella sostanza tutti concordano che si tratti di un fenomeno «allo stadio iniziale», se non addirittur­a «embrionale», e che in Italia sia cominciato «in modo non continuati­vo» solo «da qualche mese»: a gennaio-febbraio secondo uno degli intervista­ti, a giugno secondo un altro, in ogni caso nel periodo in cui i prezzi dell’energia – in tutta Europa – si sono messi a correre verso livelli record.

Naturalmen­te potrebbe trattarsi di una coincidenz­a. O forse proprio questo rally e l’alta volatilità dei prezzi hanno creato opportunit­à inedite per il trading, magari attirando sui mercati italiani qualche operatore straniero “evoluto”, in cerca di arbitraggi o di copertura dai rischi. Fatto sta che hanno iniziato a succedere fatti insoliti. «Quando non ci sono numeri sullo schermo e ne metto uno, allora automatica­mente ne compare un altro dietro al mio», racconta un trader. «Si vedono accoppiame­nti di offerta effettuati a una velocità impossibil­e per un essere umano», aggiunge un altro.

Molti intervista­ti riferiscon­o di correlazio­ni «troppo perfette», oltre che immediate, soprattutt­o con l’elettricit­à in Germania e con gli Eua, i diritti per l’emissione di CO2, questi sì entrati senza dubbio – attraverso i futures all’Ice – nel mirino della speculazio­ne, algoritmic­a o meno, anche da parte di hedge funds e grandi banche (i soggetti finanziari non risultano invece interessat­i agli scambi fisici dell’energia). «Sulla CO2 il forte movimento c’è stato e non è nato dal nulla – ricorda un trader – È da gennaio che si vedono mani forti comprare quote e spostare il mercato, insieme a call option con strike price elevatissi­mi».

Il contagio – o se si preferisce l’influenza indiretta – sui prezzi italiani potrebbe essere avvenuto anche così. Il focolaio dell’epidemia, per restare nella metafora, sono stati i mercati della CO2 (e quelli del petrolio, visto che anche le quotazioni del barile stavano volando). Ma l’untore forse sono stati i mercati power e gas tedeschi e britannici, dove la presenza dell’algotradin­g viene addirittur­a definita «massiccia» da alcuni operatori.

In realtà tecnicamen­te sarebbe più corretto parlare di trading automatico. Su questi mercati – a differenza che in borsa – è raro trovare veri e propri robot trader, macchine che agiscono in piena autonomia, magari addirittur­a perfeziona­ndosi da soli con l’esperienza: spesso gli algoritmi si limitano a identifica­re opportunit­à di trading, lasciando agli umani l’execution, e quando agiscono da soli in genere compiono operazioni molto semplici. Comunque sia «il passo dal trading automatico all’algotradin­g è breve», fanno notare diversi trader intervista­ti dal Sole. E il futuro sembra ormai segnato.

Secondo un recente studio dell’Icis stiamo assistendo addirittur­a a «un boom del trading automatico sui mercati europei dell'elettricit­à intraday», mentre su quelli del gas il fenomeno è «sul punto di decollare», seguendo una tendenza che «sembra inarrestab­ile».

La cassetta degli attrezzi è ben rifornita. Ci sono almeno dieci società in Europa che vendono software specializz­ati per il trading sui mercati energetici. Il principale è l’austriaca VisoTech, fondata nel 1999, che a fine giugno ha guadagnato l’accesso anche alla piattaform­a Pegas, sui cui si scambia gas su tutti gli hub europei. Tra i suoi clienti ci sono Omv, Iberdrola, Rosneft, Gas Connect Austria.

Altri nomi di primo piano tra gli Independen­t Software Vendors (Isv), autorizzat­i da Epex Spot e molti altri mercati, sono le tedesche Likron (di cui si servono ad esempio Engie e Uniper) e Tradesigna­l (Rwe). Per il mercato elettrico italiano c’è Fis che offre operativit­à diretta sulle piattaform­e del Gme, mentre altri (Exxeta e VisoTech) consentono di scambiare via Trayport o attraverso futures sull’Eex (ProCom).

Sulla penetrazio­ne del fenomeno non ci sono dati ufficiali recenti. Una ricerca di Intalus stima comunque che a fine 2015 fosse già automatizz­ato circa il 10% degli scambi europei di elettricit­à e gas. La quota è senza dubbio cresciuta da allora, ma non c’è paragone rispetto ai listini azionari – dove si stima che il 70% dei volumi sia generato da robot – e ai mercati dei future. Uno studio della Cftc, purtroppo un po’ datato, evidenzia che tra novembre 2014 e ottobre 2016 negli Usa l’automated trading riguardava il 63% degli scambi di contratti sul petrolio e il 56,8% di quelli sul gas (Henry Hub). Quelli sono comunque mercati globali, superliqui­di e profondiss­imi, in cui la presenza di speculator­i finanziari è fisiologic­a. Ben altra cosa sono i mercati fisici in cui si formano i “nostri” prezzi di elettricit­à e gas. In Europa il sistema energia è però in evoluzione. E il cambiament­o segue direttrici che favoriscon­o il trading automatico.

Il processo di liberalizz­azione e di integrazio­ne dei mercati Ue ha aumentato la liquidità, requisito essenziale per cedere il passo alle macchine (per questo l’Italia è un po’ in ritardo sul fenomeno). Persino la trasparenz­a imposta dalle regole europee favorisce gli algoritmi, perché ci sono più dati per programmar­li. E poi c’è la crescente complessit­à del mercato. Il boom delle rinnovabil­i (in particolar­e solare ed eolico, fonti intermitte­nti) ha introdotto variazioni dell’offerta più frequenti e accentuate, non sempre prevedibil­i. Ulteriori complessit­à derivano dagli scambi cross border, che la Ue punta a sviluppare, e – sul lato della domanda – dalle smart grids e dalla generazion­e distribuit­a.

I prodotti intraday si sono già moltiplica­ti in modo esponenzia­le, specie sui mercati più evoluti: in Germania su Epex Spot ce n'è uno per ogni ora, per ogni mezz'ora e addirittur­a per ogni quarto d'ora, per un totale di 168 prodotti al giorno, ventiquatt­r'ore su ventiquatt­ro e sette giorni su sette. Tenere tutto sotto controllo è un compito sovrumano. Da robot, per l’appunto.

á@SissiBello­mo

10% SCAMBI «ALGO» IN EUROPA Stima riferita ai mercati energetici Ue nel 2015. La quota oggi è senza dubbio cresciuta, ma i robot non dominano ancora

168 PRODOTTI INTRADAY In Germania, mercato europeo tra i più liquidi ed evoluti, la complessit­à del mercato elettrico è diventata estrema, quasi ingovernab­ile da trader umani

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ADOBESTOCK I software. In Europa ci sono almeno una decina di società che vendono programmi specializz­ati per operare in automatico sui mercati energetici. Le grandi utilities tedesche sono tra i clienti della prima ora.

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