Dopo lo scossone in Baviera a tremare è soprattutto la Spd
Il partner della GroKo potrebbe essere tentato di abbandonare la Merkel
Si chiama “arcobaleno” l’incubo che fino a ieri ha reso insonni le notti nella Csu e da oggi angoscia la Cdu di Angela Merkel. Arcobaleno è un nome in gergo politico, sta a indicare un governo senza il colore nero, senza l’Unione cristiano-democratica e il suo partito gemello bavarese, Unione cristiano sociale: verde Die Grünen, rosso Spd, giallo liberali Fdp , viola la sinistra di Linke, senza l’azzurro antracite dell’estrema destra AfD. Schivato di misura dalla Csu in Baviera, il rischio-arcobaleno per quanto estremo riaffiorerà il 28 ottobre quando sarà il turno della Cdu di battersi per mantenere la maggioranza alle elezioni in Assia il prossimo 28 ottobre, dove al momento governa in coalizione con i Verdi ma mettendo la sua bandiera sulla poltrona di primo ministro e di tutti i principali ministeri.
Una Germania multicolore e multipartitica, con Cdu-Csu al centrodestra e Spd al centrosinistra ridimensionati a forze politiche come tante altre, non è dietro l’angolo. Ma i tre partiti dell’establishment e della Grande Coalizione, Cdu-Csu e Spd, sono in crisi da tempo e continuano a perdere consensi dal voto nazionale del settembre 2017, il loro peggiore dal dopoguerra all’epoca della chiamata alle urne ma già superato in peggio da nuove votazioni. Di elezione in elezione Cdu-Csu e Spd vengono messi alle strette da un elettorato che trasversalmente reclama il cambiamento votando ora i verdi ora l’estremismo di destra, alla ricerca di un rinnovamento che dai partiti tradizionali tarda ad arrivare, che sia un cambio di passo generazionale tra giovani e anziani, che sia una rivisitazione di valori, obiettivi, linguaggio. In particolar modo nel centro-sinistra si sta creando una voragine che neanche i Verdi sembrano aver gran voglia di colmare, per non correre il rischio di sprofondare anche loro in quelle sabbie mobili che hanno fatto sparire in un battibaleno l’ex-leader Martin Schulz e ora fanno tremare la leader Andrea Nahles.
Il pericolo che la Csu potesse sprofondare in Baviera sul catastrofico 32% è stato reale fino alle 18:00 della scorsa domenica. E ora è il turno di Angela Merkel, i pronostici sull’Assia non la fanno stare tranquilla: la Cdu potrebbe perdere il 9% e scendere al 29% dal 38% del 2013 mentre ancor peggio potrebbe andare all’Spd, uscito già a pezzi dal voto bavarese (dal 20,6% al 9,7% con un -10,9%), in Assia potrebbe calare dal 30,7% al 23%.
Questi due banchi di prova a livello di Land insidiano la stabilità, già precaria, della Große Koalition a livello federale. Ma per l’Assia tutti sono disposti a mettere le polveri sotto il tappeto e sotterrare l’ascia di guerra. La rimozione del ministro degli Interni Horst Seehofer, dopo il fiasco della Csu alle elezioni in Baviera, è per ora sospesa, rimandata a dopo Hessen, per non creare turbolenza e mettere in difficoltà l’Unione gemella. Anche la leadership di Andrea Nahles è sotto accusa all’Spd ma lasciare la GroKo ora vorrebbe dire perdere la visibilità che danno i ministri alle Finanze e agli Esteri. Così la batosta della Baviera fa abbassare i toni ai perdenti: il governo della Grosse Koalition deve recuperare la fiducia persa, ha detto Angela Merkel, commentando i risultati delle urne bavaresi. Basta litigi, le ha fatto eco il segretario generale Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer, che ambisce al posto di cancelliera. Anche sul fronte Cdu, il 37,2% finale ha rinvigorito chi temeva il peggio: fiducia al momento rinnovata a Markus Söder, ministro-presidente in pectore della Baviera e segretario generale del partito che ieri ha promesso di mettersi subito al lavoro per formare al più presto un governo di coalizione, dall’alto del suo 37,2% e 85 seggi. Se la scelta dovesse ricadere sul fratello minore FW, Freien Wähler, che ha ottenuto consensi all’11,6% (+2,6% dal 2013) e 27 seggi, la maggioranza di 103 su 205 sarebbe raggiunta senza riconoscere ai Verdi l’onore della vittoria, come unico partito ad aver raddoppiato il voto dal 2013.