Verdi, europeisti ma con qualche ambiguità sulle privatizzazioni
Alcuni slogan e obiettivi del programma elettorale firmato Die Grünen (un tomo lungo 100 pagine) non hanno bisogno di chiarimenti, come le pari opportunità tra donne e uomini (un’atout in Baviera contro una Csu che non riconosce quote rosa), più inclusione per gli immigrati, difesa dell’ambiente, tolleranza per tutte le razze e religioni e intolleranza per l’inquinamento. Inequivocabile anche il messaggio fortemente europeista: no a Baviera First, sì un’Europa più unita senza barriere e senza confini. E’ sul programma economico dei Verdi bavaresi guidati dall’energetica e passionale Katharina Schulze e dal più diplomatico e misurato Ludwig Hartmann che si interroga la comunità imprenditoriale e finanziaria tedesca. La Schulze ieri in conferenza stampa ha più volte ripetuto che i verdi sono a favore di una democrazia liberale, ma sono in molti in Baviera a domandarsi se è lo stesso modo di essere liberali come la Csu. Non è chiaro inoltre cosa significhi esattamente un’economia e un’industria ecologica. Per il rispetto dell’ambiente la Germania è pronta a tingersi di verde a prescindere dai Grünen: si dice che non ci sia più un tetto in Germania senza pannello fotovoltaico. Ma altra cosa è frenare il progresso tecnologico e soprattutto il Pil: un dilemma irrisolto sul Dieselgate. Infine, anche all’interno dei verdi bavaresi, qualcosa andrà chiarito tra i giovanissimi che si dicono favorevoli alle privatizzazioni e i meno giovani ai quali pare non dispiaccia qualche nazionalizzazione in più.