Berlusconi ai manager: Premium verso Sky
L’ad del Biscione convoca la prima linea: «Per la pay break even già nel 2019»
La parola definitiva Pier Silvio Berlusconi l’ha detta lunedì, durante una riunione con la sua prima linea. Il vicepresidente e ad di Mediaset ha ufficializzato l’intenzione di esercitare l’opzione di cessione a Sky della società R2: la cessione della “piattaforma” su cui gira Premium.
La parola definitiva Pier Silvio Berlusconi l’ha detta lunedì, nel corso di una riunione convocata ad hoc con la sua prima linea. A quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, parlando con i suoi più stretti collaboratori il vicepresidente e amministratore delegato di Mediaset ha dato ufficialità all’intenzione di esercitare l’opzione di cessione a Sky della società R2: la cessione della “piattaforma” su cui gira Premium. Come anticipato sul Sole 24 Ore di venerdì scorso, la finestra per l’opzione si apre l’1 novembre e l’intenzione di Mediaset sarebbe di esercitarla subito o comunque nei primi giorni del mese.
«Ultima tappa, missione compiuta» ha esordito Pier Silvio Berlusconi davanti ai suoi collaboratori. La cessione della R2 controllata al 100% da Mediaset, avrebbe spiegato l’ad ai suoi, va inquadrata come l’ultima tappa di un processo che ha visto il cambiamento radicale dell’assetto di Premium, nel solco di quella digital transformation della pay tv annunciata nel piano “Mediaset 2020” di Londra, necessario «dopo il dannosissimo voltafaccia di Vivendi». In effetti, Premium nel 2016 era stata ceduta al 100% e inserita nell’orbita di Vivendi-Telecom. Ma dopo la rottura a sorpresa, Mediaset ha dovuto correre ai ripari in emergenza lanciando a Londra il progetto “light pay tv” con la possibilità di rinunciare al calcio. Cosa diventata realtà dopo la conquista da parte di Sky dei diritti per la Champions ed Europa League per il triennio 20182021 e, ancora di più, dopo l’asta dei diritti per la Serie A con condizioni giudicate da Cologno troppo dure. Risultato: la fuga dal calcio pay per Mediaset è diventata realtà ed è iniziato il “reshaping” della pay tv.
Durante la riunione l’ad di Mediaset sarebbe poi stato didascalico anche con i suoi collaboratori nel ripetere il perimetro in cui ci si muove, con una vendita che non riguarda Premium, ma l’infrastruttura su cui poggia il tutto. Mediaset, insomma, resta editore dei canali cinema e serie a pagamento visibili su tutte le piattaforme e continuerà ad avere la titolarità degli abbonati. Quello di cui il Biscione non si occuperà più è la parte gestionale. Il tutto all’interno di un accordo complessivo, siglatoil 30 marzo, con vantaggi per Mediaset come per Sky. I canali di cinema e serie Premium sono diventati visibili sulla piattaforma Sky e i canali free di Mediaset lo diventeranno da gennaio 2019 (Canale 5 lo è già). Il che significa più prodotto per gli abbonati Sky e maggiore audience per Cologno oltre ai benefici economici (impatto positivo sull’Ebit per 60-70 milioni l’anno). Sky, dal canto suo, ha potuto lanciare la sua offerta sul digitale terrestre e con un reverse outsourcing agreement passerà a ospitare l’offerta pay di Premium dopo il closing. Conditio sine qua non è comunque l’ok incondizionato dell’Antitrust. E il passaggio è variabile sicuramente delicata.
L’ad Mediaset con i suoi ha intanto parlato di «un’operazione virtuosa» con effetti positivi sul bilancio consolidato di Mediaset «senza impatti né sull’occupazione né sui nostri abbonati». In questo modo «l’area Premium chiuderà il 2018 con risultati molto migliori del previsto». Raggiungendo «già nel 2019 l’equilibrio definitivo promesso al mercato per il 2020». Il che, dalle parole dell’ad Mediaset, sembrerebbe voler dire il tanto atteso break even.