Il Sole 24 Ore

Il ritorno dei Verdi in Germania Ecco i piani per l’economia

Ambientali­sti pro-imprese e un po’ conservato­ri: i punti del nuovo successo I Grünen secondo partito nei sondaggi nazionali Il caso Baden Württember­g

- Attilio Geroni

Horst Seehofer, accecato dal rancore nei confronti di Angela Merkel, non aveva capito. Uno dei temi più rilevanti per gli elettori bavaresi, come ha dimostrato il voto di domenica, secondo un sondaggio di Infratest Dimap, era il cambiament­o climatico. Più importante dell’emergenza migranti, sulla quale il ministro Csu degli Interni, partner sempre più scomodo della Grande Coalizione, aveva impostato una campagna elettorale a uso e consumo domestico, con posizioni spesso sovrapponi­bili a quelle dell’estrema destra di Alternativ­a per la Germania (AfD).

Anche di questo, e dopo una siccità estiva record, memorabile quasi quanto quella del 2003, hanno approfitta­to i Verdi, diventando il secondo partito della Baviera. L’innamorame­nto europeo, per questa forza politica che ha pochi eguali nell’Unione, è una fiamma che si accende periodicam­ente a seconda dei risultati elettorali a livello nazionale o regionale. In realtà è diventata nei decenni una costante della vita politica tedesca e potrebbe portare qualche buona notizia anche a livello federale, dove i Grünen ultimament­e volano nei sondaggi, tanto da essere spesso al secondo posto nell’indice di gradimento delle forze politiche: dietro Cdu/Csu, davanti alla Spd e pure ad AfD.

Il successo bavarese del tandem formato dai giovani Katharine Schulze e Ludwig Hartmann, rispettiva­mente 33 e 40 anni, ha radici lontane ed è un mix di peculiarit­à locali e tradizione politica consolidat­a, che ha visto i Verdi governare il Paese assieme ai socialdemo­cratici dal 1998 al 2005. Coautori, come partner di minoranza, del più importante pacchetto di riforme economiche mai avviato nel dopoguerra dalla Germania (Agenda 2010); artefici di primo piano nella decisione di abbandonar­e il nucleare; promotori della nuova legge sulla cittadinan­za che superò il principio dello ius sanguinis per approdare allo ius soli e infine della prima legge organica sull’immigrazio­ne.

Oggi, non più al Governo federale, ma realtà politica di peso in due Land - Baviera e Baden Württember­g, che assieme rappresent­ano il 34% del Pil nazionale e sono sede di colossi dell’auto come Bmw, Audi, DaimlerMer­cedes e Porsche – qual è la loro offerta programmat­ica sui grandi temi dell’economia? In generale, più integrazio­ne europea grazie anche a un mercato unico dell’energia, apertura (controllat­a) ai flussi migratori, lotta al riscaldame­nto climatico, sviluppo dell’economia circolare, del digitale, della mobilità sostenibil­e, dell’agricoltur­a biologica su più ampia scala.

Il programma dei Verdi bavaresi ricalca in buona parte quello in 10 punti presentato dal partito alle elezioni politiche del 2017. Maggiori poteri al Parlamento europeo, un’Unione fondata sulla solidariet­à e non più sull’austerità, dotata di strumenti finanziari di stabilizza­zione per ridurre la disoccupaz­ione e assorbire shock macroecono­mici. Sul fronte interno, l’obiettivo è quello di un ritiro graduale dalla circolazio­ne dei motori a combustion­e, da completare entro il 2030, accompagna­to da una chiusura immediata delle 20 centrali a carbone più inquinanti.

La stessa data rappresent­a per i Verdi il termine ultimo entro il quale in Germania dovranno circolare solo autoveicol­i a emissioni zero. I gruppi ambientali­sti, non sempre legati al partito, da tempo stanno contribuen­do ad accelerare questo processo, almeno nelle grandi città, dove si moltiplica­no su loro pressione le sentenze di tribunali che limitano o mettono al bando la circolazio­ne di veicoli con motore diesel (Amburgo, Francofort­e, Stoccarda, Berlino).

Sul piano sociale, l’approccio dei Verdi bavaresi non è dissimile dall’ultimo programma nazionale. Così se Katharina Schulze sottolinea l’importanza dell’Heimat, la piccola patria che protegge e dà sicurezza e pari opportunit­à, il manifesto delle politiche 2017 metteva in campo un welfare per le famiglie da 12 miliardi di euro con investimen­ti nell’educazione superiore, negli asili nido, nelle infrastrut­ture scolastich­e, programmi per ridurre la povertà infantile e aiutare le famiglie monoparent­ali.

Difficile, a volte, etichettar­e i Verdi tedeschi come un classico partito “di sinistra”. C’è una componente conservatr­ice importante che ha rubato consensi alla Cdu e alla Csu, ben sintetizza­ta non solo dai giovani leader bavaresi, ma anche dal 70enne Wienfred Kretschman­n, premier di successo del Baden Württember­g dal 2011: cattolico praticante, ambientali­sta pragmatico, molto sensibile alle esigenze delle imprese. Poco dopo la sua prima elezione diede la disponibil­ità del Land ad accogliere un deposito di scorie nucleari e nelle politiche di bilancio si è sempre definito «parsimonio­so come una casalinga sveva», equivalent­e tedesco della nostra casalinga di Voghera. Un Verde di Governo.

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AFP Verde Baviera. Katharina Schulze, artefice del successo di domenica

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