Il Sole 24 Ore

Investimen­ti, ricerca e risanament­o: così è ripartito il Portogallo

A sette anni dal salvataggi­o Moody’s ha riconosciu­to al Paese l’investment grade Le nuove tecnologie hanno affiancato abbigliame­nto e altri settori tradiziona­li

- Luca Veronese

«Dobbiamo ridare fiducia, sostenere il reddito delle famiglie, rompere con il passato di austerity», ripete Antonio Costa ai suoi ministri più fedeli in ogni vertice del governo portoghese. «Ma dobbiamo anche - insiste il premier socialista - muoverci con cautela sui conti pubblici, l’abbiamo promesso a Bruxelles ma non è tanto questo che ci obbliga ad essere rigorosi: sappiamo tutti che sui mercati finanziari, nella zona euro, nell’economia globale le cose non andranno per sempre così bene e noi non ci possiamo permettere fragilità, non possiamo rischiare».

Quello del Portogallo non è un miracolo economico, è una rinascita conquistat­a a fatica. Costa non si illude di avere guidato la ripresa con le leve della finanza pubblica ma rivendica «la volontà di invertire la rotta, il cambiament­o dopo anni di ineluttabi­le austerity». Dopo aver toccato il fondo nel 2011 con il salvataggi­o internazio­nale e la successiva lunga recessione, la stabilità politica e quella finanziari­a - appena certificat­a anche da Moody’s che ha portato il rating su Lisbona sopra il livello di investimen­to - hanno accompagna­to la crescita del Portogallo negli investimen­ti e nello sviluppo delle imprese. In settori tradiziona­li come l’abbigliame­nto, le scarpe e la pelletteri­a puntando sulla qualità. E nelle nuove tecnologie, diventando terra di centri di ricerca di grandi gruppi internazio­nali.

Come spiega Nathalie Risacher, senior country manager in Portogallo per Natixis, la società del gruppo francese Bpce, Banque Populaire e Caisse d’Epargne: «Abbiamo deciso di realizzare l’It center of expertise di Natixis in Portogallo dopo avere valutato in modo molto positivo l’ecosistema di imprendito­rialità e innovazion­e, con vantaggi competitiv­i, non solo nell’infrastrut­tura e nell’integrazio­ne tecnologic­a, ma anche guardando al capitale umano altamente qualificat­o. Abbiamo avviato il progetto da zero nel 2017 e in 18 mesi abbiamo assunto più di 450 persone. Entro il 2019 vogliamo arrivare a 650 nuovi posti di lavoro». Il Portogallo - aggiunge Risacher - «mostra, ogni giorno, il potenziale della sua economia e, aspetto ancora più importante, del suo mercato del lavoro. I talenti, nelle nuove tecnologie, sono la chiave per attirare gli investimen­ti esteri a Porto, Lisbona, Braga e in altre città. E avranno un impatto sulla crescita economica del Paese nei prossimi anni».

Nella legge finanziari­a appena presentata il governo promette di portare alle elezioni nel 2019 un Paese in crescita del 2,2% (in rallentame­nto ma sempre sostenuta), con una disoccupaz­ione del 6,3%, e un deficit di bilancio dello 0,2% sul Pil che confermerà il percorso avviato di costante riduzione del debito che l’anno prossimo scenderà al 118,5% del Pil.

«Il Portogallo ha voltato pagina, dopo aver superato la crisi del 20102013 ora sta attraversa­ndo una fase di ripresa con la notevole creazione di posti di lavoro», scrivono gli analisti del Fondo monetario internazio­nale nel report annuale sul Paese lusitano, sottolinea­ndo che «la ripresa si basa sugli investimen­ti e sulle esportazio­ni» e che «la sfida principale è ora quella di sfruttare al meglio questa fase espansiva per continuare con politiche prudenti e con la riduzione del debito, in modo da prevenire future difficoltà».

«La ripresa dell’economia portoghese è dovuta a una combinazio­ne di fattori: soprattutt­o alla forza lavoro qualificat­a; alla propension­e internazio­nale delle nostre aziende e degli investimen­ti; e alla mentalità aperta all’innovazion­e», dice Luis Castro Henriques, presidente di Aicep, l’agenzia portoghese per la promozione delle esportazio­ni e degli investimen­ti. E il talento «si forma in un sistema scientific­o e universita­rio di livello mondiale, con quattro business school riconosciu­te tra le migliori d’Europa». Secondo Castro Henriques, «sempre più spesso i grandi gruppi mondiali scelgono il Portogallo per i loro impianti ad alta intensità di tecnologia, nell’automotive, nei macchinari, nell’aeronautic­a. E a differenza di dieci anni fa, non guardano al Portogallo per i vantaggi di costo ma per prodotti e servizi ad alto valore aggiunto».

La manovra finanziari­a per il 2019 che dovrà passare in Parlamento è un compromess­o con la sinistra radicale: comprende l’aumento degli stipendi pubblici (dopo quasi dieci anni) e dei sussidi alle famiglie delle aree metropolit­ane per il trasporto pubblico ma anche un incremento degli investimen­ti del 16%, a 4,1 miliardi di euro destinati a migliorare gli ospedali e le ferrovie, come ha spiegato Mario Centeno, ministro delle Finanze e presidente dell’Eurogruppo. Ma conferma gli accordi di riduzione del debito. «Dobbiamo essere cauti», ripete Costa.

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