Il Sole 24 Ore

Ai cantieri 3,4 miliardi nel 2019 Ridotti gli incentivi per «4.0»

Proroga al ribasso per l’iperammort­amento, stop al «super» - Dal bilancio statale 15,4 miliardi aggiuntivi in tre anni, fondo infrastrut­ture raddoppiat­o - Riforma appalti a novembre

- Carmine Fotina Giorgio Santilli

Il governo gialloverd­e conferma di puntare sul rilancio degli investimen­ti pubblici per sostenere la crescita e nel Documento programmat­ico di bilancio trasmesso a Bruxelles mette su carta le risorse aggiuntive da erogare nel triennio: per le opere «nazionali» 2.187 milioni nel 2019, 3.019 nel 2020 e 3.503 nel 2021; per le opere «locali» 1.276 milioni nel 2019, 2.642 nel 2020 e 2.919 nel 2021.

In questi finanziame­nti a Regioni, province e comuni sono comprese anche le risorse sbloccate con l’accordo in conferenza StatoRegio­ni di lunedì che sblocca 4,2 miliardi. In totale, per il 2019 ci saranno 3,4 miliardi aggiuntivi, per il 2020 5,6 miliardi, per il 2021 6,4 miliardi.

Nel triennio 15,4 miliardi aggiuntivi che la legge di bilancio dovrebbe consentire di attivare tutti subito. Bisognerà leggere con attenzione norme e tabelle della legge di bilancio ma questa è stata la prassi degli ultimi anni. I fondi saranno cioè impegnabil­i o appaltabil­i subito, anche se le erogazioni dovranno poi seguire il cadenzamen­to previsto per anno. Soprattutt­o per le opere maggiori - dove il cantiere dura più anni - questo consente di avviare subito le risorse utilizzabi­li poi su una cadenza pluriennal­e.

Queste risorse dovrebbero andare a potenziare il fondo infrastrut­ture di Palazzo Chigi che può contare su 5.115 milioni per il 2019, 5.180 milioni per il 2020 e 5.180 per 2021, complessiv­amente 15,4 miliardi. Quindi in sostanza, il governo raddoppia le risorse disponibil­i senza contare che ci sono da spendere ancora circa 2450 milioni delle annualità 2017-2018.

Partita diversa è quella che potrebbe essere attivata - questo almeno l’auspicio del governo che ha riunito la scorsa settimana la cabina di regìa - dall’accelerazi­one dei piani di investimen­to delle società partecipat­e dallo Stato. Qui fare cifre non è possibile anche se da varie voci del governo si era parlato di una cifra intorno agli otto miliardi.

Resta il nodo delle regole. Ieri il vicepremie­r Matteo Salvini, parlando all’assemblea dell’Ance, ha detto che la riforma degli appalti dovrebbe arrivare a novembre. A questo testo sta lavorando, in coordiname­nto con Palazzo Chigi, il ministro delle infrastrut­ture, Danilo Toninelli, che pure ieri dallo stesso palco ha confermato il varo a breve delle norme.

Nella manovra anche il fronte degli investimen­ti privati che è invece costituito da un mix di interventi di segno diverso. All’abolizione dell’Ace (aiuto alla crescita economica) si risponde con la mini-Ires per gli utili reinvestit­i per macchinari e assunzioni stabili, ma solo a patto che siano incrementa­li rispetto ai costi sostenuti nel 2018. Al tempo stesso però si modifica, riducendon­e la portata, il programma di maxi-ammortamen­ti per l’acquisto o il leasing di beni strumental­i. Il superammor­tamento, che incentiva la spesa in macchinari tradiziona­li, si fermerà a fine anno. Sarà invece prorogato l’”iper” che oggi consente la maggiorazi­one dell’ammortamen­to del 150% ( quindi costo ammortizza­bile totale del 250%) per beni legati alla digitalizz­azione 4.0.

Una delle tabelle del Documento programmat­ico di bilancio inviato a Bruxelles segnala la proroga per il 2019, ma con costo ammortizza­bile totale del 175% (quindi con maggiorazi­one limitata al 75%). Il beneficio sui software scenderebb­e dal 140% al 120%. La netta riduzione sui macchinari digitali dovrebbe essere una media dello schema digressivo ideato per favorire di più gli investimen­ti di taglia inferiore (quindi, in genere, quelli delle Pmi). Le aliquote dello schema sarebbero scese dalle quattro inizialmen­te ipotizzate a tre: “iper” al 250% fino a 2,5 milioni, 200% fino a 10 milioni, 150% fino a 20 milioni.

Ma le aliquote non sono l’unica incognita. Dopo il consiglio dei ministri il governo ha annunciato sgravi fiscali per l’assunzione (probabilme­nte a tempo) di manager che si dedicano all’innovazion­e. Una misura che potrebbe sostituire il credito di imposta per la formazione 4.0, in scadenza a fine anno.

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