Rifiuti incendiati, il nodo smaltimento Da Milano a Anzio i no agli impianti
A Milano l’Arpa ha rassicurato sugli inquinanti anche se l’aria era pesante A Mantova bloccata la riapertura della cartiera e del suo inceneritore
Per capire perché i rifiuti riciclabili si accumulano; perché questo accumularsi dà spazio alla malavita; perché poi i rifiuti riciclabili si incendiano come per caso, e i cittadini respirano diossine a pieni polmoni, è sufficiente andare a Mantova. Oppure a Milano. Oppure ad Ancona. O a Monselice .Oppure ad Anzio. Il no alla costruzione degli impianti che chiudono l’ultima parte del ciclo dei rifiuti paralizza il riciclo e intossica i polmoni.
Luned’ì e ieri molti milanesi hanno sofferto i disagi di un incendio di un deposito abusivo di 16mila metri cubi di materiali plastici andato a fuoco domenica sera alla periferia Nord di Milano. L’Arpa ha rassicurato sugli inquinanti nell’aria, ma anche se non c’erano veleni in molte zone del Milanese l’aria è stata a lungo insopportabile. Pochi giorni prima i vigili di Milano avevano scoperto quello stoccaggio e come per caso non appena è stata avviata l’indagine e la richiesta di sgombero il capannone è andato in fumo.
Ieri a Radio24 alla trasmissione EffettoGi orno ilp residente dell’ Asso ambiente Chicco Testa è stato intervistato da Laura Bett inie ha ricordato che «la raccolta differenziata è uno strumento non il fine.Nelle nostre case differenziamo, ma poi è necessario accettare e non contrastare impianti che accolgano e lavorino questi rifiuti». Il mercato è intasato di rifiuti riciclabili che non trovano destinazione. C’è un tappo in fondo alla catena del riciclo. E in questo tappo prospera la malavita, che agli inconsapevoli imprenditori con problemi complessi offre soluzioni facili come una tanica di benzina e un accendino.
Il caso di Mantova: è bloccata la storica cartiera Burgo che dovrebbe riciclare la carta che noi cittadini separiamo nell’apposito bidone. I comitati del no sono riusciti a bloccare la riapertura della cartiera e del suo inceneritore.
Milano: il Tar ha bloccato l’uso dei fanghi in agricoltura introducendo limiti di fantasia proposti da chi ha l’interesse di paralizzare il mercato. È servito un decreto per sbloccare i depuratori che stavano per spegnersi.
Ancona: la Regione Marche ha vietato la combustione di rifiuti, i quali così vanno smaltiti nelle regioni adiacenti, come per esempio in Abruzzo.
Monselice (Padova): gruppi di cittadini contestano l’uso di “css”da carta e plastica come combustibile pulito del cementificio, cioè preferiscono che il forno di cementeria usi l’inquinante coke di petrolio.
Anzio (Roma): no all’impianto che deve produrre biogas dalla fermentazione di residui agricoli e organici.
Nel frattempo la Regione Lazio ieri ha prorogato l’esportazione in Abruzzo dei rifiuti che non riesce a smaltire; andranno negli impianti Aciam. Il presidente Nicola Zingaretti ha annunciato un piano che parla di “rifiuti zero” e di economia circolare che prevede la chiusura dell’inceneritore di Colleferro, la valvola di sicurezza del Lazio.