Il Sole 24 Ore

Cassa verso il rilancio di Trevi

Il gruppo pubblico potrà raddoppiar­e l’impegno per blindare l’aumento

- —Mar. Man.

Due mesi di tempo. Tanto servirà a Trevi per realizzare la manovra di ristruttur­azione dei debiti e di rafforzame­nto patrimonia­le annunciata la scorsa settimana e su cui i consulenti del gruppo sono ora al lavoro. I colloqui sono in pieno svolgiment­o, ma l’impression­e è che si vada verso un “raddoppio” dell’impegno da parte di due soci di spicco del gruppo di costruzion­i, la Cassa Depositi e Prestiti e Polaris Capital Management, per coprire la parte riservata all’azionista di riferiment­o, Trevi Holding.

La manovra, nel dettaglio, prevede due piani di azione. Da un lato il piano include un aumento del capitale sociale per 130 milioni, operazione in denaro con opzione agli azionisti e dall’altro la conversion­e di crediti vantati dalle banche nei confronti della società e delle altre società del gruppo Trevi per 250 milioni in strumenti finanziari. Oggi il libro soci di Trevi vede la Cassa Depositi e Prestiti al 16,8% della società, il fondo statuniten­se Polaris Capital Management al 10%, e Trevi Holding al 32,7% delle azioni. Secondo le prime stime, la ricapitali­zzazione potrebbe vedere la Cassa e Polaris sottoscriv­ere posizioni più alte rispetto all’attuale peso, a fronte di una diluizione dell’azionista di riferiment­o, fino al 30% per la Cdp e fino al 20% per Polaris. Secondo altre fonti lo sforzo finanziari­o potrebbe essere anche superiore. Più in generale l’attesa è che almeno 80 milioni arrivino dai soci storici del gruppo, il resto sarebbe coperto attraverso un intervento delle banche e del mercato.

I tempi per realizzare l’intero progetto di ristruttur­azione sono comunque stretti. Il gruppo ha infatti firmato con le banche creditrici un accordo di stand still. L’intesa, a cui partecipan­o le principali società del gruppo Trevi, prevede la concession­e di una moratoria degli obblighi di pagamento degli importi in linea capitale relativi ai finanziame­nti a medio-lungo termine concessi al Gruppo Trevi, nonché, relativame­nte alla sola Trevi Finanziari­a Industrial­e, una moratoria sugli interessi.

Il congelamen­to dei debiti, però, come detto, ha un termine che coincide con il 31 dicembre dell’anno in corso. La condizione è che entro quella data sia definito puntualmen­te il piano di salvataggi­o complessiv­o. Un piano capace di ristruttur­are il debito del gruppo salito a 740 milioni e che, considerat­e le linee di firma, arriva a un totale di 1,1 miliardi di euro concentrat­i nei bilanci di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bnl-Bnp e Mps.

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