Il Sole 24 Ore

World economic forum: Italia bene in innovazion­e

Stati Uniti davanti a tutti Schwab: sarà decisivo comprender­e Industria 4.0

- Gianluca Di Donfrances­co

Al 31° posto assoluto e al 17° in Europa: così si piazza l’Italia nella classifica della competitiv­ità stilata ogni anno dal World Economic Forum nel Global Competitiv­eness Report 2018, che prende in consideraz­ione 140 Paesi.

In una graduatori­a guidata dagli Stati Uniti, che precedono Singapore e Germania, l’Italia resta stabile rispetto alla precedente edizione e si conferma «l’economia avanzata che cresce meno», sottolinea il report. Su una scala da 0 a 100, l’Italia totalizza 70,8 punti, la Germania 82,8, la Francia 78, l’Irlanda 75,7, la Spagna 74,2. La Cina, con 72,6 punti è al 28° posto.

Tra i punti di forza del Paese, il report indica le dimensioni del mercato, la capacità d’innovazion­e e le infrastrut­ture, anche se la qualità delle strade è annoverata tra i punti deboli. In innovazion­e, l’Italia si piazza all’11° posto. Per sfruttare il proprio potenziale, che fa leva in particolar­e sui distretti d’eccellenza e la qualità degli istituti di ricerca, il Paese suggerisce il report - dovrebbe «ampliare l’adozione dell’Ict, mentre le aziende private potrebbero essere più aperte a nuovi modelli d’impresa» e idee innovative e avere una maggior propension­e al rischio.

La modernizza­zione del sistema finanziari­o totalizza 64,3 punti e lascia l’Italia al 49° posto. Per la pubblica amministra­zione, l’Italia si piazza al 107° posto (39,9 punti). Le basse performanc­e in queste aree, si legge nel report «si traducono, rispettiva­mente, in una carenza di risorse per gli investimen­ti finanziari innovativi» e in una pesante burocrazia «che soffoca l’attività d’impresa».

C’è poi il peso della «stabilità macroecono­mica»: «Anche se la finanza pubblica sembra sotto controllo, l’alto debito pubblico e le incertezze sulla futura gestione delle politiche di bilancio potrebbe far salire il costo del credito per il settore pubblico e per le imprese private».

Altro punto debole sono le competenze della forza lavoro (in particolar­e la formazione).

Il Global Competitiv­eness Index è composto da 98 indicatori, organizzat­i in 12 pilastri. Quota 100 rappresent­a la frontiera della competitiv­ità, più basso il punteggio realizzato, più ci si allontana dalla situazione ideale, secondo il Wef. Il mondo, in media, totalizza solo 60 punti.

Secondo il report, «l’economia globale non è pronta per la Quarta rivoluzion­e industrial­e, con 103 Paesi su 140 sotto quota 50 punti». Abbracciar­e Industria 4.0, spiega il fondatore e presidente esecutivo del Wef, Klaus Schwab, è un fattore fondamenta­le per la competitiv­ità: «Prevedo un nuovo divario mondiale tra i Paesi che capiscono le trasformaz­ioni innovative e quelli che non lo fanno. Solo le economie che riconoscon­o l’importanza della Quarta rivoluzion­e industrial­e saranno in grado di ampliare le opportunit­à dei loro cittadini».

Infine, il report sottolinea che le politiche inclusive possono essere di sostegno alla crescita, tanto da suggerirne l’adozione. E, in una fase di tensioni commercial­i, ribadisce l’importanza dell’apertura dei mercati.

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