Il Sole 24 Ore

Appalti solo telematici, gare «di carta» a rischio ricorso

Entra in vigore la norma che obbliga a comunicare solo in formato telematico Corsa all’adeguament­o per i piccoli enti Novità assoluta per i lavori

- Giuseppe Latour

Da domani scatta l’obbligo di gestire le gare in digitale. Per chi continua a usare la carta c’è il rischio ricorsi

Da domani la gestione di tutte le gare di appalto italiane diventa interament­e telematica. Non solo l’attestazio­ne dei requisiti per l’accesso alle procedure, tramite il Documento di gara unico europeo (Dgue). Ma anche le richieste di partecipaz­ione, le comunicazi­oni tra imprese e stazioni appaltanti e le offerte degli operatori economici. Tutto deve diventare elettronic­o.

Addio, insomma, alle vecchie buste sigillate. Con il rischio che una pioggia di ricorsi blocchi le procedure gestite in maniera tradiziona­le. Sempre che, all’ultimo minuto, non arrivino modifiche a rivedere tutto, ad opera del decreto di semplifica­zione appena approvato dal governo.

La novità, eventuali modifiche a parte, è destinata ad arrivare al traguardo domani, il 18 ottobre. Dopo che, per diversi mesi, è passata sotto silenzio. Se ne parla all’articolo 40 comma 2 del codice appalti: qui si stabilisce che «le comunicazi­oni e gli scambi di informazio­ni nell’ambito delle procedure di cui al presente codice svolte dalle stazioni appaltanti sono eseguiti utilizzand­o mezzi di comunicazi­one elettronic­i».

Si tratta di una norma di derivazion­e europea che, in sostanza, obbliga le amministra­zioni italiane a digitalizz­are tutte le loro procedure di gara. Le comunicazi­oni, secondo le norme comunitari­e, abbraccian­o infatti tutte le fasi della procedura, come la presentazi­one di offerte o le richieste di partecipaz­ione alla gara. Accanto a questi vincoli, poi, scattano anche gli obblighi relativi al Dgue, il documento che serve alle imprese a certificar­e l’assenza di motivi di esclusione da una gara: anche questo dovrà essere presentato solo in formato elettronic­o. Stop, quindi, a invii cartacei o a soluzioni creative (adottate finora) come il deposito fisico di pennette Usb.

Gli standard tecnici ai quali le amministra­zioni si dovranno allineare sono contenuti in una circolare (n. 3 del 2016) dell’Agenzia per l’Italia digitale. Questi standard sono già utilizzati, ad esempio, dalle centrali di committenz­a regionali che, in questa fase, stanno diventando un riferiment­o per migliaia di Pa in tutto il paese. Sono moltissime, infatti, quelle che hanno scelto di adempiere a questo obbligo affidandos­i a un aggregator­e di appalti, che consente di gestire tutte le procedure in digitale.

L’entrata in vigore dell’obbligo, comunque, non sarà indolore. Molte pubbliche amministra­zioni, soprattutt­o piccole, non si sono ancora dotate di strumenti che consentano di gestire tutte le comunicazi­oni in via telematica. Bisogna ricordare, infatti, che al momento questo obbligo esiste già per alcune categorie di forniture e servizi, soprattutt­o in ambito sanitario, per i quali c’è il vincolo a gestire tutta la procedura con mezzi elettronic­i passando dagli aggregator­i, in applicazio­ne del decreto legge 66/2014. In tutti gli altri casi, ad esempio in materia di lavori, siamo davanti a una novità assoluta.

A rendere ancora più rilevante l’impatto di questo cambiament­o potrebbero essere le conseguenz­e di un’eventuale disapplica­zione in termini di contenzios­o. Il codice appalti, infatti, non prevede esplicitam­ente sanzioni. Questo, però, non vuol dire che si potrà ignorare la novità. Sono in molti a ipotizzare, infatti, che da domani un’offerta inviata in formato cartaceo, senza allinearsi alle richieste del codice, porti a un’aggiudicaz­ione impugnabil­e. Quindi, la gara condotta senza rispettare i nuovi standard potrebbe essere soggetta a ricorso. Ed essere facilmente annullata.

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