Il Sole 24 Ore

I troppi rischi dell’ennesima imposta sostitutiv­a

- Dario Deotto

La prospettat­a previsione di una dichiarazi­one integrativ­a speciale, ammissibil­e fino al terzo di quanto dichiarato con l’ulteriore limite quantitati­vo di 100mila euro, a cui applicare un’imposta sostitutiv­a al 20%, può generare problemati­che da valutare attentamen­te.

La prima questione è comprender­e la “latitudine” dell’imposta sostitutiv­a, ossia quali sono le imposte destinate a essere sostituite. La problemati­ca più rilevante è quella dell’Iva, per la quale vanno fatte riflession­i non solo nell’ottica unionale, ma anche per le disomogene­ità che si creerebber­o a seconda che l’integrazio­ne venga svolta da un imprendito­re o da un soggetto “privato”. C’è poi la questione delle società di persone e dei soci, che vengono ordinariam­ente assoggetta­ti a imposizion­i diverse, ma che risultano legati dal vincolo della trasparenz­a.

Ma, più in generale, ha senso assoggetta­re i nuovi imponibili a un’imposta sostitutiv­a (l’ennesima, che rende ancora più frammentar­ia la progressiv­ità dell’Irpef) quando i redditi “a monte” sono stati assoggetta­ti a imposte ordinarie? Questo potrebbe portare anche a problemati­che in sede di successivo controllo.

Infine la tempistica: annunciare una sanatoria quando ci sono dichiarazi­oni ancora da presentare non è un’idea molto brillante.

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