Manovra, sforbiciata a Industria 4.0
La pressione fiscale non scende: conto salato per banche e imprese Con 15,4 miliardi aggiuntivi raddoppiato il fondo infrastrutture 2019-2021
Il governo gialloverde conferma di puntare sul rilancio degli investimenti pubblici per sostenere la crescita e nel Documento programmatico di bilancio trasmesso a Bruxelles mette nero su bianco le risorse: 15,4 miliardi aggiuntivi nel triennio, attivabili tutti subito. In sostanza raddoppiano le risorse disponibili.
Nella manovra anche il fronte degli investimenti privati, costituito da un mix di interventi di segno diverso: all’abolizione dell’Ace si risponde con la mini-Ires per gli utili reinvestiti per macchinari e assunzioni stabili, ma solo se incrementali rispetto al 2018. Si riduce la portata del programma di maxi-ammortamenti per acquisto o leasing di beni strumentali: il superammortamento si fermerà a fine anno, mentre viene prorogato per il 2019 l’”iper” sui beni legati alla digitalizzazione 4.0, ma con tre sole aliquote: al 250% fino a 2,5 milioni, 200% fino a 10 milioni, 150% fino a 20 milioni.
La manovra non diminuirà la pressione fiscale: il 68,8% delle coperture aggiuntive rispetto al deficit arriva da maggiori entrate, lasciando ai tagli di spesa solo 3,6 miliardi. E nel capitolo delle entrate tocca a imprese e banche il ruolo da protagoniste: arriva da loro almeno il 79,5% tra aumenti per 6,4 miliardi dal settore finanziario e addio all’Ace. Tagli ai ministeri per 2,5 miliardi e niente fondi per i contratti Pa.
Una manovra «pericolosa e ingiusta», che mette a rischio «la permanenza dell’Italia nell’euro». Una manovra dalla quale è «assente la parola lavoro» e «le cui prime vittime saranno i giovani e le donne». Una manovra che «aumenta la spesa corrente nel triennio da 728 miliardi a 779, aumento che non creerà crescita».
Il Pd, con il segretario Maurizio Martina, boccia sonoramente la legge di bilancio M5s-Lega. Giudizio negativo anche da Fi: «Il reddito di cittadinanza è immorale», dice Antonio Tajani.