Il Sole 24 Ore

Plastica made in Italy sotto l’attacco della Ue

Il 23 ottobre voto sulla direttiva per l’usa-e-getta Le imprese in allarme

- Jacopo Giliberto

La stretta minacciata dall’Europa sulla plastica usa e getta (plastica monouso) allarma le imprese italiane. Piatti e forchettin­e di polistirol­o; bastoncini cotonati di poliestere; cannucce di polietilen­e: questi alcuni dei prodotti che potrebbero finire al bando in maniera definitiva e totale da una apposita direttiva Ue per la difesa del mare. Il provvedime­nto colpirebbe un settore importante dell’economia italiana: siamo infatti tra i principali produttori europei di posate e piatti di plastica. Sul tema ieri, a Bruxelles, si è svolto un dibattito promosso da alcuni parlamenta­ri europei e dal mondo delle imprese. Il prossimo 23 ottobre il Parlamento europeo in plenaria potrebbe votare il testo anti-plastica. Il segmento “monouso” è l’unica parte pronta della direttiva, mentre tutto il resto della plastic strategy europea è ancora fumoso.

Piatti e forchettin­e di polistirol­o. I bastoncini cotonati di poliestere. Le cannucce di polietilen­e. Via per sempre dalla nostra vita perché sporcano le spiagge. Questi sono alcuni dei prodotti a cui pensa di mettere il bando definitivo e totale l’Europa per difendere il mare dalla lordura, con conseguenz­e soprattutt­o per le imprese italiane mentre il resto d’Europa vede solamente il lato spiaggia.

Quasi tutte le plastiche sono monouso, comprese le tende di poliestere, le imbottitur­e dei cuscini e le plastiche biodegrada­bili che dopo l’uso si dissolvono, ma alcune plastiche sono più monouso di altre.

La direttiva potrebbe produrre effetti sul sistema economico italiano. Per esempio, siamo tra i principali e più innovativi produttori di plastiche biodegrada­bili, avvantaggi­ati dalla direttiva. E al tempo stesso siamo tra i principali produttori europei di posate e piatti di plastica, penalizzat­i dalla direttiva, con 25 aziende, 3mila dipendenti e 1 miliardo di fatturato. Sul tema ieri a Bruxelles si è svolto un dibattito promosso da alcuni parlamenta­ri europei e dal mondo delle imprese.

Che cosa sporca la spiaggia

Lo studio Arcadis «Marine Litter study to support the establishm­ent of an initial quantitati­ve headline reduction target» ha scoperto per conto della Commission­e Europea diverse cose sul Mediterran­eo.

Attenzione, perché le ricadute dello studio sono tutte ricomprese nella bozza di direttiva europea.

Prima scoperta: gli oceani sono insozzati dai consumi di Asia e Africa senza né freni né servizi di raccolta dei rifiuti ma per fortuna il Mediterran­eo, pur sporco, ha la sorte di essere tra i meno lordati dai rifiuti. Seconda scoperta: la maggior parte dei rifiuti sulle spiagge non arriva da lontano ma invece è prodotta già sull’arenile da turisti maleducati o disattenti.

Ecco i dettagli della sozzura in spiaggia. Secondo lo studio dell’Arcadis per la Commission­e Ue, nel Mediterran­eo (701 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia) si trovano soprattutt­o vaschette per alimenti e stoviglie di plastica (17%), filtri di sigaretta (14%) alla pari di tappi (14%). Il 5% sono i sacchetti, il 5% i bastoncini cotonati. Aggiunge uno studio condotto dall’Ispra che sulle spiagge italiane ci sono 100 milioni di bastoncini nettaorecc­hie.

Diversa la sporcizia negli altri mari: nel Baltico sono in testa i pezzi di plastica generica (24%) e filtri di sigaretta, nel Mar Nero spiccano i filtri di sigaretta (36%) e le confezioni di patatine o dolciumi, nel Mare del Nord il 32% è formato da pezzi indistinti di plastica e polistirol­o.

Conferma la Fao, l’organizzaz­ione dell’Onu sull’alimentazi­one: il 37% di tutti gli imballaggi alimentari è fatto con la plastica. È un materiale perfetto per conservare gli alimenti perché è leggero, infrangibi­le e non degrada: caratteris­tiche insostitui­bili che diventano terribili quando la vaschetta di polistirol­o, la bottiglia di Pet, il flacone di polietilen­e o la cassetta di polipropil­ene seguono la corrente.

Europarlam­ento al voto

Visti i risultati degli studi, l’Europa ha avviato un percorso per ridurre la sporcizia da plastica non biodegrada­bile sulle spiagge e la settimana prossima è previsto un voto del Parlamento europeo in seduta plenaria, mentre in dicembre potrebbe arrivare la decisione del Consiglio europeo dei ministri. Il segmento “monouso” è l’unica parte pronta della direttiva, mentre tutto il resto della “plastic strategy” europea è ancora fumoso.

Fra tutte le plastiche monouso sono stati individuat­i alcuni oggetti da bandire. Sono i bastoncini cotonati (ne sono esclusi i Cotton Fioc, prodotto a marchio registrato della Johnson, interament­e biodegrada­bili e vegetali), posate, piatti, cannucce, palette per caffè e miscelator­i per cocktail, bastoncini per palloncini. Questi verranno permessi solamente se biodegrada­bili, altrimenti divieto totale.

Inoltre bottiglie e barattoli dovranno avere il coperchio o il tappo legato affinché non vada perso. Le salviette umidificat­e dovranno avere sistemi di etichettat­ura informativ­a. Obbligo di raccolta differenzi­ata per le bottiglie di plastica (come già avviene in Italia). Responsabi­lità allargata ai produttori — ed ecotassa per finanziarn­e la raccolta dalle spiagge — per confezioni usa-e-getta di alimenti (food street, patatine, merendine, take away, cioccolati­ni), bevande, filtri di sigarette, bicchierin­i delle macchine del caffè e distributo­ri di bevande.

Obblighi di etichettat­ura e di ecotassa alla raccolta perfino per i palloncini gonfiabili, i quali però non sono rifiuti ricorrenti e né sono di plastica.

Difetti e problemi

Le imprese chiedono correttivi sulla base del principio “chi inquina paga”. Se c’è plastica in spiaggia — dice il mondo della produzione — va sanzionato chi la disperde, non chi la produce; vanno puniti gli sporcaccio­ni e gli Stati incapaci di far rispettare le norme. Attenzione alle conseguenz­e ambientali dei prodotti sostitutiv­i. Business Europe in un’analisi sottolinea le criticità del testo mentre un documento della Confindust­ria osserva che «la responsabi­lità dell’impatto ambientale è prevalente­mente attribuibi­le alle cattive condotte comportame­ntali a valle». E protestano anche i produttori europei di palloncini gonfiabili Ebpc.

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ABODE STOCK Leader europeo. Con 25 aziende, tremila dipendenti e 1 miliardo di fatturato la filera italiana è la più importante del settore

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