Petrolio in forte ribasso con il balzo delle scorte Usa
I fondi stanno liquidando: Trump ricuce coi sauditi e la domanda è in frenata
Prezzi del petrolio ieri in forte ribasso. Il Wti è stato scambiato sotto quota 70 dollari al barile (-2,8% circa) e il Brent a 80 dollari (-1,7% circa). Ha pesato soprattutto il nuovo aumento, il quarto consecutivo, delle scorte settimanali Usa di greggio (+6,49 milioni di barili).
Il conto alla rovescia per le sanzioni contro l’Iran sta per finire, ma il rally del petrolio ha perso fiato. Dopo i record pluriennali di inizio di ottobre, i prezzi hanno cominciato a cedere, fino al tonfo di ieri che ha portato il Wti sotto la soglia psicologica di 70 dollari al barile e il Brent a quota 80 dollari.
Le liquidazioni dei fondi si stanno facendo più intense di fronte al moltiplicarsi di fattori ribassisti. L’instabilità dei mercati finanziari e il crescente timore di una frenata dell’economia globale sono solo un tassello del puzzle. Anche il cosiddetto “premio geopolitico” si è sgonfiato ora che Donald Trump torna a tendere la mano all’Arabia Saudita: «Non voglio abbandonarla», ha dichiarato ieri il presidente Usa, rimangiandosi ogni minaccia di «punizioni» per le responsabilità nella morte di Jamal Kashoggi. Gli investitori avevano temuto ritorsioni da Riad, forse addirittura un embargo sul greggio in stile 1973 (anche se l’evento appare improbabile).
Infine ci sono i fondamentali. Lo scenario per il petrolio non è più così rialzista come sembrava fino a poco tempo fa. I segnali di indebolimento della domanda sono sempre più frequenti, mentre sul fronte dell’offerta non sembra più impossibile compensare il calo delle forniture iraniane. L’export di greggio dal Medio Oriente è ai massimi da tre mesi, stima Reuters: 133,08 milioni di barili nella settimana al 14 ottobre, in aumento di 9,94 mb da quella precedente. La Russia estrae di nuovo a ritmi da primato (senza più alcun freno ai produttori da parte del Cremlino, afferma Gazprom Neft). E l’output continua a crescere anche negli Usa, nonostante l’ingorgo degli oleodotti in uscita da Permian. Allo stesso tempo iniziano a serpeggiare dubbi sulla reale entità del calo delle esportazioni dall’Iran.
Gli hedge funds e altri investitori speculativi hanno tuttora quasi 10 posizioni rialziste per ogni posizione ribassista sul petrolio, ma a ottobre hanno dato una bella sforbiciata all’esposizione netta lunga (all’acquisto), portandola ai minimi da un anno nel caso del Wti, ed è probabile che le liquidazioni stiano continuando. Ieri il greggio americano ha chiuso in ribasso del 3% a 69,75 $/ barile, il Brent a 80,05 $ (-1,7%).
L’appuntamento settimanale con le statistiche Eia ha indicato un nuovo balzo delle scorte di greggio Usa (+6,5 mb), il quarto consecutivo. Gli stock di carburanti sono diminuiti, ma l’Eia stima che nelle ultime 4 settimane i consumi di benzina siano calati del 2,8% su base annua.