Il Sole 24 Ore

Lo spread torna a correre e tocca 309 punti

Rimbalzo intraday di 19 punti anche a causa dei movimenti tramite i futures

- Morya Longo

A vedere i grafici, viene un certo giramento di testa: lo spread tra BTp e Bund ieri è passato dai 290 punti base, toccati alle 8,24 del mattino, fino ai 309 della chiusura. Un movimento di 19 punti in poche ore non è cosa comune sul mercato dei titoli di Stato. Sentendo gli addetti ai lavori, però, non si percepisce quella tensione che i grafici sembrerebb­ero suggerire: ormai i movimenti dello spread sono infatti frutto più di “tatticismi” di breve periodo, soprattutt­o tramite Futures, che di posizionam­enti dei portafogli. Quelli ci sono già stati nelle settimane passate: gli investitor­i che volevano abbandonar­e l’Italia l’hanno già fatto, per cui ora il mercato è dominato dai tatticismi di breve periodo. Per questo da inizio ottobre lo spread, pur oscillando molto durante il giorno, gira sempre intorno ai 300 punti: perché chi doveva vendere l’ha già fatto. Chi non l’ha fatto, invece, aspetta di vedere come andrà a finire il braccio di ferro tra Italia e l’Unione europea e cosa deciderann­o le agenzie di rating a fine mese. L’atteggiame­nto generale sul mercato è insomma di attesa. «Wait and see» dicono gli operatori: «Aspettiamo e vediamo cosa succede».

L’ottovolant­e

La seduta di ieri racconta proprio questa storia. In una giornata con volumi bassi (come ormai da tempo), gli scambi si sono concentrat­i sui Futures dei BTp. E chi pensasse che a muovere i nostri titoli di Stato sia stata la notizia lanciata da «Der Spiegel» secondo il quale la Commission­e europea avrebbe già bocciato la manovra del Governo, si sbagliereb­be. Il movimento maggiore dello spread, ieri, è nato infatti per un motivo tecnico. Molto prima che uscisse l’indiscrezi­one di «Der Spiegel». Tutto è iniziato in tarda mattinata, quando è arrivata la notizia che il ministero dell’Economia domani riacquiste­rà (tramite un’operazione di concambio) fino a tre miliardi di BTp Italia con durata di un anno e mezzo e in cambio emetterà BTp a lunga scadenza. In quel momento sul mercato, che era già debole, le grandi banche hanno infatti iniziato a vendere Futures sui BTp. Come sempre fanno il giorno prima di operazioni simili: «Se sai che domani i prezzi scenderann­o perché il Tesoro emetterà titoli, è normale coprire i rischi il giorno precedente vendendo Futures», spiega un operatore. Ovviamente in un mercato teso e volatile questi tatticismi amplifican­o i movimenti dello spread. Soprattutt­o se nel pomeriggio arriva la notizia (poi smentita ma comunque nell’aria) che la Commission­e europea stia per bocciare la manovra italiana. Così lo spread ieri è salito di 19 punti base quasi senza fare clamore.

Le vendite iniziate quando il Tesoro ha annunciato per oggi il riacquisto fino a 3 miliardi di BTp Italia

I danni per l’Italia

Se anche questi non sono più movimenti di “sostanza” ma tecnici, il problema non cambia: uno spread elevato rappresent­a un danno enorme per il Paese. Non solo perché pesa sui conti pubblici, ma perché grava soprattutt­o sui bilanci delle banche andando ad erodere il loro patrimonio di migliore qualità (Cet1): questo, alla lunga, le costringer­à a ridurre le erogazioni di credito a imprese e famiglie. Se ancora non è successo davvero, non significa che non debba mai accadere. Del resto è esattament­e quanto accaduto nella precedente crisi dello spread, nel 20112012. Ecco perché è necessario che la situazione sui mercati si calmi il più in fretta possibile: perché produce danni enormi. Non solo sullo Stato o sulle banche, ma sull’economia reale. Un Paese costituito da tante piccole e micro imprese che hanno solo lo sportello bancario per reperire finanziame­nti, non può permetters­i banche deboli.

á@MoryaLongo

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