Tutela penale per l’adesione, carcere a chi dichiara il falso
Protezione per i reati di riciclaggio e autoriciclaggio Più tempo per i controlli
Un modello ricalcato dalla voluntary disclosure di matrice Pd della scorsa legislatura. Ma con una differenza sostanziale. Il condono di nuova generazione, oltre a scontare sanzioni e interessi, chiede un forfait sulle imposte. E non solo. L’introduzione dell’autoriciclaggio utilizzata come deterrente per spingere le adesioni alle ultime due edizioni del rientro dei capitali è un reato rispetto acui la nuova sanatoria garantisce una copertura per le condotte commesse fino al 30 settembre 2019: data in cui si dovrà pagare la prima o unica rata. Come annunciato, non è l’unico scudo penale. Perché le bozze circolate ieri - disconosciute dal vicepremier Di Maio - escludono la punibilità per i reati tributari di dichiarazione infedele, omesso verasamento dell’Iva e delle ritenute certificate. In bilico, invece, la non punibilità per la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e per quella mediante altri artifici.
Non finisce qui. Perché sempre per le condotte illecite su cui la dichiarazione integrativa speciale garantisce la copertura ci sono anche i reati di riciclaggio e di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
A fronte delle tutele, però, c’è una mano molto pesante per chi aderendo al nuovo condono dichiara il falso. Proprio, dalle precedenti esperienze di voluntary disclosure, si prende a prestito il riferimento alla norma che punisce con la reclusione da un anno e sei mesi fino a un massimo di sei anni le eventuali dichiarazioni mendaci. Ma anche chi utilizza la pace fiscale per far emergere attività finanziarie e patrimoniali o denaro contante o ancora valori al portatore proveniente da reati diversi da quelli tributari coperti dalla sanatoria. Copertura che non riguarda in alcun modo l’omessa dichiarazione e quindi dovrebbe scongiurare una regolarizzazione per i capitali detenuti all’estero e mai resi noti all’amministrazione finanziaria. In questo sta il tratto di maggiore distanza rispetto alle due ultime edizioni del rientro dei capitali.
Attenzione, perché chi si autodenuncerà con l’integrativa speciale finirà nelle banche dati utilizzate per la lotta all’evasione. Infatti l’agenzia delle Entrate e gli altri organi dell’amministrazione finanziaria come, per esempio, la Guardia di Finanza dovranno definire procedure automatiche per scambiarsi le informazioni raccolte relative alle sanatorie avviate e concluse. Una sorta di osservati speciali.
All’estremo opposto, invece, c’è chi nel domandarsi se aderire o meno dovrà tenere conto di un altro aspetto di non poco conto. La scelta di non salire sul treno di tutta la pace fiscale (e quindi, ad esempio, anche della definizione dei processi verbali di constatazione e degli accertamenti) comporterà un allungamento automatico di tre anni dei termini a disposizione del Fisco e delle Fiamme gialle per effettuare i controlli. Una dilazione temporale che, sempre secondo le disposizioni in bozza, si renderebbe possibile con una deroga esplicita allo Statuto del contribuente. Statuto che entrambe le forze politiche di maggioranza sventolavano come vessillo a difesa dei diritti dei contribuenti.
Comunque anche chi aderirà alla sanatoria dovrà tener presente che ci sarà un restart dei termini di accertamento e per l’emissione delle cartelle esattoriali in relazione ai componenti integrati con la dichiarazione speciale. Un chiaro monito a far attenzione all'esatto importo dei valori da indicare entro il 31 maggio 2019, l’ultimo giorno utile per presentare l’istanza.
In Norme & Tributi (dalle pagine 27 a 29) e sul Quotidiano del Fisco gli altri approfondimenti dedicati alle misure della pace fiscale