Incentivi 4.0, nel piano di Governo fondi dimezzati
Confronto del Documento programmatico di bilancio con quello del 2017: 377 milioni contro 896 nel primo anno e 779 milioni contro 1,7 miliardi nel secondo anno
La spesa.
Le cifre subito in gioco per gli incentivi fiscali agli investimenti 4.0 sono contenute nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato ufficialmente dal governo alla Commissione europea. Gli effetti finanziari, in termini di spesa, per quella che nel testo viene definita «una proroga con riduzione per il 2019» sono stimati nello 0,02% del Pil per il 2020 e nello 0,04% del Pil per il 2021. Tradotto in cifre, rispettivamente 377 e 779 milioni di euro.
Un confronto con l’analogo documento di un anno fa - ovvero il quadro macroeconomico programmatico del Dpb presentato a Bruxelles - mostra che nella sua consistenza finanziaria il piano è più che dimezzato. All’epoca furono prorogati sia l’iperammortamento (per l’acquisto o leasing di beni “digitali”) sia il superammortamento (macchinari “tradizionali”) e gli effetti finanziari furono stimati nello 0,049% del Pil per il 2019 e nello 0,09% pe€r il 2020. Tradotto in cifre, rispettivamente 896 milioni e 1,7 miliardi.
La rivisitazione del piano Impresa 4.0 va letta alla luce dell’obiettivo di governo di redistribuire la spinta fiscale a vantaggio delle piccole e medie imprese, riducendo la quota di grandi aziende che nell’ultima tornata degli incentivi avrebbero avuto un ruolo dominante nell’accesso ai benefici. Una valutazione sul ridimensionamento finanziario non può in sostanza essere scollegata da questo elemento. E, ovviamente, nel computo finale della legge di bilancio, quando finalmente le norme saranno completate e ufficializzate (sono già passati tre giorni dal consiglio dei ministri), andranno considerati anche gli altri interventi di politica fiscale nel settore delle imprese.
Il Documento programmatico di bilancio reca solo elementi sintetici sulle singole misure, per questo non contiene lo schema di riordino dell’iperammortamento che hanno preparato i tecnici del governo. Mentre per il superammortamento destinato alle macchine “tradizionali” al momento non è prevista una proroga, per l’iperammortamento si è studiato un meccanismo digressivo che premi di più gli investimenti di taglia inferiore (che si presuppone siano quelli effettuati soprattutto dalle Pmi). Se non ci saranno modifiche dell’ultim’ora, l’iperammortamento resta al 250% (come da norma vigente) solo per investimenti fino a 2,5 milioni, per scendere al 200% fino a 10 milioni e al 150% fino a 20 milioni. Ci sarebbe quindi un tetto massimo, appunto di 20 milioni.
Il nuovo meccanismo si baserebbe sul calcolo del totale degli investimenti ammissibili effettuati nell’esercizio e non sul singolo bene. Stabilito il valore complessivo, scatterebbero poi per singolo scaglione le varie aliquote con décalage.
Anche l’altra componente del piano Impresa 4.0, cioè la formazione delle competenze, è destinata a cambiare. Le agevolazioni per le assunzioni temporanee di manager che si occupino dell’innovazione digitale dovrebbero soppiantare il credito di imposta per la formazione che era stato inserito nella manovra di un anno fa in via sperimentale per il 2018.
Tre «aliquote» dal 250 al 150% in base agli investimeti: obiettivo dare più spazio alle Pmi