Modello Pmi per crescere in Africa
Al via forum Iabw. Robiglio (Confindustria): puntiamo sulla responsabilità sociale
C’è un modello italiano di impresa esportabile in Africa? Le Pmi si candidano per guidare la crescita del partnerariato italo-africano: se ne discute all’Italia Africa Business Week (Iabw), in corso ieri e oggi a Roma. Nel forum di apertura, Carlo Robiglio - presidente della Piccola Industria di Confindustria - ha indicato un possibile modello alternativo a quello di grandi competitor come la Cina o la Francia, che presidiano in forza alcuni mercati africani. «Possiamo proporre la flessibilità tipica delle Pmi, la nostra capacità di lavorare in filiera, la vivacità delle startup a servizio degli incubatori che stanno nascendo in Africa e una cultura improntata alla responsabilità che l’impresa ha nella società». Non è un caso che nei lavori del forum - che ha richiamato imprenditori, manager, soggetti della cooperazione e della diplomazia, enti finanziari sia italiani che africani - il “dividendo” sociale del business sia un tema centrale. «Ai fornitori stranieri spiega Albin Feliho, presidente della Confederazione delle imprese del Benin - dico che non basta fornire un prodotto se non si risponde anche a un bisogno sociale». Quanto al modello italiano - aggiunge Feliho - sono tante le opportunità comuni. Saida Neghza, presidente Businessmed, ha messo in evidenza le potenzialità dell’asse tra le due sponde del Mediterraneo, mentre Roberta Datteri (Cna) ha ricordato l’esigenza che il sistema dell’internazionalizzazione accompagni le piccole e micro imprese con maggiori informazioni . Diversa l’ottica di una grande azienda, come testimoniato da Michele Ziosi di Cnh Industrial, gruppo con una presenza radicata nel continente e oggi al centro di progetti eco-sostenibili. Il forum, aperto da Cleophas Adrien Dioma di Iabw, ha intrecciato i temi di impresa con le testimonianze sul contributo della diplomazia e della cooperazione del viceministro Mae Emanuela Del Re, degli ambasciatori Giuseppe Mistretta e Giorgio Marrapodi e di Leonardo Carmenati (Agenzia Cooperazione allo sviluppo).
INVESTIMENTI
DIRETTI Con 11,6 miliardi di dollari, l’Italia è il terzo maggior investitore in Africa (dati Ocse)