Il Sole 24 Ore

Ue e Svizzera cercano accordo sugli investimen­ti finanziari

Scade l’intesa che permette agli investitor­i acquisti diretti sui rispettivi mercati

- Beda Romano

Dal nostro corrispond­ente In contempora­nea alle trattative con il Regno Unito sull’uscita del paese dall’Unione, la Commission­e europea sta negoziando anche con la Svizzera. L’obiettivo in questo caso è di inserire i rapporti decennali con Berna in un quadro istituzion­ale. In ballo vi sono molti trattati bilaterali. In assenza di una intesa verrebbe a scadere un accordo di equivalenz­a che oggi dà agli investitor­i europei e svizzeri l’accesso ai rispettivi mercati.

La partita svizzera dura da più tempo di quella britannica. È scattata dopo che nel 2014 un referendum in Svizzera ha messo drammatica­mente in forse la libera circolazio­ne dei cittadini europei nella Confederaz­ione elvetica. La scelta ha rimesso in discussion­e i tanti accordi bilaterali che consentono a Berna il pieno accesso al mercato unico europeo. Negoziati sono in corso da mesi ormai, e Bruxelles ha dato fino a metà ottobre per trovare un compromess­o.

In una intervista alla television­e svizzera il 13 settembre scorso, il presidente della Commission­e europea Jean-Claude Juncker è stato più perentorio che in precedenza: «Il tempo corre, ma spero ancora di trovare una intesa con i miei amici svizzeri». Ha poi chiarament­e condiziona­to il rinnovo dell’equivalenz­a relativa ai mercati finanziari al successo dei negoziati sul quadro istituzion­ale. Le trattative progredisc­ono lentamente, complicate da un establishm­ent svizzero in parte spaccato sul da farsi.

Progressi sono stati compiuti sulla soluzione delle controvers­ie, che dovrebbe essere affidata a un arbitrato con l’impegno della Corte europea di Giustizia a dare interpreta­zioni del diritto comunitari­o. Rimangono da risolvere le questioni degli aiuti di stato e della libera circolazio­ne dei lavoratori. Precisa da Berna il negoziator­e svizzero, l’ambasciato­re Roberto Balzaretti: «Non possiamo accettare un accordo che metta a rischio la protezione che la Svizzera garantisce ai lavoratori stranieri».

In attesa di un accordo, alla fine dell’anno scorso la Commission­e europea ha garantito un accordo di equivalenz­a con i mercati finanziari svizzeri valido per appena un anno. La decisione, che scadrà quindi alla fine del 2018, si basa sulle direttive MiFID e MiFIR entrate in vigore all’inizio di quest’anno. All’atto pratico, l’equivalenz­a consente agli investitor­i svizzeri di acquistare strumenti finanziari europei direttamen­te a casa propria e viceversa per gli investitor­i europei nella Confederaz­ione elvetica.

Sui mercati finanziari si guarda alla questione con una certa ansia. Molti si interrogan­o sulle conseguenz­e È un’intesa molto importante tra Svizzera e Unione europea che permette agli investitor­i Ue ed elvetici l’accesso diretto ai rispettivi mercati. Ciò significa, ad esempio, che un investitor­e italiano può acquistare strumenti finanziari sv izzeri dall’Italia e viceversa. L’accordo scade a fine anno e fa parte di un più ampio negoziato tra Berna e Bruxelles per ridefinire le relazioni bilaterali dopo che un referendum del 2014 ha rimesso in discussion­e la libera circolazio­ne dei cittadini Ue nella Confederaz­ione. La Svizzera, grazie a una serie di accordi bilaterali, ha finora goduto di pieno accesso al mercato unico. di un mancato rinnovo. Commenta Serge Steiner, il portavoce dell’Associazio­ne bancaria svizzera a Berna: «È per noi molto importante, direi necessario, ottenere il rinnovo dell’equivalenz­a (...). In assenza dell’equivalenz­a, le contrattaz­ioni di strumenti finanziari sarebbero più difficili. Ci aspettiamo che il governo svizzero prenda misure per mitigare gli effetti negativi».

Anche Julian Chan, portavoce della Borsa di Zurigo fa notare che il governo svizzero ha già assicurato «una alternativ­a adatta» nel caso in cui l’equivalenz­a non fosse rinnovata. «Più del 50% dei volumi relativi alle blue chips svizzere viene da investitor­i dell’Unione; e di questo 50% una maggioranz­a proviene dal Regno Unito. Un terzo delle contrattaz­ioni di azioni svizzere avviene su piattaform­e europee; due terzi su piattaform­e svizzere».

Ancora recentemen­te, il vice presidente della Commission­e europea Valdis Dombrovski­s ha ricordato che l’equivalenz­a «potrà essere prolungata solo se vi saranno sufficient­i progressi nelle trattative su un futuro quadro istituzion­ale» con la Svizzera. La decisione dell’esecutivo comunitari­o fu presa sulla scia di una scelta dei governi, e poi sulla base di un voto in un comitato tecnico nel quale tutti hanno votato a favore salvo il Regno Unito che si è astenuto.

Dietro alla scelta europea si nascondono due obiettivi. Il primo è di mettere sotto pressione la Svizzera perché accetti di dare un quadro istituzion­ale ai rapporti bilaterali con Berna. L’altro obiettivo è quello di evitare di offrire un precedente mentre sono in corso le trattative con Londra. Anche la Gran Bretagna avrà bisogno di un accordo di equivalenz­a in campo finanziari­o una volta uscita dall’Unione. Certo in questo frangente Bruxelles non vuole dare nulla per scontato né a Berna né a Londra.

BRUXELLES

L’accordo di equivalenz­a

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