Il Sole 24 Ore

Aziende in allarme: in cinque anni persi 12 milioni al giorno

Ferlenghi (Confindust­ria Russia): i nostri competitor avvantaggi­ati sul credito

- Dal nostro inviato MOSCA —A.S.

«Non è normale che io sia qui, di mercoledì pomeriggio - esordisce Matteo Salvini prendendo la parola in un hotel di Mosca all’assemblea annuale di Confindust­ria Russia -. Voi dovreste essere in azienda e io al ministero a occuparmi di antiterror­ismo o di cyberattac­chi. E invece ci troviamo qui insieme, a ragionare di assurdità». Va subito al punto: «Sono qui perché sono convinto che le sanzioni siano una follia economica, sociale e politica».

Affronta a modo suo il problema, attaccando la Ue per i finanziame­nti concessi alla Turchia che occupa Cipro o l’Ucraina per le tensioni religiose che stanno dividendo il mondo ortodosso. «Voi imprendito­ri italiani - dice - siete portatori di pace, non di interessi economici». Lo applaudono in continuazi­one: la ragione per cui Confindust­ria Russia lo ha invitato qui, spiega il suo presidente Ernesto Ferlenghi, è il bisogno di un governo che ascolti. L’obiettivo dell’incontro era dare alle imprese la possibilit­à di condivider­e esperienze di successo o le complicazi­oni incontrate sul mercato russo: «Per noi gli dice Ferlenghi - lei è garante del fatto che gli interessi del business che lavora in Russia vengano presi in consideraz­ione».

Ferlenghi fa una cifra: 12 milioni di euro al giorno è il calcolo delle perdite subite negli ultimi cinque anni dal business italiano a causa delle sanzioni imposte da Europa e Stati Uniti dopo la crisi ucraina del 2014, seguite dall’embargo russo sulle importazio­ni di generi alimentari europei e americani. Perdite che è scorretto ascrivere solo alle sanzioni e all’embargo, perché nel calo dei consumi russi più decisivi sono stati la crisi economica e la perdita di potere d’acquisto del rublo. Ma ora che l’economia russa ha imboccato la ripresa, temprata proprio dalle sanzioni che l’hanno spinta a diversific­are ciò che produce, agli investitor­i stranieri chiede tecnologie e competenze, partnershi­p come alcune di quelle che hanno preso la parola all’Assemblea di Confindust­ria. Tra loro Pierrobert­o Folgiero, ad di Maire Tecnimont, che affronta il tema della difficoltà di piccole e medie imprese ad affrontare la localizzaz­ione: «Noi siamo pronti a fare da locomotiva, perché abbiamo una filiera di altissimo livello tecnologic­o». Mentre Enso Papi, presidente del gruppo Termomecca­nica, mette l’accento sull’insensatez­za di sanzioni che sono in realtà una testimonia­nza di diffidenza tra Europa, Russia e Italia che non ha ragione d’essere: «Se riusciremo a superarla - suggerisce Papi - ritroverem­o margini di crescita».

«Quello che dico io - nota Ferlenghi -, è la voce di tutti i signori che sono qui. Abbiamo perso una parte del mercato russo, credo per sempre. Mentre i nostri concorrent­i, imprese tedesche o francesi, sono cresciuti. Hanno maggiori garanzie, mentre per noi è diventato più complicato ottenere finanziame­nti dalle banche italiane. Che pongono diverse domande: cosa vendete e a chi? L’acquirente non sarà nella lista dei sanzionati?». Abbiamo bisogno del suo sostegno, ripete.

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