Il Sole 24 Ore

Il nodo della vendita diretta dei beni confiscati

Per il Pg Alfonso e il procurator­e Greco: emersione a rischio

- Alessandro Galimberti

Ieri al Tribunale di Milano il tagliando alle procedure di emersione legale dei patrimoni confiscati

Le nuove norme del Dl sicurezza in materia di beni confiscati a mafia e criminalit­à suscitano le «perplessit­à» del Pg di Milano, Roberto Alfonso, e fanno dire al procurator­e della Repubblica, Francesco Greco, che si è ormai di fronte a «una situazione prefallime­ntare», con un sistema da ripensare dalle fondamenta consegnand­o «a una bad company» le ceneri dell’impianto nato 22 anni fa.

L’occasione per fare il tagliando alle procedure di emersione legale dei patrimoni confiscati è stata la sigla, ieri pomeriggio in Tribunale, di un ambizioso protocollo che coinvolge una decina di organizzaz­ioni - dalla Regione Lombardia ad Assolombar­da, passando per Abi, Ordini profession­ali, Legacoop, Unioncamer­e, Confcommer­cio, Libera e i sindacati tra gli altri - per implementa­re la filiera milanese del recupero di immobili e aziende in amministra­zione giudiziari­a. Numeri importanti, hanno ricordato Riccardo De Corato (Regione Lombardia) - 883 procedure a Milano di cui 198 srl, 380 a Monza , 145 a Varese, 136 a Brescia - e l’assessore comunale Pierfrance­sco Maiorino ( 174 progetti di recupero avviati, a partire dal primo social market di 5 anni fa) ma costellati di enormi problemi operativi. Problemi sottolinea­ti dal procurator­e Dda Alessandra Dolci (lavoro nero che viene rivendicat­o giudizialm­ente il giorno dopo l’assegnazio­ne all’amministra­tore giudiziari­o), con l’ agenzia delle Entrate che chiede arretrati da 36 milioni il giorno dopo l’emersione di un’azienda (ha citato il presidente delle misure di prevenzion­e,Fabio Roia) e banche che contestual­mente revocano il fido (Stefania Chiaruttin­i, commercial­ista). In questo panorama che richiedere­bbe una legislazio­ne autonoma ed emergenzia­le per gestire il patrimonio faticosame­nte sottratto a cosche e organizzaz­ioni criminali (talvolta di soli colletti bianchi) il colpo “fallimenta­re” - per citare il procurator­e Greco e il Pg Alfonso - è la nuova norma che prevede la possibilit­à di vendita diretta a privati dei beni sotto tutela, con il rischio di un veloce ritorno di asset nel sottobosco dell’illegalità.

La difesa d’ufficio di un sistema che si racconta allo stremo è venuta da Ennio Sodano, direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, secondo cui «la prima cosa da resettare sono i dati: negli ultimo due anni l’Agenzia ha assegnato 7mila unità (di 30mila totali, ndr), mentre delle 2.700 aziende in carico solo 560 avevano presentato bilanci nei tre anni precedenti la confisca. Ciò significa che le altre erano semplici “cartiere”, o società di copertura o comunque società di fatto inesistent­i». Il problema resta come portare a galleggiam­ento nell’economia reale bar, ristoranti, discoteche e caseifici sottratti alla mala. Appena fuori dalla cerchia dei Navigli, hanno raccontato Dolci (Dda) e Roia, succede che il noto agriturism­o con annesso ristorante perde istantanea­mente tutti i clienti. Succede a Milano.

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