Industria 4.0 dimezzata Allarme delle imprese
Caprari (Anima): «Credo che questo sia l’ultimo posto dove cercare risorse» De Candia (Assilea) «Sabatini-bis a breve al capolinea se non arrivano nuovi fondi»
Più che dimezzata la dote per Industria 4.0. Secondo il documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione europea, la spesa per la «proroga con riduzione» è stimata nello 0,02% del Pil per il 2020 e nello 0,04% del Pil per il 2021. Tradotto in cifre, rispettivamente 377 e 779 milioni di euro. L’analogo documento dello scorso anno prevedeva 896 milioni per l’anno prossimo e 1,7 miliardi per quello successivo. Le imprese lanciano l’allarme per la riduzione di una misura che ha contribuito a rinnovare il sistema produttivo.
Le reazioni.
«Boeing, Airbus, Honeywell. Ci hanno cercato loro e stiamo negoziando. E sa perché? Perché abbiamo investito». Parecchio, in effetti. Forse un record quello di Mauro Antolotti, che lo scorso anno ha investito quanto ha fatturato: cinque milioni di euro per inserire otto maxi-stampanti 3D nella propria azienda, Beam-It. Piano che con le nuove aliquote allo studio da parte del Governo, se realizzato il prossimo anno, sarebbe stato decisamente meno incentivato.
Antolotti è ovviamente un “fan” del piano Industria-Impresa 4.0, utilizzato a piene mani per realizzare un salto di qualità in bilancio e nell’organico: otto assunzioni in un anno, tassi di crescita che sfiorano il 50%, prospettive ancora migliori per il futuro. «Forse noi avremmo investito comunque – spiega – ma non in questa misura. La riduzione delle aliquote non è certo positiva:senza aiuti alcune aziende non investirebbero».
Forse un caso estremo, che testimonia tuttavia come anche la Pmi possano risultare penalizzate dalla soglia di 2,5 milioni identificata per l’aliquota più alta. In generale, tuttavia, dai dati Assilea è evidente come il mercato si concentri su valori inferiori, almeno nel leasing. Nel 98% dei casi le operazioni per beni 4.0 si riferiscono a dossier più magri, l’1,8% tra 2,5 e dieci milioni, lo 0,2% oltre i dieci.
Le modalità di applicazione delle nuove soglie sono ancora da definire ma quel che è certo è che un cambiamento in corsa rischia di gettare sabbia negli ingranaggi di un meccanismo che sta funzionando, con risultati apprezzabili. «Proprio ora che i mercati rallentano - spiega il presidente di Anima-meccanica varia Alberto Caprari - ci manca solo che riducano questi aiuti. Spero tolgano poche risorse perché qui sono in gioco i posti di lavoro, è l’ultimo posto dove andare a cercare fondi». «Nel testo non vedo traccia della formazione - aggiunge il presidente di Ucimu-Sistemi per Produrre Massimo Carboniero - ma cancellare il credito d’imposta sarebbe a mio avviso un grave errore perché il gap di competenze già oggi è un serio problema». Dubbi legittimi, dopo una stagione d’oro visibile nei dati.
Macchinari e attrezzature (+14,5% su base annua a valori correnti nel secondo trimestre) sono il principale motore del Pil italiano e infatti il contributo degli investimenti fissi (0,5%) è la voce più robusta segnalata dall’Istat, secondo cui peraltro superammortamento e iperammortamento hanno svolto un ruolo rilevante nelle decisioni delle imprese, rispettivamente nel 62,1 e 57,6% dei casi.
In parallelo, il settore più direttamente coinvolto, quello delle macchine utensili, sfonda nuovi record di produzione proprio grazie alla domanda interna, arrivata al nuovo record così come il grado di utilizzo della capacità produttiva, uno scatto che si riverbera a monte attivando un vasto indotto di migliaia di subfornitori che a loro volta investono e assumono. Il testo attuale prevede la rimodulazione verso il basso dell’iperammortamento e un addio al superammortamento, che pure ha giocato un ruolo rilevante.
«Dai nostri dati - spiega il direttore generale di Assilea Gianluca De Candia - mentre per gli investimenti 4.0 c’è una fortissima concentrazione al Nord, con riguardo al superammortamento vi è una più ampia dispersione e anche le aziende del Sud sono riuscite ad approfittarne. L’altro aspetto preoccupante è il silenzio sulla Sabatini-bis. A disposizione restano fondi forse sufficienti per un paio di mesi. Poi, senza novità, la misura si bloccherà».