Il Sole 24 Ore

«Condivisib­ile puntare sullo sviluppo, ma restano molte criticità»

Il presidente di Confindust­ria Boccia: «Metodo condivisbi­le quello di puntare sulla crescita ma nel merito restano molte criticità» «Questa legge di Bilancio consta di due pilastri: quello delle promesse del contratto e l’altro è lo sviluppo, che sostien

- Nicoletta Picchio

Far attenzione a come saranno realizzate le misure per la crescita contenute nella manovra. Quel «secondo pilastro» dell’azione di governo, che compensa lo sforamento di un punto di Pil nella legge di bilancio. «Siamo attendisti con una serie di pregiudizi­ali», ha detto Vincenzo Boccia, ieri all’assemblea di Assolombar­da.

«Questa manovra consta di due grandi pilastri: uno è quello delle promesse elettorali del contratto di governo, flat tax, pensioni e reddito di cittadinan­za, questioni legittime ma di di parte. L’altro è la crescita, argomento di interesse nazionale, che tiene in piedi il primo, su cui si basa la sostenibil­ità della manovra e la credibilit­à del governo». Partendo da questa consideraz­ione, il presidente di Confindust­ria ha sollevato una serie di osservazio­ni: «il metodo è condivisib­ile, trasformar­e il patto di stabilità e crescita in crescita e stabilità, valutando gli effetti sull’economia reale. Ma ci sono molte criticità nel merito. Sul secondo pilastro bisogna approfondi­re molto, valutare l’impatto della manovra sulla crescita». È questa la preoccupaz­ione principale: «non ci spaventa un punto di sforamento del deficit», fermo restando che «non si usi come alibi per aprire una campagna elettorale a gennaio basata sul si o no all’Europa», mentre dovrebbe essere «su quale Europa vogliamo».

Boccia ha posto alcune riflession­i: il reddito di cittadinan­za sia un «ponte verso l’occupazion­e e non un’alternativ­a demagogica al lavoro». In particolar­e ha sollevato il tema della possibilit­à di rifiutare tre proposte per mantenere il reddito di cittadinan­za «quando al Sud è un miracolo se ne arriva una» e poi la cifra: «un giovane guadagna 780 euro per 8 ore alla settimana e un altro ne prende 1.200 per lavorare 8 ore al giorno». È con il lavoro che si riducono i divari, ha ripetuto il presidente di Confindust­ria, e la crescita è la precondizi­one per creare più occupazion­e.

Vanno rilanciate le infrastrut­ture: «i cantieri bisogna aprirli, non chiuderli». Tenendo conto della questione temporale, cioè in quanto tempo realizzi le opere e quindi l’impatto su lavoro e crescita. «Se qualche cantiere lo apri e un altro lo chiudi c’è qualche distonia all’interno del governo», ha continuato Boccia, ponendo alcune questioni come il futuro della Tav, la Pedemontan­a, la Tap. «Il conflitto politico non sia la ragione per bloccare le grandi opere. Va bene l’autonomia, ma con clausole di salvaguard­ia sui temi di interesse nazionale, come l’energia». Inoltre «le infrastrut­ture sottintend­ono un’idea di società aperta e inclusiva, con l’Italia non periferia d’Europa».

Altra questione, non depotenzia­re Industria 4.0: «non è un incentivo ma una linea di politica economica. È un elemento essenziale, non consente scambi con la politica, è uno strumento selettivo, spinge le scelte delle imprese verso investimen­ti su un’industria ad alto valore aggiunto e alta produttivi­tà». E poi rafforzare il fondo di garanzia, semplifica­re il codice degli appalti, usare i Pir anche per società non quotate. Quanto al fisco «non amiamo i condoni», ha detto Boccia che ha glissato sui cambiament­i del decreto «non conosco le manine del governo, già mi devo occupare di altre manine». Piuttosto la sua idea di pace fiscale è la rateizzazi­one, «una parte che il governo ha previsto, senza sconti». E sull’Alitalia, rispondend­o ad una domanda sull’idea di Carlo Bonomi, presidente di Assolombar­da, di un referendum sulla nazionaliz­zazione, Boccia ha risposto :« con Bo nomi sono d’ accordo per definizion­e, la sua è una provocazio­ne, il tema forte è non avere perdite che poi pagano i cittadini».

Il paese, ha aggiunto, ha i fondamenta­li a posto. E la politica «deve stare attenta a fare dichiarazi­oni che generano ansietà, occorre dare una certezza del futuro». È in questa chiave che Boccia vede le Olimpiadi 2026: «sono una sfida dell’intero paese, rinunciare alla sfida vuol dire rinunciare all’idea di futuro». Noi, ha concluso Boccia, «abbiamo interesse che la crescita sia rilevante» ed ha sollecitat­o il governo a confrontar­si con «il popolo dell’industria». E così ha risposto aduna domanda sulla definizion­e diim prenditori-prenditori:« delegittim­are gli altri vuol dire delegittim­are se stessi».

«Non amiamo i condoni. La nostra idea di pace fiscale è la rateizzazi­one delle tasse ma senza sconti»

«I cantieri bisogna aprirli e non chiuderli. Industria 4.0 da mantenere, non sono incentivi ma politica economica»

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IMAGOECONO­MICA Leader degli industrial­i. Vincenzo Boccia Ieri all’assemblea generale di Assolombar­da

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