«Condivisibile puntare sullo sviluppo, ma restano molte criticità»
Il presidente di Confindustria Boccia: «Metodo condivisbile quello di puntare sulla crescita ma nel merito restano molte criticità» «Questa legge di Bilancio consta di due pilastri: quello delle promesse del contratto e l’altro è lo sviluppo, che sostien
Far attenzione a come saranno realizzate le misure per la crescita contenute nella manovra. Quel «secondo pilastro» dell’azione di governo, che compensa lo sforamento di un punto di Pil nella legge di bilancio. «Siamo attendisti con una serie di pregiudiziali», ha detto Vincenzo Boccia, ieri all’assemblea di Assolombarda.
«Questa manovra consta di due grandi pilastri: uno è quello delle promesse elettorali del contratto di governo, flat tax, pensioni e reddito di cittadinanza, questioni legittime ma di di parte. L’altro è la crescita, argomento di interesse nazionale, che tiene in piedi il primo, su cui si basa la sostenibilità della manovra e la credibilità del governo». Partendo da questa considerazione, il presidente di Confindustria ha sollevato una serie di osservazioni: «il metodo è condivisibile, trasformare il patto di stabilità e crescita in crescita e stabilità, valutando gli effetti sull’economia reale. Ma ci sono molte criticità nel merito. Sul secondo pilastro bisogna approfondire molto, valutare l’impatto della manovra sulla crescita». È questa la preoccupazione principale: «non ci spaventa un punto di sforamento del deficit», fermo restando che «non si usi come alibi per aprire una campagna elettorale a gennaio basata sul si o no all’Europa», mentre dovrebbe essere «su quale Europa vogliamo».
Boccia ha posto alcune riflessioni: il reddito di cittadinanza sia un «ponte verso l’occupazione e non un’alternativa demagogica al lavoro». In particolare ha sollevato il tema della possibilità di rifiutare tre proposte per mantenere il reddito di cittadinanza «quando al Sud è un miracolo se ne arriva una» e poi la cifra: «un giovane guadagna 780 euro per 8 ore alla settimana e un altro ne prende 1.200 per lavorare 8 ore al giorno». È con il lavoro che si riducono i divari, ha ripetuto il presidente di Confindustria, e la crescita è la precondizione per creare più occupazione.
Vanno rilanciate le infrastrutture: «i cantieri bisogna aprirli, non chiuderli». Tenendo conto della questione temporale, cioè in quanto tempo realizzi le opere e quindi l’impatto su lavoro e crescita. «Se qualche cantiere lo apri e un altro lo chiudi c’è qualche distonia all’interno del governo», ha continuato Boccia, ponendo alcune questioni come il futuro della Tav, la Pedemontana, la Tap. «Il conflitto politico non sia la ragione per bloccare le grandi opere. Va bene l’autonomia, ma con clausole di salvaguardia sui temi di interesse nazionale, come l’energia». Inoltre «le infrastrutture sottintendono un’idea di società aperta e inclusiva, con l’Italia non periferia d’Europa».
Altra questione, non depotenziare Industria 4.0: «non è un incentivo ma una linea di politica economica. È un elemento essenziale, non consente scambi con la politica, è uno strumento selettivo, spinge le scelte delle imprese verso investimenti su un’industria ad alto valore aggiunto e alta produttività». E poi rafforzare il fondo di garanzia, semplificare il codice degli appalti, usare i Pir anche per società non quotate. Quanto al fisco «non amiamo i condoni», ha detto Boccia che ha glissato sui cambiamenti del decreto «non conosco le manine del governo, già mi devo occupare di altre manine». Piuttosto la sua idea di pace fiscale è la rateizzazione, «una parte che il governo ha previsto, senza sconti». E sull’Alitalia, rispondendo ad una domanda sull’idea di Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, di un referendum sulla nazionalizzazione, Boccia ha risposto :« con Bo nomi sono d’ accordo per definizione, la sua è una provocazione, il tema forte è non avere perdite che poi pagano i cittadini».
Il paese, ha aggiunto, ha i fondamentali a posto. E la politica «deve stare attenta a fare dichiarazioni che generano ansietà, occorre dare una certezza del futuro». È in questa chiave che Boccia vede le Olimpiadi 2026: «sono una sfida dell’intero paese, rinunciare alla sfida vuol dire rinunciare all’idea di futuro». Noi, ha concluso Boccia, «abbiamo interesse che la crescita sia rilevante» ed ha sollecitato il governo a confrontarsi con «il popolo dell’industria». E così ha risposto aduna domanda sulla definizione diim prenditori-prenditori:« delegittimare gli altri vuol dire delegittimare se stessi».
«Non amiamo i condoni. La nostra idea di pace fiscale è la rateizzazione delle tasse ma senza sconti»
«I cantieri bisogna aprirli e non chiuderli. Industria 4.0 da mantenere, non sono incentivi ma politica economica»