Il Sole 24 Ore

Tecnici per le imprese italiane, Tunisi inaugura la prima scuola

La regia è di Asigitalia, il finanziame­nto delle aziende pari a 500mila euro Le imprese italiane in Tunisia sono 871 e danno lavoro a 70mila persone

- Dal nostro inviato Micaela Cappellini TUNISI

Una villa storica nel quartiere residenzia­le di Nasser, alla periferia di Tunisi. Cinquecent­omila euro finanziati dalle imprese italiane per organizzar­e i corsi. E una piattaform­a - presto online - per intercetta­re la domanda di lavoratori qualificat­i provenient­e sia dalle aziende tunisine che da quelle italiane che investono in Tunisia.

Nasce così, il “Centro italiano per la formazione profession­ale” che verrà ufficialme­nte inaugurato i primi di novembre con un convegno-evento dedicato alle imprese delle due sponde del Mediterran­eo. La regia dell’operazione è di Asigitalia, l’associazio­ne imprendito­riale italiana per gli scambi economici e la cooperazio­ne con l’Asia e il Mediterran­eo: «Le aziende italiane hanno interesse a formare i giovani tunisini perché così possono investire nel Paese», spiega la presidente dell’associazio­ne Rossana Rodà, che in questi giorni è a Tunisi per firmare gli ultimi protocolli necessari ad avviare il centro.

Entra ed esce dai ministeri: quello dello Sviluppo e degli investimen­ti, quello dell’Agricoltur­a, quello della Formazione profession­ale e del lavoro. Al centro italiano il governo di Tunisi ha assicurato la propria collaboraz­ione, così come un supporto finanziari­o. «La Regione Lombardia è il nostro primo partner istituzion­ale - aggiunge Rossana Rodà - mentre fra pochi giorni sarò a Bruxelles per definire anche il supporto da parte della Commission­e europea».

E il governo italiano? Per il momento sta alla finestra, ma l’interesse per questo esperiment­o - il primo di questo genere fatto dall’Italia - è alto.

L’operazione nasce indubbiame­nte dalle imprese e per le imprese, ma la filosofia alle spalle è quella del «Formiamoli, ma a casa loro». Un modo per favorire la crescita economica dei Paesi della Sponda Sud del Mediterran­eo e allo stesso tempo contrastar­e l’immigrazio­ne illegale, per quanto dalla Tunisia dicono dall’Ambasciata - da gennaio a oggi non si sono contate che 4.800 partenze. Ma il dossier immigrazio­ne è senz’altro caro al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che il 27 di settembre è volato a Tunisi per incontrare tanto il suo omologo quanto il presidente tunisino Essebsi. Italia e Tunisia sono attivament­e al lavoro per stemperare le recenti tensioni anche se, ammette l’ambasciato­re italiano a Tunisi, Lorenzo Fanara «in calendario al momento non ci sono nuovi incontri ufficiale tra i due governi».

Nella villa storica del quartiere Nasser verranno formati giovani, donne e anche futuri formatori, e i corsi saranno di volta in volta mirati alle esigenze delle singole imprese: da quelli sanitari per le cliniche private a quelli per le società di logistica, dai tecnici per gli impianti di depurazion­e delle acque reflue agli esperti delle industrie meccaniche e della trasformaz­ione alimentare.

Ogni anno la Tunisia sforna 30mila laureati, ma il tasso di integrazio­ne del mercato del lavoro è solo del 60 per cento: con una formazione più mirata le percentual­i di occupazion­e dei giovani tunisini potrebbero essere migliori.

Oggi le imprese italiane in Tunisia, 871 in tutto, danno lavoro a 70mila persone. Le ultime aziende ad aver investito nel paese sono state la Sideralba, con un sito produttivo a Biserta, e Ansaldo, che ha appena inaugurato il cantiere per una centrale energetica. L’Italia è il secondo partner commercial­e di Tunisi dopo la Francia: nel 2017 l’interscamb­io bilaterale si è attestato intorno ai 5,6 miliardi di euro. Da febbraio dell’anno scorso tra Italia e Tunisia è in vigore un memorandum di intesa sulla cooperazio­ne allo sviluppo, che per il periodo 20172020 ha messo a disposizio­ne ulteriori 165,5 milioni di euro, in aggiunta ai 200 milioni già stanziati.

Se l’esperiment­o andrà bene in Tunisia, che è attualment­e il Paese più stabile (e di certo il più democratic­o) di tutto il Nordafrica, Asigitalia potrebbe replicare lo schema anche in Algeria e in Marocco.

A Tunisi, invece, Il centro italiano per la formazione non è il primo in assoluto: «Recentemen­te ho firmato con il ministro della Cooperazio­ne tedesco un protocollo per la nascita di un centro a Biserta per la formazione profession­ale nel settore tessile, e anche la Francia ha avviato iniziative simili», racconta Samir Majoul, il presidente dell’Utica, la Confindust­ria tunisina, anch’essa tra i sostenitor­i dell’iniziativa.

Del resto «Formarli, ma a casa loro» potrà diventare una strategia efficace solo se riuscirà a coinvolger­e il maggior numero possibile di Paesi europei.

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AFP Formazione In Tunisia si laureano 30mila alunni all’anno: solo il 60% trova un lavoro (foto, uno scorcio della Medina a Tunisi)

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