«Il reddito sia di sviluppo, non di cittadinanza»
Il presidente Alessio Rossi: «Priorità crescita e lavoro, l’Europa è la nostra assicurazione, rischiamo un futuro spazzatura. Basta con le sceneggiate delle manine misteriose»
L’Italia e l’Europa: perché la crescita e il lavoro sono l'obiettivo comune e perché i sistemi produttivi delle imprese europee sono intrecciati. Intanto però dall'Europa è arrivata la lettera di richiamo sulla manovra economica del governo. «Quell’Europa che è la nostra assicurazione sul futuro, non può diventare armamentario da campagna elettorale di una classe politica scadente». Alessio Rossi, presidente dei Giovani imprenditori, teme non tanto una procedura di infrazione, quanto la punizione dei mercati, che fa «pagare il conto della nostra scarsa credibilità». Se si deve aumentare il deficit, lo si faccia «per riforme coraggiose» ha detto aprendo il convegno di Capri. A partire da una «decontribuzione totale per le assunzioni degli under 30», con un «piano di inclusione giovani». È la disuguaglianza generazionale che preoccupa Rossi. Che incalza l’esecutivo: «Vogliamo essere noi giovani ad aprire una procedura d’infrazione nei confronti del governo, per eccesso di cambiali in bianco». Non vogliamo rischiare «un vero e proprio declassamento del rating generazionale: il nostro futuro rischia di diventare un titolo junk. Spazzatura», ha continuato Rossi, preoccupato che «il conto di questi chili di cambiali lo salderemo noi giovani e chi verrà dopo di noi» e che il richiamo della Ue si trasformi in una «volata agli euroscettici e in una sfida senza limiti a Bruxelles».
La manovra i Giovani non l’avrebbero fatta così. A fronte di quota 100 e «le velleità dei centri per l’impiego per l’inserimento dei giovani» meglio il piano inclusione giovani che coinvolga scuola, università, formazione e imprese. Piuttosto del reddito di cittadinanza «sarebbe più coraggioso costruire un reddito di sviluppo per chi vuole diventare imprenditore». I giovani italiani hanno bisogno di opportunità: e quindi meglio destinare i 780 euro al mese ad un giovane per aprire una start up e assumere collaboratori, sempre a 780 euro al mese. Così lo Stato potrebbe diventare «un vero incubatore». E poi, osserva Rossi, è dalle imprese che dovranno arrivare le tre proposte di lavoro: «ma come potranno farle se invece della crescita dovessimo affrontare una decrescita», è la domanda che si pone il presidente dei Giovani. Gli imprenditori continueranno a fare la propria parte: «restiamo qui, uniti, faremo di più e meglio, perché qui in Italia produciamo e creiamo valore». Uniti. L’Europa che siamo, è il titolo del convegno. Uniti a tutti gli imprenditori europei, uniti perché l’Italia cresce così come l’Europa, se tutti fanno la propria parte. «Vorremmo consigliare alla politica basta fuochi d’artificio, basta decreti che escono con una cifra dai balconi e un’altra sulle carte» ha continuato Rossi, dicendo anche «basta con le sceneggiate delle manine misteriose». Scorrendo l’elenco delle proposte del governo «il conto è salato», 37 miliardi di euro di cui 22 finanziati a debito. Il problema non è il deficit al 2,4, ma la crescita all’1,6. Servono le infrastrutture, e invece ci sono ritardi su Tap, come sul ponte Morandi.
La questione tempo è determinante ed è emersa nel dibattito, come ha detto Pietro Salini, ad di Salini Impregilo: 93% del fatturato all’estero, 7 in Italia. Avrebbe voluto salire al 14% quest’anno, ma i ritardi decisionali sulle opere in portafoglio non lo rendono possibile, pregiudicando 5mila assunzioni più l’indotto e 800 milioni di fatturato. In un contesto internazionale, ha aggiunto, in cui nessuno fa marcia indietro rispetto ai contratti firmati dai governi precedenti.