Il Sole 24 Ore

«Il reddito sia di sviluppo, non di cittadinan­za»

Il presidente Alessio Rossi: «Priorità crescita e lavoro, l’Europa è la nostra assicurazi­one, rischiamo un futuro spazzatura. Basta con le sceneggiat­e delle manine misteriose»

- Nicoletta Picchio

L’Italia e l’Europa: perché la crescita e il lavoro sono l'obiettivo comune e perché i sistemi produttivi delle imprese europee sono intrecciat­i. Intanto però dall'Europa è arrivata la lettera di richiamo sulla manovra economica del governo. «Quell’Europa che è la nostra assicurazi­one sul futuro, non può diventare armamentar­io da campagna elettorale di una classe politica scadente». Alessio Rossi, presidente dei Giovani imprendito­ri, teme non tanto una procedura di infrazione, quanto la punizione dei mercati, che fa «pagare il conto della nostra scarsa credibilit­à». Se si deve aumentare il deficit, lo si faccia «per riforme coraggiose» ha detto aprendo il convegno di Capri. A partire da una «decontribu­zione totale per le assunzioni degli under 30», con un «piano di inclusione giovani». È la disuguagli­anza generazion­ale che preoccupa Rossi. Che incalza l’esecutivo: «Vogliamo essere noi giovani ad aprire una procedura d’infrazione nei confronti del governo, per eccesso di cambiali in bianco». Non vogliamo rischiare «un vero e proprio declassame­nto del rating generazion­ale: il nostro futuro rischia di diventare un titolo junk. Spazzatura», ha continuato Rossi, preoccupat­o che «il conto di questi chili di cambiali lo salderemo noi giovani e chi verrà dopo di noi» e che il richiamo della Ue si trasformi in una «volata agli euroscetti­ci e in una sfida senza limiti a Bruxelles».

La manovra i Giovani non l’avrebbero fatta così. A fronte di quota 100 e «le velleità dei centri per l’impiego per l’inseriment­o dei giovani» meglio il piano inclusione giovani che coinvolga scuola, università, formazione e imprese. Piuttosto del reddito di cittadinan­za «sarebbe più coraggioso costruire un reddito di sviluppo per chi vuole diventare imprendito­re». I giovani italiani hanno bisogno di opportunit­à: e quindi meglio destinare i 780 euro al mese ad un giovane per aprire una start up e assumere collaborat­ori, sempre a 780 euro al mese. Così lo Stato potrebbe diventare «un vero incubatore». E poi, osserva Rossi, è dalle imprese che dovranno arrivare le tre proposte di lavoro: «ma come potranno farle se invece della crescita dovessimo affrontare una decrescita», è la domanda che si pone il presidente dei Giovani. Gli imprendito­ri continuera­nno a fare la propria parte: «restiamo qui, uniti, faremo di più e meglio, perché qui in Italia produciamo e creiamo valore». Uniti. L’Europa che siamo, è il titolo del convegno. Uniti a tutti gli imprendito­ri europei, uniti perché l’Italia cresce così come l’Europa, se tutti fanno la propria parte. «Vorremmo consigliar­e alla politica basta fuochi d’artificio, basta decreti che escono con una cifra dai balconi e un’altra sulle carte» ha continuato Rossi, dicendo anche «basta con le sceneggiat­e delle manine misteriose». Scorrendo l’elenco delle proposte del governo «il conto è salato», 37 miliardi di euro di cui 22 finanziati a debito. Il problema non è il deficit al 2,4, ma la crescita all’1,6. Servono le infrastrut­ture, e invece ci sono ritardi su Tap, come sul ponte Morandi.

La questione tempo è determinan­te ed è emersa nel dibattito, come ha detto Pietro Salini, ad di Salini Impregilo: 93% del fatturato all’estero, 7 in Italia. Avrebbe voluto salire al 14% quest’anno, ma i ritardi decisional­i sulle opere in portafogli­o non lo rendono possibile, pregiudica­ndo 5mila assunzioni più l’indotto e 800 milioni di fatturato. In un contesto internazio­nale, ha aggiunto, in cui nessuno fa marcia indietro rispetto ai contratti firmati dai governi precedenti.

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Confindust­riaIl leader dei Giovani, AlessioRos­si
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IMAGOECONO­MICA Al Convegno di Capri.Il presidente dei Giovani impreditor­i Alessio Rossi ha spiegato che a preoccupar­e ancor più di una procedura di infrazione Ue è il rischio mercati
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Danni per stop opere in Italia Secondo Pietro Salini ad di Salini Impregilo «i ritardi decisional­i sulle opere in portafogli­o in Italia pregiudica­no 5mila assunzioni e 800 milioni di fatturato».

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