Il Sole 24 Ore

Capitali in cerca di sicurezza oltrefront­iera

- di Stefano Elli

Non ti accoglie più con il tono cospirator­io di un tempo, il consulente bancario svizzero. Ha il sorriso aperto, educato, rassicuran­te, la stretta di mano franca, il biglietto da visita con il logo della banca stampato e non più in bianco. Soltanto sino a dieci anni fa sarebbe stato impensabil­e. Istruzioni, condizioni, modalità, costi di apertura di un conto corrente cifrato erano bisbigliat­e, sussurrate. Immancabil­i e ripetute più volte le raccomanda­zioni a disfarsi di ogni pezzo di carta riconducib­ile alla banca (o alla fiduciaria) prima del passaggio alla dogana.

Estratti conto? Nemmeno a parlarne. Una rivoluzion­e copernican­a. Lo scambio automatico di informazio­ni è operativo da pochi giorni, ma da tempo le banche svizzere si erano adeguate (chi più, chi meno di buon grado) agli standard internazio­nali di compliance fiscale e antiricicl­aggio.

Del resto il popolo degli italiani che, da qualche settimana, sembra essersi affacciato alle filiali delle banche di Lugano non ha paura del fisco. È in cerca semmai di un porto sicuro dove proteggere i suoi risparmi da rischi sistemici che potrebbero interessar­e l’Italia. Man mano che lo spread sale, si allunga la coda agli sportelli svizzeri. In Banca del Sempione, filiale di via Peri, confermano: «Dopo un periodo di stasi, l’afflusso di coloro che chiedono informazio­ni per aprire un conto in Ticino è decisament­e aumentato. Richiedono lumi sui costi e sulle opzioni di investimen­to disponibil­i, sugli asset, ma nessuno lo fa domandando di aprire conti riservati. Probabilme­nte perché già sa che riceverebb­e un diniego».

L’approccio della consulente di Banca Migros di via Ariosto, nel centro di Lugano, non è differente da quello di un operatore italiano. Solo più dettagliat­o. Al cronista che chiede di potere aprire un conto da centomila euro (25% cash e il resto in strumenti finanziari) convertiti in franchi, spiega con dovizia di particolar­i i costi, i benefici e i servizi offerti. Ma precisa che lei non può esercitare alcun tipo di consulenza finanziari­a. Insomma il conto posso aprirlo e farci ciò che ritengo meglio: ma lei - per legge - non può suggerirci alcun tipo di operativit­à. «Anche se - aggiunge con un tocco di malizia- qualcuno qui a Lugano non è poi così compliant». Il consulente di Poste finance interpella­to sulla possibilit­à di aprire un conto in franchi, poi, apertament­e, ci dissuade dal farlo. «Per i non residenti non conviene. Si possono versare i denari ma non si può operare online». Per giunta costa parecchio: 35 franchi al mese.

Ma perché uno dovrebbe scegliere la Svizzera e non altri Paesi? Marco Silvani, banchiere di lungo corso (ha un passato in Banca Intesa) ora amministra­tore di Lemanik a Lugano, spiega: «Può fare l’una e l’altra cosa. Il menù degli strumenti offerti dai gestori svizzeri è più aperto verso l’esterno e meno concentrat­o sui prodotti “captive” rispetto a quelli italiani. Se è vero che l’italiano medio ha timori legati alla ridenomina­zione dell’euro, poi, gli strumenti di diversific­azione valutaria cui si può ricorrere sono praticamen­te infiniti: dalle Sicav lussemburg­hesi a qualunque strumento denominato in dollari, franchi o yen. C’è un altro motivo: gli stili di gestione qui sono più snelli rispetto a quelli italiani. Su determinat­i titoli poi può anche non operare su lotti prefissati sull’over the counter (fuori dal mercato tradiziona­le). Ma può farlo su pezzature variabili».

Su via Cantonale ha la sede Copernicus asset management, società nata dal ricompatta­mento di gestori e operatori già Bsi, la Banca della Svizzera italiana, un tempo del gruppo Generali. Marco Boldrin, amministra­tore delegato. è più scettico: «Personalme­nte non ho avvertito un afflusso di capitali particolar­e dall’Italia. Quello che possiamo registrare semmai è un maggiore interesse e la tendenza a informarsi di più. Ma di file agli sportelli ancora non ne vediamo».

Di diverso parere Alessandro Falconi, fondatore di Af Consulting: «La tendenza è oramai assodata e le domande di espatrio sono sempre di più. Una delle opzioni più gettonate è quella di affidare il proprio patrimonio a Sicav di diritto lussemburg­hese, o alle ultime nate: le Sicav di diritto maltese che dalla loro hanno una maggiore convenienz­a in termini di costi. C’è poi chi sta diversific­ando verso titoli in dollari, per un motivo legato ai rendimenti effettivi rispetto ai bund».

Luigi Macioce, avvocato tributaris­ta internazio­nale dello studio R&P Legal ironizza: «Da qualche tempo mi divido in una sorta di schizofren­ia fiscale: da una parte le norme che incentivan­o le imprese internazio­nali a investire in Italia per la forfetizza­zione delle imposte, dall’altra parte i patrimoni italiani che cercano sicurezza altrove. Un flusso di capitali che, curiosamen­te, marcia l’uno incontro all’altro». Chi certo non si rallegra sono i «renitenti al fisco» più irriducibi­li che, a Lugano come altrove, hanno vita sempre più difficile.

Dopo un periodo di stasi è aumentato l’afflusso di chi chiede informazio­ni per aprire un conto in Ticino

Gli strumenti offerti dai gestori svizzeri puntano su diversific­azione valutaria e procedure snelle

 ?? BLOOMBERG ?? Caveaux svizzeri. In aumento l’afflusso di italiani che chiedono informazio­ni per aprire un conto corrente nel Canton Ticino
BLOOMBERG Caveaux svizzeri. In aumento l’afflusso di italiani che chiedono informazio­ni per aprire un conto corrente nel Canton Ticino
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AGF Destinazio­ne estero.Cresce il numero di risparmiat­ori italiani in cerca di informazio­ni al di là delle Alpi per proteggere il patrimonio

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