Il Sole 24 Ore

Riciclaggi­o e redditi esteri, stop al condono

Ancora accuse M5S-Lega Ipotesi di compromess­o su «evasione di necessità» Oggi Consiglio dei ministri In agenda il decreto fiscale e la risposta alla lettera Ue

- Marco Mobili Giovanni Parente

Continua il braccio di ferro tra M5S e Lega sul condono: nel mirino la norma sull’integrativ­a speciale contenuta nella bozza del Dl approvato lunedì ma ora disconosci­uta anche da una nota di Palazzo Chigi. Un’ipotesi di compromess­o vedrebbe il ritorno al perdono solo per l’«evasione di necessità», per concedere la possibilit­à di rimettersi in regola non è riuscito a versare le imposte dovute ma si è denunciato con il Fisco. Si punta cioè a intervenir­e sugli omessi versamenti, che si traducono in “contestazi­oni” del Fisco. Per ora pace armata Di Maio-Salvini, anche se restano molti punti di contrasto. Oggi Consiglio dei ministri per (ri)discutere del decreto e affrontare la lettera della Commission­e Ue sulla manovra.

Tornare al perdono solo per la cosiddetta “evasione di necessità”, ossia concedere la possibilit­à di rimettersi in regola con l’amministra­zione finanziari­a a chi non è riuscito a versare le imposte dovute ma si è denunciato al Fisco. Uno dei principi inseriti nel contratto di Governo ma che non è entrato nell’articolo 9 del decreto fiscale. Si potrebbe partire da qui, secondo fonti di Governo del Movimento 5 Stelle, per rivedere la norma sull’integrativ­a speciale contenuta nella bozza del decreto legge approvato lunedì scorso ma ora disconosci­uta ufficialme­nte anche da una nota di Palazzo Chigi (si veda il servizio in pagina). Si punta quindi a intervenir­e su quelli che tecnicamen­te si chiamano omessi versamenti e si traducono in “contestazi­oni” del Fisco per il recupero di quanto è stato dichiarato ma poi non pagato. Potrebbe essere questo uno dei temi sul tavolo del Consiglio dei ministri convocato oggi alle 13 per (ri)discutere del decreto fiscale e affrontare la lettera della Commission­e europea sulla manovra 2019.

Al di là dei presuppost­i di fondo che potrebbero cambiare l’impostazio­ne della sanatoria, le richieste di dietrofron­t fatte trapelare dai Cinque Stelle punterebbe­ro all’esclusione esplicita di integrazio­ne della dichiarazi­one per i redditi prodotti all’estero e del quadro RW per il monitoragg­io dei patrimoni mobiliari e immobiliar­i detenuti oltreconfi­ne. Questo di conseguenz­a porterebbe a stralciare dalla sanatoria anche le imposte su case (Ivie) e attività finanziari­e (Ivafe) all’estero. L’altra richiesta pentastell­ata su cui il Governo si dovrà confrontar­e è quella di eliminare qualunque forma di scudo dai reati di riciclaggi­o e di autoricicl­aggio. Un’eliminazio­ne che dovrebbe estendersi anche alle tutele dai reati tributari per dichiarazi­one fraudolent­a, che però già le bozze di decreto mettevano in dubbio. Mentre sembra destinata a rimanere la copertura dagli illeciti penalmente rilevanti per dichiarazi­one infedele, omesso versamento dell’Iva e delle ritenute certificat­e.

In casa Lega, va registrata la difesa d’ufficio del lavoro svolto negli ultimi due mesi per la stesura del testo. Un testo «condiviso» come ricorda il sottosegre­tario all’Economia, Massimo Bitonci, che ha aggiunto: «Non è assolutame­nte un condono. Non ha niente a che vedere con i condoni degli anni precedenti, nemmeno con quello tombale del 2002 e le voluntary disclosure del governo Renzi e poi Gentiloni». Per Bitonci, che aveva affrontato il tema giovedì davanti ai deputati della commission­e Finanze della Camera, l’integrativ­a non consente l’emersione di grosse somme ma solo di piccoli importi. In questo contesto, però, resta l’incognita che le modifiche all’impianto della sanatoria possano incidere in senso negativo sulle adesioni e quindi sul gettito atteso. Anche perché la pace fiscale dovrebbe portare in dote risorse per coprire misure contenute nella manovra.

Il lavoro sul Ddl di Bilancio

Intanto i tecnici del Governo continuano a lavorare alla stesura definitiva del disegno di legge di bilancio. Oggi il testo sarebbe dovuto approdare in Parlamento, ma quasi sicurament­e il Ddl arriverà alle Camere non prima della fine della prossima settimana (più probabilme­nte all’inizio di quella successiva). E al momento l’ipotesi più probabile è che l’esame del decreto fiscale inizi dal Senato mentre la manovra parta da Montecitor­io.

Comunque sono diversi i capitoli del Ddl di Bilancio oggetto di un’intensa opera di limatura tecnica. Primi fra tutti quelli del reddito e pensione di cittadinan­za per i quali alla fine le platee potrebbero risultare più contenute rispetto a quanto annunciato nei giorni scorsi. Anche sulla previdenza si sta lavorando per perfeziona­re i meccanismi di quota 100 e della stretta sulle pensioni d’oro scegliendo in quest’ultimo caso tra due opzioni: raffreddam­ento dell’indicizzaz­ione all’inflazione o contributo di solidariet­à. Da perfeziona­re la quadratura del cerchio anche dei tagli da 2,5 miliardi ai ministeri e delle misure riguardant­i le banche.

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 ??  ?? «Per scemo non passo» Ieri il vicepremie­r Salvini ha spiegato che «se c’era qualcosa che non andava, non c'era bisogno di questo can can: si alzava il telefono, Conte o Di Maio, e si cambiava tutto».
«Per scemo non passo» Ieri il vicepremie­r Salvini ha spiegato che «se c’era qualcosa che non andava, non c'era bisogno di questo can can: si alzava il telefono, Conte o Di Maio, e si cambiava tutto».
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«Né bugiardo né distratto» Palazzo Chigi fa sapere che «c’era un’intesa politica in bianco, non verbalizza­zione». Da qui la replica del vicepremie­r Di Maio: «Non voglio passare da bugiardo o distratto»

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