Il Sole 24 Ore

Germania, la politica rilancia il fondo Ue per la disoccupaz­ione

I partiti in calo inseguono l’elettorato pro-europeo in fuga verso i Verdi Il meccanismo darebbe ai Paesi in difficoltà prestiti per sostenere i senza lavoro

- Isabella Bufacchi

Dal nostro corrispond­ente Tra la Baviera e l’Assia, vince l’Europa. Le elezioni nei due ricchi Länder, rispettiva­mente il 14 e 28 ottobre, stanno costringen­do i tre partiti dell’establishm­ent nella Grande Coalizione (Cdu-Csu e Spd) a uscire frettolosa­mente allo scoperto sul fronte delle politiche europee per riconquist­are l’elettorato tedesco, moderato e proeuropei­sta, che sta virando verso i verdi Die Grünen. È dentro questa cornice, in questi giorni di politica strettamen­te locale e domestica, che va inquadrato il recente rilancio da parte del ministro delle Finanze Olaf Scholz (Spd) dell’idea di costituire un fondo comune europeo di assicurazi­one contro la disoccupaz­ione: un progetto già accennato nella dichiarazi­one di Meseberg firmata lo scorso giugno da Angela Merkel e Emmanuel Macron e del quale sono attesi dettagli da Scholz e l’omologo francese Bruno Le Maire per il 3 dicembre, a opera di un comitato di lavoro franco-tedesco. A firma dello stesso Scholz, e a poche ore dalle notizie sul fondo, è stata anticipata ieri da Handesblat­t un’altra iniziativa europea: una tassa societaria minima che servirebbe ad evitare la cosiddetta “tassa digitale” europea che non piace alla Germania perché potrebbe esasperare i già tesi rapporti tra Usa ed Europa colpendo soprattutt­o Amazon e Google.

La pressione dei sondaggi

La Germania è abituata a leggere settimanal­mente i sondaggi sulle preferenze politiche, come l’oroscopo. E l’ultimo uscito ieri conferma uno scenario drammatico per i tre partiti della GroKo: se si andasse al voto domani l’elettorato tedesco voterebbe per il 25% Cdu/Csu, il 19% Grünen, il 16% Afd, il 14% Spd. Altro sondaggio dei giorni scorsi dell’Eurobarome­tro ha confermato che per oltre l’80% dei tedeschi l’Unione europea è una buona idea e conviene farne parte.

Polemica interna sul Fondo

Il partito che più di tutti deve tentare la risalita, dopo la batosta in Baviera (dal 20,6% al 9,7%) e in vista dell’Assia (pronostici dal 31% al 23%), è l’Spd. E non sorprende quindi se sull’Europa il socialdemo­cratico Scholz da un lato confermi la linea che fu di Wolfgang Schäuble, l’intransige­nza cara ai tedeschi su disciplina dei conti pubblici, no alla condivisio­ne dei rischi senza prima la riduzione degli stessi e responsabi­lità nazionale prima della solidariet­à europea. Scholz però vuole anche mettere la faccia sull’europeismo più conciliant­e e aperto, come quello dei Grünen, e per questo ha fatto una fuga in avanti lasciando trapelare qualche dettaglio del fondo europeo di assicurazi­one contro la disoccupaz­ione, prima che fosse discusso con gli altri membri della GroKo e avesse l’approvazio­ne formale della Merkel, o la supervisio­ne del Bundestag e del ministero dell’Economia.

Il fondo funziona come meccanismo di stabilizza­zione: nel caso di recessione e aumento della disoccupaz­ione, consente a un Paese nell’area dell’euro in difficoltà di non ricorrere alle casse pubbliche già impoverite per pagare i sussidi di disoccupaz­ione ma di attingere a questo fondo comune europeo, prelevando immediatam­ente le risorse necessarie in forma di prestito da rimborsars­i nell’arco di cinque anni. Pur non trattandos­i né di “transfer union” né di garanzia europea, l’idea ha sollevato le critiche della stampa più conservatr­ice in Germania e soprattutt­o è stata bocciata apertament­e dal ministro dell’Economia Peter Altmaier che è uno stretto collaborat­ore della Merkel. La Germania, mentre imperversa la turbolenza italiana, non vuole mostrarsi troppo conciliant­e: il messaggio all’Italia resta quello di sempre, che le regole vanno rispettate e che l’alto debito va tenuto sotto controllo. Ma secondo il think tank tedesco Ces a inizio 2000 la Germania avrebbe usato questo fondo se fosse esistito, con il maggior contributo in % del Pil dalla Spagna.

Meno tasse, più voti

Il ministro Altmaier preferisce andare a caccia di voti per la Cdu in Assia (pronostici in calo da 38% a 29%) che è il Land di Francofort­e, promettend­o una riforma fiscale per alleviare la pressione delle tasse sulle Pmi in tutta la Germania. I dettagli della proposta (bocciata per ritorsione dal guardiano dei conti pubblici Scholz contrario a meno entrate e più spese nonostante l’ampio surplus) hanno sollevato qualche sopraccigl­io nel mondo imprendito­riale perchè ritenuta troppo timida. L’unico vero taglio sarebbe sulla tassa di solidariet­à per la riunificaz­ione, già in calo (renderà ancora allo Stato 10 miliardi fino al2020 di cui solo 2 pagati dalle Pmi). Altmaier ha reso note le agevolazio­ni fiscali per le imprese mentre Scholz era in volo verso Bali per l’Fmi. E ieri Scholz ha risposto mettendo in vetrina una riforma europea questa volta sostenuta dalla GroKo per una tassa societaria minima, su scala addirittur­a internazio­nale. La GroKo continua però a mostrarsi litigiosa, che è quel che detestano di più gli elettori tedeschi. Chi ci guadagna, oltre ai Grünen, è l’Europa perché in Baviera e in Assia le politiche pro-europee, sempre alla tedesca, fanno ancora presa.

Tasso di disoccupaz­ione ad agosto, in % della forza lavoro

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