Germania, la politica rilancia il fondo Ue per la disoccupazione
I partiti in calo inseguono l’elettorato pro-europeo in fuga verso i Verdi Il meccanismo darebbe ai Paesi in difficoltà prestiti per sostenere i senza lavoro
Dal nostro corrispondente Tra la Baviera e l’Assia, vince l’Europa. Le elezioni nei due ricchi Länder, rispettivamente il 14 e 28 ottobre, stanno costringendo i tre partiti dell’establishment nella Grande Coalizione (Cdu-Csu e Spd) a uscire frettolosamente allo scoperto sul fronte delle politiche europee per riconquistare l’elettorato tedesco, moderato e proeuropeista, che sta virando verso i verdi Die Grünen. È dentro questa cornice, in questi giorni di politica strettamente locale e domestica, che va inquadrato il recente rilancio da parte del ministro delle Finanze Olaf Scholz (Spd) dell’idea di costituire un fondo comune europeo di assicurazione contro la disoccupazione: un progetto già accennato nella dichiarazione di Meseberg firmata lo scorso giugno da Angela Merkel e Emmanuel Macron e del quale sono attesi dettagli da Scholz e l’omologo francese Bruno Le Maire per il 3 dicembre, a opera di un comitato di lavoro franco-tedesco. A firma dello stesso Scholz, e a poche ore dalle notizie sul fondo, è stata anticipata ieri da Handesblatt un’altra iniziativa europea: una tassa societaria minima che servirebbe ad evitare la cosiddetta “tassa digitale” europea che non piace alla Germania perché potrebbe esasperare i già tesi rapporti tra Usa ed Europa colpendo soprattutto Amazon e Google.
La pressione dei sondaggi
La Germania è abituata a leggere settimanalmente i sondaggi sulle preferenze politiche, come l’oroscopo. E l’ultimo uscito ieri conferma uno scenario drammatico per i tre partiti della GroKo: se si andasse al voto domani l’elettorato tedesco voterebbe per il 25% Cdu/Csu, il 19% Grünen, il 16% Afd, il 14% Spd. Altro sondaggio dei giorni scorsi dell’Eurobarometro ha confermato che per oltre l’80% dei tedeschi l’Unione europea è una buona idea e conviene farne parte.
Polemica interna sul Fondo
Il partito che più di tutti deve tentare la risalita, dopo la batosta in Baviera (dal 20,6% al 9,7%) e in vista dell’Assia (pronostici dal 31% al 23%), è l’Spd. E non sorprende quindi se sull’Europa il socialdemocratico Scholz da un lato confermi la linea che fu di Wolfgang Schäuble, l’intransigenza cara ai tedeschi su disciplina dei conti pubblici, no alla condivisione dei rischi senza prima la riduzione degli stessi e responsabilità nazionale prima della solidarietà europea. Scholz però vuole anche mettere la faccia sull’europeismo più conciliante e aperto, come quello dei Grünen, e per questo ha fatto una fuga in avanti lasciando trapelare qualche dettaglio del fondo europeo di assicurazione contro la disoccupazione, prima che fosse discusso con gli altri membri della GroKo e avesse l’approvazione formale della Merkel, o la supervisione del Bundestag e del ministero dell’Economia.
Il fondo funziona come meccanismo di stabilizzazione: nel caso di recessione e aumento della disoccupazione, consente a un Paese nell’area dell’euro in difficoltà di non ricorrere alle casse pubbliche già impoverite per pagare i sussidi di disoccupazione ma di attingere a questo fondo comune europeo, prelevando immediatamente le risorse necessarie in forma di prestito da rimborsarsi nell’arco di cinque anni. Pur non trattandosi né di “transfer union” né di garanzia europea, l’idea ha sollevato le critiche della stampa più conservatrice in Germania e soprattutto è stata bocciata apertamente dal ministro dell’Economia Peter Altmaier che è uno stretto collaboratore della Merkel. La Germania, mentre imperversa la turbolenza italiana, non vuole mostrarsi troppo conciliante: il messaggio all’Italia resta quello di sempre, che le regole vanno rispettate e che l’alto debito va tenuto sotto controllo. Ma secondo il think tank tedesco Ces a inizio 2000 la Germania avrebbe usato questo fondo se fosse esistito, con il maggior contributo in % del Pil dalla Spagna.
Meno tasse, più voti
Il ministro Altmaier preferisce andare a caccia di voti per la Cdu in Assia (pronostici in calo da 38% a 29%) che è il Land di Francoforte, promettendo una riforma fiscale per alleviare la pressione delle tasse sulle Pmi in tutta la Germania. I dettagli della proposta (bocciata per ritorsione dal guardiano dei conti pubblici Scholz contrario a meno entrate e più spese nonostante l’ampio surplus) hanno sollevato qualche sopracciglio nel mondo imprenditoriale perchè ritenuta troppo timida. L’unico vero taglio sarebbe sulla tassa di solidarietà per la riunificazione, già in calo (renderà ancora allo Stato 10 miliardi fino al2020 di cui solo 2 pagati dalle Pmi). Altmaier ha reso note le agevolazioni fiscali per le imprese mentre Scholz era in volo verso Bali per l’Fmi. E ieri Scholz ha risposto mettendo in vetrina una riforma europea questa volta sostenuta dalla GroKo per una tassa societaria minima, su scala addirittura internazionale. La GroKo continua però a mostrarsi litigiosa, che è quel che detestano di più gli elettori tedeschi. Chi ci guadagna, oltre ai Grünen, è l’Europa perché in Baviera e in Assia le politiche pro-europee, sempre alla tedesca, fanno ancora presa.
Tasso di disoccupazione ad agosto, in % della forza lavoro
FRANCOFORTE
Germania
Polonia
Paesi Bassi
Regno Unito
Irlanda
Svezia
Portogallo
Ue
Francia
Italia
Spagna
Grecia