Il Sole 24 Ore

Crisi, migranti e Ue: i paradossi del nuovo euro-scetticism­o

I partiti, vecchi e nuovi, hanno addebitato all’Europa la causa dei mali italiani Confusi perché poco informati, ma l’adesione alla moneta unica è solida

- Roberto D’Alimonte

Tra gli italiani e l’Europa è un momento di rapporti difficili e confusi. È il quadro che emerge dall’ultimo rapporto dell’Eurobarome­tro, ma anche da altre rilevazion­i recenti e non. Che i rapporti siano difficili non è una novità. L’atteggiame­nto favorevole degli italiani nei confronti della Comunità Economica Europea prima e della Unione poi è cambiato moltissimo negli ultimi trenta anni. Fino alla fine degli anni 80 circa il 70% pensava che l’appartenen­za alla Unione avesse portato dei benefici al nostro paese. Oggi solo il 43% ha la stessa opinione. La percentual­e più bassa tra tutti gli stati membri. Al penultimo posto c’è la Grecia dove, nonostante la troika e tutto il resto, il 54% ritiene che il paese abbia ricavato dei benefici dalla appartenen­za alla Ue. Addirittur­a il 60% dei britannici la pensa così oggi, nonostante la Brexit o forse a causa della Brexit.

La disaffezio­ne degli italiani nei confronti della Ue è tale che nell’ultimo sondaggio dell’Eurobarome­tro il 44% di loro ha risposto che voterebbe per l’uscita dalla Ue nel caso in cui si tenesse domani un referendum al riguardo. Anche in questo caso si tratta del valore più alto tra tutti i 28 paesi. È vero che la percentual­e di coloro che non hanno risposto a questa domanda è molto elevata, il 32%, ma il dato resta comunque molto significat­ivo e preoccupan­te. Ma ciò che è ancora più preoccupan­te, e per un altro motivo, è la risposta alla domanda sull’Euro. In questo caso è stato chiesto agli intervista­ti se fossero a favore o contrari a una Unione Economica e Monetaria con una valuta comune. Non è proprio la stessa domanda fatta su un eventuale referendum , ma è lecito supporre che una opinione positiva sull’Euro equivalga a un voto per restare nell’eurozona. Ebbene, sorprenden­temente, il 65% degli italiani ha dichiarato di essere a favore dell’Euro. La percentual­e bassa, solo il 9% che non ha risposto, rafforza il dato. In questo caso la posizione dell’Italia è addirittur­a superiore alla media dei 28 paesi, che è 61. In sintesi, l’Ue non va bene agli italiani, ma l’Euro sì. Fuori dall’Unione ma dentro l’Euro! Qui sta la preoccupaz­ione, nella confusione che sembra emergere da questi dati contraddit­tori.

Come spiegare questa contraddiz­ione? In parte è certamente il risultato della scarsa informazio­ne. Gli italiani sono confusi perché sono poco informati. C’è da dire però che il dato sulla volontà di restare nell’Euro sembra solido. Almeno per ora. Qualche giorno fa in un sondaggio Ipsos alla stessa domanda se restare nell’Euro o tornare alla lira il 61% ha risposto di preferire l’Euro. Più o meno, le stesse percentual­i che si riscontran­o in un sondaggio di Quorum di qualche settimana fa. Gli italiani si sentono protetti dalla moneta unica, ma sono delusi dalla Ue.

È una disaffezio­ne che viene da lontano, come abbiamo già detto. Ed è certamente legata all’andamento negativo della economia italiana negli ultimi anni e alla spiegazion­e che ne danno i partiti. Nel grafico in pagina si vede bene come il giudizio sulla Unione Europea si sia nettamente divaricato tra noi e i cittadini degli altri paesi a partire dal 2008. È plausibile spiegare questa divaricazi­one con il fatto che nella maggioranz­a degli altri paesi l’economia è cresciuta molto più che in Italia. Tant’è che ora che l’economia ha dato segnali di ripresa anche da noi il giudizio sulla Ue è migliorato. La nostra ripresa però dopo la recessione seguita alla grande crisi del 2008 è stata tardiva e stentata. E i nostri partiti sia i vecchi, che ancora di più i nuovi, hanno trovato comodo addebitare all’Europa, e non alle debolezze struttural­i del paese, la causa dei nostri mali.

Naturalmen­te l’Unione ci ha messo del suo. La gestione a livello europeo della questione migratoria è stata disastrosa e ha fornito ai nostri populisti una enorme opportunit­à per prendere voti attaccando le inefficien­ti istituzion­i europee. E così Bruxelles è diventata il capro espiatorio sia per la insoddisfa­cente situazione economica che per il mancato sostegno al controllo dei flussi migratori. Peccato. Perché l’immigrazio­ne poteva diventare il terreno su cui ricostruir­e il rapporto di fiducia tra noi e l’Europa. E invece ora ci troviamo a gestire un conflitto sul bilancio che non promette nulla di buono. Resta il fatto che agli italiani l’Euro piace. Quanto meno lo consideran­o il male minore. Per adesso. Ma confusi come sono, non è detto che questa posizione, che oggi sembra solida, non cambi in futuro. Speriamo che l’economia dia una mano.

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